Dopo 50 anni Parigi ritira il progetto devastante dell’aeroporto. Hanno vinto gli zadisti ma la lotta continua. Il 10 febbraio grande festa
di Checchino Antonini
Cinquant’anni di lotta, dieci di occupazione. Manifestazioni memorabili. Decine di migliaia di persone – campagnoli, cittadini, occupanti, giovani e vecchi, mobilitati tante volte sul territorio e altrove. Riunioni, giorni e notti di festeggiamenti. Centinaia di comitati di supporto. E infine: la vittoria! Il 10 febbraio sarà una grande giornata di festa perché il governo Macron ha abbandonato ufficialmente il progetto dell’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes. Ma, l’annuncio dell’abbandono – accolto con grida di gioia dagli abitanti della Zad – è stato accompagnato dall’afflusso di truppe di gendarmeria nelle città vicine, Nantes e Rennes, e dagli ordini di sgombero per i militanti ecologisti che da anni occupano la zona, e che si sono insediati nei 1.650 ettari costruendo abitazioni più o meno precarie, con tanto di ‘torre di controllo’ per tenere alla larga le ruspe. 350 persone stabili, che in estate salgono a 600 o più. Era il 17 gennaio scorso quando il primo ministro, Edouard Philippe, ha precisato che le «terre ritroveranno la loro vocazione agricola», i contadini che avevano accettato l’esproprio potranno recuperare i terreni ma gli altri, che occupano «illegalmente» terre e fattorie, hanno tempo fino a primavera. Con la mediazione di José Bové, eurodeputato verde, volto storico dei no global francesi, gli “zadisti” hanno liberato le tre strade bloccate da anni.
Ma la lotta continua per quella che è famosa come la “lotta più antica di Francia”. Ma il futuro immediato ha un nome in codice: D281, dal nome della strada dipartimentale che attraversa la ZAD, tre piccoli chilometri e mezzo, chiusi dalle amministrazioni nel 2013. «Le baracche che occupano parte della strada devono essere evacuate, gli ostacoli ritirati, la circolazione ristabilita. Se ciò non avverrà, le forze dell’ordine procederanno alla operazioni necessarie», ha detto Edouard Philippe nel corso del consiglio dei ministri.
I blocchi avevano creato una sorta di ‘percorso a ostacoli’ sulla statale D281, la strada delle chicane, la strada Mad Max, come l’avevano soprannominato i gendarmi, con baracche dall’una e dall’altra parte. Gli occupanti vorrebbero restare e ottenere dei dorsi d’asino e delle limitazioni alla velocità. Sarà importante, per i movimenti, nello scontro simbolico in atto sul destino della strada, conservare tracce delle barricate, le carcasse di auto riempite di terra dove l’erba ha cominciato a crescere. Per questo «il movimento (convergenza di varie componenti, ndr) si impegna a rispondere lui stesso a questa richiesta per evitare un intervento della polizia che non farebbe che avvelenare la situazione».
Le ragioni di una vittoria
Notre-Dame-des-Landes è un comune francese di 1.961 abitanti situato nel dipartimento della Loira Atlantica nella regione dei Paesi della Loira, non lontano da Nantes. La ZAD (Zone à Défendre) non è una parola sconosciuta in Francia dove la contestazione dei grandi progetti inutili ha stimolato la nascita di movimenti di resistenza e autogestione su larga scala. A Bure una rete di protesta si è scagliata contro la costruzione di una struttura per lo smaltimento dei rifiuti nucleari, a Sivens un’ulteriore ZAD è sorta per contestare il progetto di costruzione di una diga nel bacino della Garonna. Ma la ZAD di Notre Dame des Landes è quella che fa più parlare di sé.
«L’aeroporto delle divisioni»: l’ha bollato il premier Edouard Philippe. Il progetto di aeroporto – era stato ribattezzato ironicamente ‘Ayraultport’, dal cognome dell’ex premier socialista, Jean-Marc Ayrault, che fu tra i più accaniti sostenitori e che oggi ha la faccia tosta di denunciare una «negazione della democrazia» quella che è una grande vittoria popolare contro un’opera devastante per 1100 ettari di aree protette, e inutile, come il Tav. Tra i motivi della bocciatura, il costo fino a 730 milioni di euro del nuovo scalo mentre le spese di ammodernamento di quello già esistente nella vicina Nantes non superano i 460 milioni.
