Elezioni e bufale sui migranti. Da Fontana a Berlusconi a Di Maio. Igiaba Scego: “Bianco è una costruzione sociale, il dna degli italiani è il più mescolato”
ROMA – L’ultima uscita, quella più grave, è del candidato per il centrodestra alla regione Lombardia, Attilio Fontana, che intervenendo a Radio Padania ha detto, che l’Italia non
può “accettare tutti gli immigrati. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali. Non possiamo perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata”. Parole, sulle quali lo stesso Fontana ha fatto un passo indietro parlando di un “lapsus”, ma che danno il polso di come la questione migratoria sia al centro della campagna elettorale appena iniziata. Il giorno precedente era stato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ad alzare i toni: “ogni venti secondi si verifica un reato, ogni 4 minuti un furto in un negozio e ogni due giorni si verificano tre rapine in banca. Questo perché alla criminalità italiana si è aggiunta la criminalità di 466 mila immigrati in Italia che per mangiare devono delinquere” ha detto intervistato da Barbara D’Urso a Pomeriggio cinque. A far discutere sono state anche le frasi del candidato premier del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio che sempre domenica ha affermato:“Il problema è che in tutti questi anni le politiche dalla famiglia sono state totalmente ignorate e oggi quando hai un figlio è un problema tuo. Lo dico con il massimo della moderazione e senza fare polemiche, ma non voglio rassegnarmi all’idea che siccome ci sono poche nascite dobbiamo favorire l’immigrazione. Prima lavoriamo alle politiche di sostegno alle famiglie italiane”. Ma quanto c’è di vero in queste affermazioni? E cosa si rischia, di contro, a portare avanti una campagna elettorale dai toni così accesi?
“Il bianco è un insieme di privilegi, non un colore. Bianco è una costruzione sociale. Un club esclusivo dove si può essere accettati se si hanno le ‘giuste’ credenziali o dove si può correre il rischio di essere cacciati” ha scritto Igiaba Scego, scrittrice italo-somala, sottolineando come di fatto gli italiani non siano mai stati considerati bianchi, specialmente quando si trovavano a vivere da immigrati in altri paesi come gli Stati Uniti: “essere italiani era un problema, spesso era meglio fingersi qualcun altro per non essere vittima di razzismo. Lo scrittore John Fante nel suo brillante racconto ‘Odissea di un wop’ fa capire come si potesse di fatto arrivare a detestare se stessi a causa delle discriminazioni”. “Io penso che in Italia ci sia una paura del colore, perché il nostro paese non ha mai accettato culturalmente di essere un meticciato – sottolinea -. Invece oggi questo mescolamento deve essere accettato. Un italiano che si definisce bianco fa ridere, perché abbiamo il dna più mescolato della terra. Il nostro è un paese al centro del Mediterraneo, al centro mille influenze. La categoria bianca è un’invenzione”. Per la scrittrice è preoccupante che la campagna parta con queste dichiarazioni. “Io credo che sia solo un modo per deviare i pensieri da problemi reali come l’economia e il lavoro. C’è un razzismo di base ma anche un’imprenditoria della paura che usa stereotipi triti e ritriti a scopi elettorali – aggiunge -. Le campagne della prima repubblica erano noiose ma almeno affrontavano i problemi veri. Oggi accade il contrario. C’è veramente un lavoro enorme da fare contro queste campagne di distrazione di massa. La situazione nel paese è seria, dovremmo metterci a parlare di cose serie. Ho vissuto il razzismo sul mio corpo per tanti anni, oggi sono cresciuta e credo che i partiti debbano cominciare a occuparsi seriamente dei diritti di tutti. Le seconde generazioni sono un ponte verso l’Africa. Ma questo non si capisce e questo vuol dire sprecare un’opportunità. L’affossamento della legge sulla cittadinanza è stata una delle più grandi sconfitte sociali degli ultimi anni. E non è un caso che nessun partito stia riproponendo il tema in campagna elettorale”.
