Estrema destra sottovalutata e pericolosa, non frutto di sovraesposizione mediatica. Parla Saverio Ferrari, dell’Osservatorio democratico nuove destre
di Enrico Baldin
«Estrema destra sottovalutata da tempo e pericolosa davvero, non frutto di sovraesposizione mediatica». Così Saverio Ferrari che presiede l’Osservatorio democratico sulle nuove destre, probabilmente il massimo esperto tra chi studia e osserva i fenomeni legati al neofascismo. L’abbiamo intervistato per capire un meglio cosa stia accadendo nelle ultime settimane in cui la cronaca – da Ostia a Como a quanto accaduto pochi giorni fa sotto la sede de l’Espresso – ha riportato frequentemente fatti di cronaca preoccupanti in cui gli attori principali erano appartenenti o in qualche modo riconducibili a formazioni della destra radicale.
Ferrari, questo rigurgito neofascista che si avverte negli ultimi mesi, è qualcosa di vero o è il frutto di una sovraesposizione mediatica?
Non è una sovraesposizione mediatica, è una accelerazione vera con una crescita vera dei gruppi di estrema destra. Io credo che il punto di svolta sia ciò che è successo il 29 aprile scorso, quando un migliaio di persone si sono recate a Milano al Cimitero Maggiore a commemorare i morti repubblichini, autofotografandosi mentre facevano il saluto romano. Fu una prova di forza, una sfida. Che vinsero, perché il Tribunale di Milano derubricò il fatto a commemorazione funebre. Dopo quel giorno però per loro la strada si fece più agevole, pure i risultati elettorali li hanno confortati, basti pensare al successo di Casa Pound conseguito poco dopo a Lucca e a Todi, e una media generale dell’1-2% nelle città. Una crescita vera basata su un progetto vero, che punta alle periferie e ai temi sociali.
Converrà però che l’esser stati ultimamente in tutte le televisioni e l’avere avuto autorevoli esponenti del mondo giornalistico ai loro dibattiti li ha aiutati a sdoganarsi.
Certo, ma tengo a precisare che questi movimenti stavano crescendo comunque anche quando non erano esposti. Il loro è un piano di propaganda preciso, che ora si basa nel colpire in maniera conclamata i loro “avversari”. Basti pensare al blitz di Forza Nuova contro Repubblica o all’irruzione del Veneto Fronte Skinhead a Como contro chi aiuta i profughi. Oppure a fatti che han fatto meno rumore, come l’aggressione in pieno giorno ai danni di un inerme militante antirazzista in un luogo pubblico a Mantova, o all’aggressione a Crema di un attivista dell’Arci proprio nel luogo in cui stava lavorando. Certo, poi in certi settori c’è un tentativo, dal mio punto di vista sbagliato, di normalizzare un settore di quella destra. Io credo che il senso delle visite di Formigli e Mentana a Casa Pound fosse questo. I media in questo momento hanno scelto in Casa Pound il settore di quella destra da “normalizzare”, da far entrare nell’alveo democratico, ospitandoli anche nelle trasmissioni televisive. Lo stesso non accade invece per Forza Nuova o per altre organizzazioni.
Quanto c’è da preoccuparsi? E’possibile che si arrivi ad una incidenza quale quella di Jobbik in Ungheria o del Front National in Francia e così via?
Beh non serve fare riferimento a gruppi conclamatamente fascisti, perché in Italia c’è già la Lega che mi pare esprima bene certe posizioni e goda di percentuali ragguardevoli. Oltretutto né la Lega né Forza Italia si fanno grandi problemi a collaborare con certe organizzazioni. Basti vedere l’alleanza di centrodestra delle elezioni politiche del 2006 che imbarcò anche Forza Nuova e la Fiamma Tricolore, o la collaborazione che c’è stata a lungo tra Salvini e Casa Pound. Salvini, Meloni e Berlusconi comunque esprimono certe posizioni reazionarie senza farsi grossi problemi.
Ma esiste una qualche sotterranea ipotesi di accordo tra le formazioni neofasciste ed il centrodestra in vista delle prossime elezioni politiche?
Sia Forza Nuova che Casa Pound hanno dichiarato di correre con proprie liste e candidature. Che poi riescano a raccogliere le firme necessarie per presentarsi nei vari collegi è da vedere, specie per la formazione di Fiore. Secondo me però, sotto sotto, Casa Pound spererebbe in un centrodestra non a trazione berlusconiana, più spostato a destra, in cui eventualmente rientrare in gioco come già accaduto in passato. La reunion di Alemanno e Storace invece si è già messa a disposizione di Salvini.
