Dopo il fallimento del Brancaccio, serve uno schieramento politicamente coerente, ma anche il più largo possibile. Per questo ci saremo sabato
di Giulio AF Buratti
La disgregazione del percorso del Brancaccio, le incertezze nella costruzione di una presenza elettorale della sinistra d’alternativa, un contesto sociale che continua vedere centinaia di migliaia di posti di lavoro in bilico, senza mobilitazioni all’altezza della situazione mentre la narrazione ufficiale declama le lodi della ripresa. Ne parliamo con Franco Turigliatto, dirigente storico di Sinistra anticapitalista, la corrente marxista rivoluzionaria che fa riferimento alla Quarta Internazionale.
Che giudizio date sull’esito del percorso del Brancaccio?
Il Brancaccio era pieno di buone intenzioni e molti militanti si sono ritrovati nelle assemblee e riconosciuti negli obiettivi antiliberisti proposti, ma era attraversato da una serie di ambiguità e di contraddizioni che alla fine sono esplose in modo dirompente: non erano individuati i rapporti di forza nella società e sui luoghi di lavoro e tanto meno c’era chiarezza sul ruolo negativo delle direzioni burocratiche sindacali, come non c’era chiarezza sul ruolo di alcuni soggetti politici. Si deve poi aggiungere che i suoi sponsor politici, Sinistra Italiana e Rifondazione, non avevano esattamente in mente lo stesso percorso. Era inevitabile che quando sono entrati in scena D’Alema e Bersani, intorno a loro si sia polarizzata la cosiddetta “unità a sinistra”. Sono figure importanti che hanno diretto prima il PCI, poi il PD e infine i governi di centro sinistra che con le loro politiche di austerità hanno prodotto i disastri sociali che ben conosciamo. Che siano questi, con il loro partito, coloro che si presentano come i ricostruttori dell’alternativa a sinistra e che in tanti ci vadano dietro è un paradosso terribile e drammatico. Se questa ipotesi risulterà vincente porterà ulteriori sconfitte. Occorreva dire da subito che l’alternativa a sinistra è tutta un’altra cosa e che, con queste forze non si può costruire alcunché; occorre poi sostenere e spiegare che il nostro nemico è questo sistema capitalista di ingiustizia e sfruttamento e la classe dominante borghese; che bisogna essere antiliberisti, ma anche anticapitalisti, fino in fondo.
Credete che l’appuntamento di sabato prossimo a Roma potrebbe essere un’opportunità per costruzione di una vera lista d’opposizione?
Il centro sociale di Napoli ha scelto il momento di massima confusione e caos per rilanciare la palla in avanti, per costruire un incontro politico, per rivendicare un ruolo dal basso. Lo ha fatto con grande vivacità e volontà di lotta. E’ una buona cosa e noi parteciperemo all’assemblea di Roma per interloquire positivamente. L’appello di convocazione ha obiettivi condivisibili, ma anche in questo caso assai generici; per costruire una lista di classe c’è molto da fare e da discutere sia per i soggetti sociali che per le forze politiche. Anche Rifondazione deve decidere una volta per tutte che cosa vuole fare: se continuare in qualche modo a tenere i rapporti con quello schieramento moderato che si prospetta per l’assemblea del 2 dicembre, oppure impegnarsi seriamente per la costruzione di un raggruppamento e una lista che sappiano essere all’altezza dello scontro politico e sociale in atto. Noi pensiamo che occorra partire da una forte attività sociale e che i soggetti politici e sociali che vogliono essere alternativi devono esprimere apertamente i loro propositi e confrontarsi in forme democratiche con tutte/i le/i militanti che vogliono impegnarsi. Bisognava agire così da subito.