Debutto a Montecitorio per Viola Carofalo, capo politico di Potere al Popolo
di Checchino Antonini
Il 3% non è un problema per chi ha come obiettivo quello di «costruire un tessuto di lotta» nei territori e mettere insieme «quei milioni di persone che in Italia sono impegnate contro la prevaricazione e lo sfruttamento». Potere al popolo, per la prima volta in sala stampa della Camera, a Roma, conferma che lo sguardo delle e dei militanti, che stanno dando vita alla lista della sinistra alternativa, è rivolto altrove rispetto ai partiti normali come Liberi e uguali e anche rispetto al Movimento 5 stelle, con i quali un’alleanza post voto è impossibile. Parole di Viola Carofalo, capo politico (per forza del Rosatellum) di Potere a popolo, lista nata da un’iniziativa del centro sociale napoletano ex Opg Je so’ pazzo che, dalla prima assemblea del 18 novembre a Roma è stata capace di coinvolgere sia singoli, sia settori organizzati della sinistra politica, sociale e sindacale (da Rifondazione comunista a Sinistra anticapitalista, da Eurostop al Pci ecc…) per un progetto che traguarda oltre il 4 marzo. E allora eccolo il progetto:«Non vogliamo solo ridare la parola a chi non ce l’ha, ma vogliamo avviare un percorso di attivazione politica che vada oltre la partecipazione elettorale e ricostruisca un tessuto di lotta, contrasti la povertà, lo sfruttamento e il razzismo. Vogliamo costruire un discorso che non parli solo alle pance della gente per stimolarla all’odio verso chi sta un po’ peggio, ma parli alla testa e ai cuori e riattivi la volontà di fare», spiega ancora Carofalo, 37 anni, assegnista in Filosofia all’Orientale di Napoli. «In Italia ci sono milioni di persone impegnate contro la prevaricazione e lo sfruttamento e non riescono a mettersi insieme e farsi sentire. Noi vogliamo metterle insieme. Un obiettivo molto più grande del 3% alle prossime elezioni. Noi siamo molto più ambiziosi. Non siamo però una forza populista, abbiamo un progetto chiaro per il paese, portiamo i temi che nessuno affronta, la redistribuzione della ricchezza, la difesa e l’implementazione dei diritti dei lavoratori, siamo, per questo, semplicemente una forza popolare».
Nel video, l’intervista dell’Ansa a Franco Turigliatto
Porte chiuse a LeU con cui pure, alcuni soggetti in Pap avevano condiviso «il percorso del Brancaccio a cui una parte di noi aveva guardato con simpatia, ma la sua evoluzione ha tradito gli scopi iniziali. Sono state prese decisioni tra quattro mura, a porte chiuse, passando sulla testa di chi quel percorso lo aveva anche costruito. In questo senso mi pare evidente chi ha tradito quel percorso e non ci può essere convergenza. Sono gli stessi di prima, non c’è discontinuità. Viola riprende l’intervista al Corriere della Sera di oggi di Massimo D’Alema: «Dice che loro vogliono fare l’alleanza col Pd. È un corteggiamento disperato ormai. Rispondetegli. Alcune coppie sono difficili da separare definitivamente», scherza.
E sui 5 stelle? «Mai incontrati, non faremo alleanze. Non c’è alleanza possibile con chi non è chiaro sui temi come l’Europa e il razzismo. C’è un’ambiguità radicale su questo. Decidesse Di Maio cosa vuole fare visto che cambia idea ogni giorno». Le liste ci saranno, dicono sicuri gli esponenti di Pap impegnati in queste ore alla raccolta firme. Nomi che escono dalle lotte come Stefania, lavoratrice Almaviva, Lina ex cuoca attualmente disoccupata, «la cuoca di Lenin», la chiama scherzando in conferenza stampa Viola, Suleyman rifugiato senegalese, Peppe, ex operaio attualmente senza fissa dimora, alcuni di loro presenti a Montecitorio. E anche Paolo Pietrangeli, l’autore di “Contessa”, presente anche all’affollata conferenza a Montecitorio assieme ad altri esponenti di Pap, da Giovanni Russo Spena a Paolo Ferrero, da FrancoTurigliatto di Sinistra Anticapitalista e, naturalmente, Maurizio Acerbo, attuale segretario nazionale del Prc. Dalle assemblee nazionali è partita l’indicazione per costruire assemblee territoriali che si sono svolte in più di 150 città scrivendo dal basso il programma e elaborando collettivamente le candidature. Ad oggi i candidati come capilista sui collegi plurinominali della Camera sono 32 donne e 31 uomini, ben oltre il 40% previsto dal Rosatellum per le quote di genere. Se alle politiche si dicono sicuri di esserci, lavori in corso per le Regionali. In Lombardia sicuramente no, «anche per questioni di tempi». Sulle altre Regioni, invece, “ci stiamo lavorando”. Ma anche in questo caso sono escluse alleanze. «Così come non è possibile alle politiche non lo sono nemmeno alle regionali. Non siamo mica schizofrenici», conclude Carofalo.
«D’Alema torna ad annunciare la disponibilità di Liberi e Uguali a partecipare a un “governo del presidente” dopo le elezioni – dice anche Maurizio Acerbo – con un Parlamento che si dia un compito “costituente”. Altro che ricostruire la sinistra, LeU serve per allearsi col PD dopo le elezioni, cosa già anticipata dall’alleanza nel Lazio. E si prepara un film horror: gli ultimi due governi del presidente, con una maggioranza che andava dal PD a Berlusconi, sono stati quelli Monti e Letta. Entrambi sostenuti dai fondatori di LeU. L’uomo della Bicamerale torna in azione e non possiamo che preoccuparci, visto che i due riusciti stravolgimenti della Costituzione degli ultimi venti anni – modifica Titolo V e introduzione del pareggio di bilancio – sono passati con il voto del “centrosinistra autentico” di D’Alema, Bersani e compagnia. Si conferma la nostra scelta di non mischiarci con i soliti noti e di lavorare per una lista come Potere al popolo che si batterà per la Costituzione senza se e senza ma. Solo votando Potere al popolo si potrà contare su una coerente opposizione di sinistra nel prossimo Parlamento».