Cambiare non si può. L’epilogo del percorso del Brancaccio letto da Sandro Medici
S’era già cominciata a sfibrare, qua e là sfilacciata e lacerata. Quella sottile linea rossa lungo la quale si è tentato di promuovere una lista unica delle sinistre ora s’è definitivamente spezzata. Anche l’assemblea del Brancaccio verrà catalogata nell’archivio delle ormai troppe occasioni perdute. Come la campagna Cambiare si può, come la composizione della lista Tsipras, come le esperienze unitarie negli enti locali.
Anna Falcone e Tomaso Montanari hanno annullato l’assemblea nazionale di sabato prossimo per dichiarato fallimento: le nomenclature “non vogliono”. Così, il loro tentativo di raccogliere forze associative e civiche, e insieme ai partiti dar vita a un’alleanza politica per le prossime elezioni è naufragato. E tutti quelli che l’hanno sostenuto e alimentato vagano come zattere alla deriva. Mentre i vertici Mdp-Si-Possibile, sgombrati da ogni impaccio dialogico, liberati dal fingersi disponibili e accoglienti, hanno già definito le loro geografie spartitorie.
Incorreggibili. Inguaribili. Inguardabili. Ipocriti e infingardi. Ferocemente e unicamente interessati ad auto-tutelarsi. Tra il riconfermare la loro sbiadita impronta e aprirsi a percorsi di rinnovamento, non hanno avuto il minimo dubbio a scegliere la prima opzione. E in tal modo, rappresenteranno una sinistra opaca, amigua e desolatamente stantia. Raccoglieranno un po’ di voti, si accontenteranno di qualche parlamentare e tireranno a campare.
E’ andata male. Il morto ha divorato il vivo.
il morto non divora , è morto. storia pessoana all’italiana,ma il brancaccio è nato morto e si è sperato di farlo respirare. nulla. i morti hanno sepolto i morti.
l’ultima illusione.
i borghesi non fanno rivoluzioni, perpetuano i loro privilegi.
resta una sola via di cambiamento, avviarsi lottando,per costruire un nuovo modello-questo salterà probabilmente entro il 2021.
Siamo in Europa uno dei pochi paesi che non riesce a produrre un’esperienza di sinistra degna di significato. Ci sono molte ragioni, tra cui la resistenza inossidabile di un ceto politico resistente ad ogni cambiamento che non sia trasformistico e perpetuativo