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Sogei, il gioco sporco contro il diritto di sciopero

Il gioco d’azzardo è un servizio pubblico essenziale. L’ad di Sogei, azienda al 100% del Mef, precetta i lavoratori per impedire uno sciopero

di Checchino Antonini

La lotta alla ludopatia ha incrociato oggi la battaglia per il diritto di sciopero. Le due dinamiche, d’altronde, la crescita delle patologie legate alla promozione forsennata del gioco d’azzardo e la guerra ai diritti del lavoro, sono generate dalle politiche liberiste bipartizan dei governi che si succedono da oltre due decenni. Ne sanno qualcosa i lavoratori e le lavoratrici della Sogei, azienda al 100% di proprietà del Mef, il ministero dell’economia e della finanza, per il quale l’azienda cura l’informatizzazione del sistema fiscale e delle strutture. Sogei, dunque, è un’azienda pubblica e i dipendenti sono in lotta contro un contratto di 2° livello che aumenta la quota di salario variabile, distribuendolo secondo criteri molto penalizzanti (malattie, malattie dei figli ecc…).

Per lo sciopero nazionale dei Cobas del 10 novembre scorso, il management Sogei ha precettato 200 lavoratori, senza alcun riferimento normativo alla legge sui servizi pubblici essenziali, senza nemmeno attendere un parere della commissione di garanzia e senza il confronto, previsto dalla legge, con le Rsu dei lavoratori ma agendo in maniera arbitraria, secondo i Cobas del lavoro privato di Roma che hanno denunciato questa vicenda, e precettando i lavoratori addetti ai servizi più svariati: da quelli che si occupano di siti internet a quelli che seguono servizi statistici, agli analisti che si occupano di predisporre le più svariate applicazioni del sistema fiscale.

Arbitrio evidente osservando il dettaglio delle precettazioni. Tra loro, circa 40 sono i lavoratori che si occupano del “Sistema di esercizio, controllo e governo giochi”. Viene così definito a livello istituzionale come “servizio pubblico essenziale” quello del gioco d’azzardo, e vengono definite “prestazioni indispensabili” quelle dei lavoratori addetti all’acquisizione e alla gestione delle scommesse con la motivazione surreale che il mancato godimento delle scommesse e giochi di azzardo causerebbe “perdite di entrate tributarie, non più recuperabili con potenziale cessione di quote di mercato all’illegalità”.

Nel dettaglio sono 22 i lavoratori precettati perché addetti al “controllo avvenimenti ippici e sportivi”, 4 delle “soluzioni per gli apparecchi da intrattenimento”, due delle “soluzioni per i giochi di abilità e i giochi numerici”, altri 6 delle “soluzioni per l’ippica e lo sport”. Tra le stranezze di un piano che imbarazza la stessa commissione di garanzia (che infatti ha chiesto all’azienda una relazione più precisa anche per capire se ci siano state trattative con i sindacati), c’è la mancata comunicazione agli utenti (che dunque ignorano la pubblica indispensabilità del tale servizio) e c’è l’obbligo anomalo di reperibilità per quasi tutti i precettati ma solo nel giorno di sciopero, come se negli altri giorni dell’anno quell’aura di pubblica essenzialità svanisse magicamente.

«Mi sembra una forzatura quella della dirigenza Sogei – spiega a Popoff, don Armando Zappolini, presidente del Cnca e promotore della più importante campagna contro la ludopatia». Stamattina, infatti, il Coordinamento Lotte Unite di Roma, ha svolto un volantinaggio tra i convenuti alla presentazione di un dossier sulla penetrazione delle mafie nel settore del gioco d’azzardo. Ad aprire il convegno don Armando e, tra gli ospiti, il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta. E’ proprio a Baretta (che ora almeno non può dire di non sapere) che don Armando ha consegnato un dossier sul “gioco sporco contro il diritto di sciopero”. «Mi pare veramente strano che chi lavora per le scommesse ippiche possa essere paragonato a chi deve far funzionare un pronto soccorso», prosegue il sacerdote esprimendo la sua vicinanza ai lavoratori Sogei. «Perché alle cooperative che si rivolgono alle persone svantaggiate non si riconosce la funzione pubblica e si fa, invece, di tutto per garantire il gioco d’azzardo? Fermiamoci a ragionare».