“Questo esordio di campagna elettorale non ci sorprende: è il risultato dello spazio lasciato alla legittimazione delle propaganda razzista, assecondata dalle forze politiche democratiche e grande area dal circuito dei media – aggiunge Grazia Naletto, presidente di Lunaria. L’associazione nel “Quarto libro bianco sul razzismo”, ha monitorato 1483 casi di discriminazione e di violenze fisiche e verbali tra l’1 gennaio 2015 e il 31 maggio 2017 in Italia. Tra gli aspetti più interessanti del dossier l’analisi di come oggi il razzismo sia un fenomeno crescente, che sta assumendo un carattere sempre più definito: ordinario, ostentato e, a volte, orientato anche a livello istituzionale. “In questi mesi è stata data molta visibilità alle parole che istigano all’odio, la conseguenza è uno scivolamento culturale che ha inevitabilmente ripercussioni sui comportamenti sociali. Ma bisogna ricordare che di razzismo si muore, negli ultimi tre anni abbiamo registrato troppe vittime – spiega Naletto – Questo dovrebbe spingere a una riflessione profonda in campagna elettorale, non si può giocare con la vita delle persone a scopo propagandistico”. Per questo Lunaria chiede che il dibattito politico rientri nei limiti del civile. “I movimenti di destra estrema in questi anni sono stati ridimensionati. Nessuno ha compreso l’importanza di quello che stava succedendo: la riorganizzazione di alcuni movimenti, anche solo a livello territoriale, ha comportato uno scivolamento complessivo su questi temi. Un esempio per tutti è il tema dell’accoglienza. Tutte le proteste contro l’apertura di centri per migranti vedono nel retroscena l’azione dei movimenti di destra”.
Per Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale è quasi scontato che la campagna elettorale veda la destra concentrata su questo argomento per raccogliere consenso. “Fanno il loro mestiere, dopo una stagione come quella di Minniti, in cui è stato lisciato il pelo ai migliori istinti razzisti per non lasciare ‘il razzismo ai razzisti’ come dice il comico, ora cosa ci dovremo aspettare? Raccolgono il frutto di quanto si è seminato: non dimentichiamo la campagna contro le ong, gli accordi con le milizie per diminuire i flussi dalla Libia. Non possiamo meravigliarci oggi – sottolinea -. Quella che appare flebile, invece, è la voce della sinistra, che interviene solo per rispondere a quanto dicono gli altri e non fa della questione dei diritti un suo tema. E’ chiaro che si ha paura di perdere consenso”. Quello che resta fuori anche per Miraglia è un dibattito serio sull’immigrazione che vede oggi oltre 5 milioni di migranti regolari, che producono l’8 per cento del Pil. “E’ sparito il tema della cittadinanza, dell’accoglienza, sono spariti i problemi reali di italiani e stranieri che qui vivono e pagano le tasse e che ricevono dallo Stato solo controlli e discriminazioni – aggiunge – Bisogna registrare uno sdoganamento del razzismo come arma politica, che dà più forza ai messaggi terrificanti dei leghisti, di Berlusconi ma anche dei Cinque stelle. In un momento in cui tutti i reati diminuiscono intorno al dieci per cento come si fa ad accettare una campagna che si basa ancora sulla sicurezza? E’ possibile solo perché prima è stato preparato il terreno”. Secondo l’ultimo Dossier immigrazione di Idos, infatti, il tasso di criminalità è più basso tra gli stranieri che tra gli italiani. Inoltre, sia per gli uni che per gli altri nel 2016 le denunce sono diminuite rispetto all’anno precedente, mentre nel periodo 2008-2015, secondo Eurostat, quelle contro italiani sono aumentate del 7,4% e quelle contro stranieri sono diminuite dell’1,7%. “L’auspicio è che in questa campagna elettorale venga fuori un imprenditore politico dei diritti – conclude Miraglia -. qualcuno che assuma i diritti come argomento per raccogliere consenso, che ribalti il tavolo e investa realmente su questi temi. Al contrario di quanto sta accadendo oggi”. (ec)