Ecco una mappa dei partiti di Catalogna e il loro schieramento nella questione nazionale
di Flavio Guidi
Fronte indipendentista composto soprattutto da 3 partiti:
Il Partito Democratico Europeo Catalano, partito dell’attuale “President”, Carles Puigdemont. Un partito di tipo liberale, erede di Convergencia Democratica di Catalogna, partito fondato da Jordi Pujol e che ha guidato quasi sempre il governo catalano dopo il 1979, in alleanza organica con i democristian di Unione Democratica di Catalogna. L’Alleanza si chiamava CiU (Convergenza e Unione). Si è rotta con la svolta indipendentista dell’ex Convergenza. Il PDeCat è oggi, nei sondaggi, dato al 13-15%. CiU aveva spesso superato il 35% negli anni precedenti la crisi. Al parlamento europeo stanno con i “liberali e democratici”.
Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC). Storico partito della sinistra piccolo-borghese, fondato da Francesc Macià e Lluis Companys (quest’ultimo fucilato dai franchisti nel 1940). Si autodefinisce “socialdemocratico” e di “centro-sinistra”. Al parlamento europeo sta con i Verdi. Spesso la sua gioventù, la JERC, ha posizioni più radicali, non solo sul terreno dell’indipendentismo. È il partito del vicepresidente Oriol Jonqueras. I sondaggi lo danno tra il 25 e il 30%, diventando così il partito guida della coalizione Junts pel Sì (Uniti per il Sì), che, oltre a ERC e PDeCat, comprende una miriade di altri partitini, gruppi, personalità.
Candidature di Unità Popolare (CUP). Sono l’estrema sinistra dell’indipendentismo. Si definiscono “anticapitalisti”. Sono una coalizione di partiti e gruppi aggregatisi a partire dalla fine degli anni ottanta, e, dopo una crisi acuta, ricostruitasi alla fine dei novanta. Alle elezioni del 2012 viene appoggiata dai nostri compagni e da quasi tutti gli altri gruppi “trotskisti”, ottenendo per la prima volta un gruppo parlamentare. Nel 2015 arriva a triplicare il gruppo parlamentare (10 seggi) e diventa fondamentale per permettere alla coalizione Junts pel Sì di governare (tipo il PRC ai tempi di Prodi). Dopo un dibattito aperto e travagliatissimo (e democratico), la CUP decide di “far nascere” questo governo, con l’impegno di arrivare al referendum per l’indipendenza. Dati tra il 7 e il 9%.
Sinistra non indipendentista.
Quasi tutta riunita all’interne delle varie coalizioni che ruotano intorno a Podem (Podemos, Possiamo) o a progetti analoghi (Catalogna Sì che può, Barcellona in Comune, ecc.). Ci si ritrova tutta la “vecchia” sinistra riformista più o meno radicale (Come Iniziativa per Catalogna-Verdi, una specie di SEL catalana più i Verdi), Sinistra Unita e Alternatica (EUiA, la marca catalana di IU, composta principalmente dal PSUC e dai “kabulisti” del PCC, ma che ha all’interno anche compagni vicini alle posizioni rivoluzionarie, come Diosdado Toledano e il gruppo di “Socialismo XXI”) e i “nuovi” movimenti, come la PAH, guidata dall’attuale sindaco di Barcellona, Ada Colau. I nostri compagni di Anticapitalistes, sezione catalana della IV, sono all’interno di Podem. Il portavoce al parlamento catalano di CSqeP è Lluis Rabell, un ex compagno nostro). In generale quest’area ha posizioni di difesa del diritto di autodeterminazione (con sfumature e tentennamenti vari), ma contro l’indipendentismo, per una repubblica federale. Dati tra il 10 e il 12%.
Partiti “unionisti”.
Partito dei Socialisti Catalani. Il PSC è ormai l’ombra di quello che era anche solo pochi anni fa. Ha perso circa i due terzi dei voti e molti militanti e dirigenti intermedi (sia verso la sinistra indipendentista che verso quella non indipendentista). Oggi cerca timidamente di differenziarsi dalle posizioni più forcaiole del PSOE, con molte difficoltà. Dato intorno al 12-13%.
Cittadini (Ciutadans). Partito “spagnolista” nato una decina d’anni fa definendosi “di centro” e liberale, ha vivacchiato fino a quando i mass media hanno deciso di sponsorizzarlo per farne una “Podemos” di destra. Negli ultimi tempi si è spostato progressivamente a destra, scavalcando a volte lo stesso PP. È oggi il principale partito della destra catalana, con indicazioni di voto tra il 15 e il 17%.
Partito Popolare di Catalogna. Erede dell’Alleanza Popolare del boss franchista Fraga Iribarne, è un partito di destra (con frange di estrema destra più o meno organizzate) che si definisce “conservatore” e membro del PPE. Un misto di democristiani di destra, liberal-conservatori e post-fascisti: tipo Forza Italia e AN uniti. Governa a Madrid (col 33% dei voti) grazie all’appoggio di Cittadini e all’astensione del PSOE (e, fino alla repressione del 1 ottobre, anche del PNV, i nazionalisti moderati baschi). In Catalogna i sondaggi li danno tra il 5 e il 7%.