Tra 15 giorni al valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, riprenderà il transito di persone e merci sotto la sorveglianza della guardia presidenziale di Abu Mazen e di Eubam Rafah
di Marina Zenobio
Come previsto dagli accordi di riconciliazione nazionale firmati al Cairo il 12 ottobre scorso, e nonostante le tensioni provocate dal bombardamento israeliano su un tunnel alla frontiera con Gaza, con l’uccisione di nove palestinesi, oggi (1 novembre 2017), Hamas ha consegnato i valichi di frontiera di Rafah con l’Egitto e di Erez e Kerem Shalom con Israele all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Al passaggio delle consegne erano presenti funzionari egiziani, garanti dell’accordo.
Se non sorgeranno imprevisti, tra due settimana a Rafah riprenderà il transito di persone e merci sotto la sorveglianza – come annunciato al Cairo – della guardia presidenziale di Abu Mazen e possibilmente del contingente europeo di osservatori Eubam Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah).
E’ intenzione dell’Anp di preparare quanto prima il terreno perché tornino al valico di Rafah gli osservatori europei allontananti dieci anni fa, quando Hamas prese il controllo della Striscia di Gaza. Da allora il passaggio di Rafah è rimasto chiuso o aperto in rarissime occasioni per permettere l’entrata o l’uscita da Gaza di alcuni palestinesi.
Quindi ora tutte le questioni economiche che riguardano le frontiere, e in concreto l’incasso delle imposte doganali, finora un polmone finanziario per il movimento islamista Hamas, passano nelle mani di Ramallah (Cisgiordania), sede amministrativa dell’Anp e degli uffici del presidente Abu Mazen. Secondo la Camera di commercio di Gaza ogni anno si potrebbero raccogliere circa 100 mila dollari attraverso le imposte su vari prodotti tra cui benzina, gasolio, medicine, sigarette e alimentari, denaro che da un decennio circa finiva nelle casse di Hamas.
La Banca di Palestina e il Ministero delle Finanze palestinese riceveranno ufficialmente il controllo dei centri di raccolta nelle sale di entrate e di uscita dalle frontiere, sostituendo la Banca di Produzione controllata da Hamas.
E’ il primo passo verso l’unità nazionale palestinesi, ma il percorso non sarà facile. Uno dei punti degli accordi del Cairo rimasto senza soluzione è la consegna delle armi da parte del braccio armato di Hamas, le Brigate Essedin al Qassam. Abu Mazen, presidente dell’Anp, fin dalla firma degli accordi si è espresso contro la possibilità che alla milizia del movimento islamico venisse lasciato il controllo della sicurezza di Gaza e di poter conservare le sue armi. Hamas da parte sua ha escluso il disarmo delle sue Brigate, dichiarandosi però pronto a decidere assieme a Fatah quando usarle. La questione è spinosa, e la sua risoluzione sarà fondamentale per una riuscita degli accordi. La strada della riconciliazione tra Hamas e l’Anp è tutta in salita.