«Crediamo siano meritevoli quelle iniziative che, come questo convegno, evidenziano la profonda infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gioco d’azzardo – sia rilevando sale scommesse e circuiti del gioco, sia come terreno di riciclaggio dei denari provenienti da altre attività illecite – e denunciano il devastante impatto sociale che il gioco produce nelle nostre famiglie: in Italia abbiamo più di un milione di giocatori patologici, e le conseguenze di questa patologia si ripercuotono prepotentemente su intere famiglie».

I lavoratori Sogei saranno in sciopero domani, 6 dicembre, per la vertenza sul contratto integrativo, scaduto da quasi un anno, non succedeva dal 2015 e, nel 2016, l’incidenza delle ore di sciopero ammonta allo 0,03% del totale, ma Sogei applicherà di nuovo l’aberrante piano he ha definito il gioco e le scommesse un “servizio pubblico essenziale”, mentre – una finanziaria dopo l’altra, proprio il Mef taglia le prestazioni sanitarie e il welfare più in generale. «Possibile che debba ancora una volta prevalere l’ipocrisia del denaro rispetto alle legittime aspirazioni ad una vita migliore che guida le lotte di lavoratrici e lavoratori? Si calpestano persino le necessità di protezione di cittadini e cittadine deboli che restano vittime del gioco pur di introdurre nei fatti – surrettiziamente – una stretta alla libertà di sciopero. Perché una cosa è certa, dai provvedimenti che hanno diffuso la precarietà nel mercato del lavoro al jobs act e gli sgravi alle aziende del governo Gentiloni, per ogni compagine governativa da decenni a questa parte l’unico nemico sono le lavoratrici e i lavoratori – anche quando sono disoccupati o in pensione».

Secondo i Cobas (sindacato presente nella RSU Sogei con 11 Rappresentanti su 24 complessivi), la stragrande maggioranza delle prestazioni individuate dalla società Sogei quali indispensabili non rientrano con certezza tra i diritti e le prestazioni indispensabili da garantire indicate tassativamente nell’art 1 della legge 146/90. L’art. 2, comma 2, della legge 146/90, dispone, infatti, che «Qualora le prestazioni indispensabili e le altre misure di cui al presente articolo non siano previste dai contratti o accordi collettivi o dai codici di autoregolamentazione, o se previste non siano valutate idonee, la Commissione di garanzia adotta la provvisoria regolamentazione compatibile con le finalità del comma 3». La normativa vigente non attribuisce al datore di lavoro alcun potere autonomo ed arbitrario di individuazione delle prestazioni indispensabili, al contrario, la 146, cosidetta legge antisciopero, dispone che «Le amministrazioni e le imprese erogatrici dei servizi, concordano, nei contratti collettivi o negli accordi, nonché nei regolamenti di servizio, di emanare in base agli accordi con le rappresentanze del personale le prestazioni indispensabili che sono tenute ad assicurare. Tali misure possono disporre l’astensione dallo sciopero di quote strettamente necessarie di lavoratori tenuti alle prestazioni ed indicare, in tal caso, le modalità per l’individuazione dei lavoratori interessati quando ciò sia necessario ad evitare che, per effetto di scioperi proclamati in successione da soggetti sindacali diversi e che incidono sullo stesso servizio finale o sullo stesso bacino di utenza, sia oggettivamente compromessa la continuità dei servizi pubblici».

«Se passasse l’interpretazione, aberrante, proposta dalla società Sogei – spiegano i Cobas – l’autorità garante dovrebbe rivedere le regolamentazioni di tutti i settori in ragione che sarebbe necessario limitare, se non vietare, l’esercizio del diritto di sciopero dei dipendenti delle attività commerciali che erogano giochi e scommesse, ma anche dei produttori e dei rivenditori di tabacchi e superalcolici, al fine di evitare che eventuali scioperi possano determinare perdite di entrate tributarie , non più recuperabili con potenziale cessione di quote di mercato all’illegalità».

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