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Germania, metalmeccanici in lotta per lavorare meno

Il più grande sindacato della Germania si prepara a un inizio di anno combattivo: avanza la rivendicazione di una settimana lavorativa di 28 ore

di Antonio Moscato e Gigi Viglino

Il più grande sindacato della Germania si prepara a un inizio di anno combattivo: avanza la rivendicazione di una settimana lavorativa di 28 ore, e avverte i datori di lavoro di aspettarsi scioperi di massa nella battaglia per un migliore equilibrio lavoro-vita. L’iniziativa della IG Metall non è presentata però in relazione alla disoccupazione, ma sostanzialmente come una misura per limitare le ricadute salariali sui lavoratori di temporanee riorganizzazioni aziendali, o per consentire maggiore flessibilità di orario a lavoratori con problemi di assistenza a familiari per la durata di due anni “con un effetto limitato sulle paghe”. Comunque si è aperta una breccia ed è caduto il tabù sulla riduzione dell’orario di lavoro, anche se la proposta non prevede la parità integrale di retribuzione. Pur con questi limiti comunque la rivendicazione ha subito incontrato la feroce opposizione del padronato. A maggior ragione quindi sarebbe necessario concordare l’azione con altre categorie di lavoratori in Germania, e soprattutto con i sindacati metalmeccanici di altri paesi (ad esempio la FIOM). Insomma la piattaforma attuale non deve suscitare infondati entusiasmi, ma rompe una lunga fase di immobilismo sindacale, e rappresenta un primo passo in direzione di una rivendicazione più netta della riduzione generalizzata dell’orario, senza ambiguità sulle ripercussioni salariali.

Il potente sindacato IG Metall, che rappresenta 3,9 milioni di lavoratori nelle industrie metalmeccanica ed elettrica, dichiara che è pronto a flettere i muscoli dopo che i negoziati iniziali con i datori di lavoro hanno fatto scarsi progressi.

Un periodo concordato di non sciopero scade il 31 dicembre, e il capo dell’IG Metall, Joerg Hoffmann, ha detto ai datori di lavoro di aspettarsi brevi «scioperi di avvertimento» dall’8 gennaio, e ha detto che potrebbero seguire azioni più diffuse.

«Se per la fine di gennaio i datori di lavoro non avranno cambiato la loro posizione, prenderemo in considerazione di ricorrere a scioperi di 24 ore o chiamare a votare per uno sciopero generale» ha dichiarato Hoffmann all’agenzia d’informazione DPA questa settimana.

Vedendo il suo potere di contrattazione rafforzato in un periodo di registri di ordinativi strapieni e di un livello di disoccupazione basso da record nella principale economia d’Europa, il sindacato sta spingendo per un aumento dei salari del sei per cento.

La federazione dei datori di lavoro Gesamtmetall, ha finora offerto il due per cento, preparando il terreno per un accordo tra le due parti in qualche punto a metà strada.

Molto più controversa è la richiesta dell’IG Metall che ai lavoratori sia concesso di passare a una settimana di 28 ore per un periodo di due anni – con un effetto limitato sulle paghe.

La richiesta ha incontrato la feroce resistenza dai capi di impresa, e suscitato un dibattito più ampio sulla qualità della vita e sul futuro del lavoro nella Germania in pieno boom.

La IG Metall dice che in certe circostanze la riduzione delle ore di lavoro non deve essere accompagnata da un drastico taglio del salario – ad esempio quando il personale si prende cura dei bambini o di parenti malati.

Il sindacato vuole che in questi casi i datori di lavoro arrotondino i salari dei lavoratori per compensare la diminuzione che viene dal timbrare meno ore.

Vuole anche che ai lavoratori sia garantito il ritorno alla settimana di 35 ore dopo due anni.

Ripensamento radicale

«Penso che la proposta dell’IG Metall è molto moderna» ha dichiarato al quotidiano Nordwest Zeitung il professor Gustav Horn del gruppo di esperti della Hans-Boeckler Foundation.

Ha detto che porterà inevitabilmente a costi più alti che inciderebbero sui profitti, ma può essere anche un modo per le aziende per trattenere i loro migliori lavoratori.

«In futuro i lavoratori più qualificati sceglieranno le aziende che offrono orari flessibili convenienti al loro modo di vivere in quel momento » ha previsto.

Ma Holger Schmieding, economista capo alla banca Berenberg, ha dichiarato che una settimana più corta colpirebbe principalmente le piccole e medie imprese che sarebbero in difficoltà per raggiungere gli obiettivi di produzione.

«Se venisse allargata a tutta l’economia, potrebbe causare gravi danni» ha detto, in un cenno alla storia del percorso dell’IG Metall, di aprire la strada a cambiamenti maggiori nell’ambiente di lavoro.

La IG Metall, che rappresenta i potenti settori della produzione di auto e macchine, così cruciali per il successo economico della Germania, aveva guidato la campagna per la settimana di 35 ore negli anni 1990.

Ma questa volta spinge per un ripensamento radicale sul lavoro a tempo parziale.

«Per i lavoratori è venuto il tempo di chiedere maggiore autodeterminazione per adattare le ore di lavoro alla loro situazione personale» aveva detto Hoffmann ai giornalisti a ottobre.

Aveva detto che negli anni recenti la tendenza a orari di lavoro più flessibili ha favorito principalmente i padroni che hanno fatto lavorare il personale per giornate più lunghe.

Costoso, iniquo

La federazione dei datori di lavoro Gesamtmetall, ha attaccato come «troppo costosa» e «iniqua» la richiesta dell’IG Metall di meno lavoro con più o meno la stessa paga.

Afferma che i lavoratori hanno già l’opzione di lavorare a tempo parziale se vogliono, con una paga corrispondente.

«La nostra regola è: se lavori di più, guadagni di più. Se lavori di meno guadagni di meno», ha detto Rainer Dulger, il capo della Gesamtmetall, in una recente intervista con i media regionali.

Ha aggiunto che la misura proposta potrebbe portare a una scarsità di lavoratori qualificati in settori cruciali dell’economia del paese.

La IG Metall ha risposto alla critica, affermando che le imprese stanno perdendo lavoratori qualificati perché non rispondono alle loro necessità, in particolare tra la forza lavoro femminile.

È probabile che nelle prossime settimane la controversia si allarghi alla politica, dato che i conservatori della Cancelliera Angela Merkel si accingono a negoziati con i socialdemocratici sulla formazione di un nuovo governo di coalizione.

L’ex ministro del lavoro Andrea Nahles, che nei prossimi incontri sarà uno dei principali negoziatori per i socialdemocratici, ha già detto che è «una buona cosa» che la IG Metall ponga il tempo di lavoro al centro delle sue richieste.

Europe Solidaire Sans Frontières art. 42788  * The Local. 29 December 2017. Traduzione di Gigi Viglino

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