Un articolo scritto dal centro sociale Astra di Roma: le elezioni del 4 marzo e noi
di Csoa Astra, Roma
Il nostro pensiero collettivo sulla scadenza del 4 Marzo dove sicuramente il laboratorio di Potere al Popolo è il più coerente e quello più interessante rispetto alle sfide future nonostante alcune distanze programmatiche
Aggiungo il fatto, a mio avviso gravissimo, accaduto dentro LeU nel Lazio dove a fronte di una maggioranza schiacciante di delegati schierata contro l’accordo con Zingaretti dimostrata anche dal voto, Grasso ha deciso lui dando notizia dell’accordo a mezzo stampa; se tradiscono il mandato dei propri iscritti e delegati figurarsi per gli altri. Non esiste democrazia a quelle latitudini, non esiste libertà ed uguaglianza.
Personalmente se Sandro Medici deciderá di correre per le Regionali accettando la proposta di Potere al Popolo sarò il primo a sostenerlo perche raramente ho conosciuto un amministratore cosi vero, coraggioso, attento e vicino al popolo. Con la consapevolezza profonda che le elezioni sono solo un mezzo e non il nostro fine. [Luca Blasi]
CSOA ASTRA: LE ELEZIONI DEL 4 MARZO E NOI
Il 4 Marzo in Italia si torna alle urne, dopo anni di esecutivi tecnici e di larga coalizione (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni). Anni in cui ci sembra che la distanza tra le segreterie dei partiti, la politica dei palazzi e i cittadini sia aumentata ancora di più; dove la rottura con il meccanismo tradizionale della delega rappresentata nella promessa di cambiamento del Movimento 5 Stelle è stata definitivamente delusa, a partire dal governo di Roma. Anni in cui si è imposta l’egemonia di un discorso pubblico segnato, trasversalmente agli schieramenti, da categorie ed argomenti autoritari e securitari, storicamente di destra, in coincidenza, non a caso, con il punto più basso della conflittualità sociale nel nostro paese: pensiamo al tema del controllo militare dei confini, alla “tolleranza zero”, alla criminalizzazione del dissenso o dello strumento dello sciopero, alla guerra ai poveri mascherata da “decoro”.
Se anche la significativa partecipazione popolare ai referendum sui beni comuni e la bocciatura del referendum costituzionale proposto da Renzi hanno rappresentato uno spiraglio, un imprevisto importante, purtroppo non hanno prodotto, in questi anni, la costruzione di un fronte di opposizione politica e sociale vasto, dal basso e da sinistra.
Guardiamo alla scadenza elettorale con poco entusiasmo, innanzitutto perché crediamo che senza un’esplosione dal basso sia davvero difficile agire dall’alto il cambiamento. Ma anche perché abbiamo puntato, in questi anni, a consolidare e difendere quel “contropotere” territoriale, fatto di pratiche di autogoverno, partecipazione e mutualismo, di costruzione di comunità solidali e di “istituzioni del comune”, che rappresenta tutt’oggi per noi un campo privilegiato di sperimentazione politica, di resistenza alle politiche neoliberiste, di impoverimento e precarizzazione delle vite.
Il laboratorio politico/elettorale di Potere al Popolo, pur con tante contraddizioni, ci sembra rappresenti l’unica anomalia, nella normalizzazione del quadro politico/elettorale a sinistra. Sicuramente la più coerente. Che allude (almeno) alla costruzione di un lista di molte e diversi, attraverso un processo decisionale democratico, pubblico e dal basso, in cui troviamo impegnati compagne e compagni e realtà con cui condividiamo nella nostra materialità quotidiana lotte e percorsi.
Tuttavia, diciamo chiaramente che non faremo parte in maniera organica di questo, come di nessun, percorso elettorale. Perché la variabile tempo non ha permesso lo svolgersi di una discussione vera. Perché non nascondiamo la distanza su alcuni punti programmatici, per noi essenziali e quotidiani terreni di conflitto: lo spazio europeo e il reddito, per fare solamente alcuni esempi. Perché, forse, in questo momento abbiamo stabilito altre priorità.
Ci interessa segnalare, con queste poche righe, che guardiamo al laboratorio di Potere al Popolo con amicizia e con la volontà di mettere in luce ciò che ci unisce, più che quello che ci divide.
Siamo convinte e convinti poi, che questo percorso interroghi il dibattito del “movimento” (per usare una formula semplicistica) su alcuni temi importanti. Innanzitutto, incrinando il tabù delle elezioni come “mercimonio” delle istanze provenienti dal basso, in favore di una visione più complessa della relazione con la rappresentanza, come spazio possibile di risonanza, conflitto ed organizzazione. Ci auguriamo, infatti, sia utile, almeno, ad aprire un ragionamento e ad archiviare l’interpretazione consolatoria dell’astensionismo come dato conflittuale, integralmente sovversivo o come rabbiosa scelta di classe. Noi che viviamo e militiamo in periferia sappiamo che oggi quell’indicazione corrisponde, non solo ma anche, ad una espulsione dei settori più popolari dalla intera vita della comunità, sia essa politica, culturale o sociale, ad un’erosione complessiva della capacità di agire diritti di cittadinanza, ad una sfiducia generalizzata verso le forme della partecipazione e del protagonismo.
Per queste ragioni, ci auguriamo che il percorso di Potere al Popolo possa aprire una nuova fase di riflessione per tutte e tutti sugli strumenti utili al cambiamento e alla crescita e al consolidarsi del conflitto sociale.
Buona avventura compagne e compagni! Ci incontreremo dove ci avete sempre trovato: nelle lotte.