Tra le varie organizzazioni della destra radicale esistono collaborazioni?
Tra le due principali formazioni – Casa Pound e Forza Nuova – non c’è collaborazione né dialogo. Basti pensare che la lunga trattativa condotta da Forza Nuova per fare la sua marcia su Roma è stata completamente snobbata da Di Stefano. Forza Nuova e Casa Pound sono in competizione e hanno delle diversità chiare: la più evidente è che i primi sono ultracattolici i secondi più laici. Tra queste formazioni non c’è collaborazione, mentre esistono buone relazioni tra Casa Pound e Lealtà e Azione, formazione molto sviluppata in Lombardia, mentre Forza Nuova ha nella sua orbita quel che resta della Fiamma Tricolore. Tutte queste organizzazioni comunque hanno delle comuni idee di comunità – contrapposta a quella di società – basata sul sangue e sull’appartenenza autoctona. E notoriamente condividono l’idea che l’Italia sia invasa dai profughi.
Si parla di possibili correlazioni tra queste formazioni e la criminalità organizzata.
Esistono rapporti storici tra la destra estrema e la criminalità organizzata. Si pensi al golpe Borghese, a come fuggì Franco Freda, al ruolo di esponenti della ‘ndrangheta nella rivolta di Reggio Calabria, alla rete di rapporti tessuti dalla Banda della Magliana, alla presenza di alcuni fascisti nel mercato milanese della prostituzione e delle armi scoperto a suo tempo. Oggi invece abbiamo sentito alcune cose, anche documentate, alcuni singoli episodi: penso agli Spada ad Ostia o al fatto che alcuni esponenti di Lealtà e Azione erano in rapporto di conoscenza con alcuni esponenti criminali, o alla condanna comminata ad Antonini (tra i principali esponenti di Casa Pound Italia, ndr) per aver procurato documenti falsi ad un pericoloso malavitoso, o a certi rapporti nelle curve degli stadi. Se ne potrebbe fare un elenco. Ma da qui a dire che esistano rapporti organici tra alcune organizzazioni e la criminalità organizzata, questo non si può dire.
Lei dice che è un fenomeno vero e pericoloso. Ma c’è stata una sottovalutazione da parte delle Istituzioni o delle forze democratiche?
Sottovalutazione e disinteresse che dura da anni e di cui colpevolmente ci si accorge solo ora, come se certi omicidi, certi episodi di violenza non fossero stati degni di una analisi attenta e tempestiva. In questi anni l’antifascismo è stato – almeno da parte delle Istituzioni – un qualcosa di facciata, una autocelebrazione con delle commemorazioni fini a se stesse. I fascisti invece hanno saputo andare oltre, occupandosi davvero dell’oggi e dei fenomeni sociali, dal loro punto di vista. In questi anni si è sostanzialmente sospeso l’utilizzo della legge Mancino, la Magistratura spesso non è stata all’altezza, sentenziando per reati uguali in maniera opposta. La destra ho goduto di questa leggerezza.
Seppur in ritardo quale ritiene possa essere la strada da intraprendere per contrastare le formazioni xenofobe e razziste?
Innanzitutto il ripristino della legalità secondo i valori Costituzionali, usando anche l’articolo 7 della legge Mancino. Perché ormai non si denuncia più per l’odio e l’intolleranza che stanno diventando libere espressioni tanto quanto l’indebito utilizzo di Anna Frank che avviene da anni derubricato a goliardia. Se si guardano ai rapporti delle Forze dell’Ordine e del Ministero degli Interni, i reati correlati a odio e intolleranza sono un numero ridicolo. E allora si deve ripristinare la legalità, si devono anche sciogliere le organizzazioni neofasciste. Non c’è nulla di scandaloso, anche in epoca DC si fece con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, o più recentemente con Azione Skinhead. Sciogliendo queste organizzazioni si disarticolano, mettendole in profonda difficoltà. E si pone un freno a certe situazioni pericolose. Penso alla Comunità dei 12 raggi che nel varesotto ogni anno commemorano Hitler incontrastate, con tanto di minacce a giornalisti e ad antifascisti.
Basta sciogliere organizzazioni come queste?
No. Anche se a lungo termine la principale strada è la cultura, la creazione di una coscienza civile. Serve un movimento antifascista più attento all’oggi, meno celebrativo e meno commemorativo.