Una vittoria che viene da lontano
A partire dai contadini di NDDL nel 1974, il movimento di opposizione ha saputo aggregare il sostegno delle popolazioni locali. Riesumato agli albori degli anni 2000, il progetto scatenerà la creazione dell’ACIPA (Associazione Cittadina Intercomunale in Difesa delle Popolazioni interessate), così come il Coordinamento degli Oppositori al progetto dell’Aeroporto che oggi ha assorbito un numero considerevole di associazioni, sindacati e movimenti politici. Nel 2008, quando la presunta utilità pubblica del progetto è dichiarata, il gruppo “Habitants qui resistent” (Abitanti che Resistono) lancia l’iniziativa di occupazione dell’area. Appello accolto da ecologisti radicali ed anticapitalisti che occupano ritrovi abbandonati, fattorie, costruiscono capanne. I sabotaggi e gli atti di resistenza si moltiplicano di fronte ai numerosi tentativi di espulsione e le copiose somme finanziarie offerte ai contadini al fine di abbandonare la zona adibita alla costruzione fanno chinare il capo a qualcuno e in egual modo rafforzano chi resiste.
Nel 2012 i primi processi alzano la bandiera della repressione contro le migliaia di manifestanti scatenando la gremita manifestazione di protesta che con i suoi 10mila partecipanti e 200 trattori scoraggia il governo, frenando un gran numero di ricorsi giudiziari. Durante il mese di ottobre, la distruzione di numerose strutture occupate e l’impiego di 2000 agenti delle forze dell’ordine in quella che resterà tristemente alla memoria come “la sconfitta dell’operazione César” termina con l’installazione a lungo termine della celere sul terreno militante e la creazione di una commissione di dialogo con il governo. Con l’occupazione della fattoria di Bellevue nel 2013 l’occupazione poliziesca giunge rapidamente a termine e i tentativi di costruzione continuano ad essere sabotati. Il 22 febbraio del 2014 in occasione dell’annunciata apertura dei cantieri, 50mila persone sfilano a Nantes numerosi attacchi della polizia che colpiranno non soltanto la ZAD di NNDL. Il 25 ottobre, porteranno all’assassinio di Rémi Fraisse sulla ZAD di Sivens.
Nell’autunno del 2015 il primo ministro Manuel Valls dichiara di voler ancora intraprendere la costruzione dell’aeroporto e violente procedure di espulsione sono messe in atto. Procedure che, grazie all’instancabile resistenza, falliscono miseramente. Il 2016 si conferma come un ulteriore anno di operazioni d’evacuazione. Un referendum locale, il 26 giugno 2016, si esprime a favore dell’aeroporto. Ma Notre Dame des Landes resiste.
Nel 2009, i contadini hanno il coraggio di dare una mano ai giovani ecologisti radicali e li invitano a rimanere nella Zad. La mossa contro l’aeroporto prende la parte di occupazione della terra, legalmente di proprietà pubblica. Questa occupazione diventerà l’arma principale negli equilibri di potere tra lo Stato e il suo apparato repressivo, le autorità locali, le multinazionali e i datori di lavoro locali. Il fallimento dell’evacuazione della polizia nel 2012 è una grande sconfitta politica per lo stato, il governo, il Partito Socialista che da sempre è favorevole al progetto.
Mentre il movimento sociale accumula ovunque sconfitte, questa lotta riporta alla memoria altre lotte vittoriose: in Larzac, contro gli impianti nucleari di Pellerin, Plogoff, il Carnet. Serve da catalizzatore per la sfida contro il governo Hollande apre la porta ad altre lotte, una ragione in più per lo stato di non cedere. È da questa lunga occupazione, di fronte alle repressioni poliziesche e giudiziarie, che nasce lo Zad: un luogo di vita lontano dal mondo dei media, una fonte di speranza in cui migliaia di giovani si stabiliscono, a volte in modo permanente. Una piccola società, che alla fine creerà forti legami di solidarietà con gli abitanti della regione.
Lo Zad non si allontana dalle lotte: solidarietà, riecheggia le lotte dei popoli di tutto il mondo, produce cibo per i migranti dalla regione e altrove, incontra i sindacalisti, sostiene i lavoratori nella lotta contro la povertà, contro la loi travail, il jobs act in salsa francese, e le prescrizioni aitoritarie di Macron. Scrive il sito del Noveau Parti Anticapitaliste, organizzazione sorella dell’italiana Sinistra Anticapitalista: «È tutta la diversità del nostro campo sociale che si trova intorno a Notre-Dame-des-Landes».
Poliziotti e messinscena dei media
Il governo Macron, con la spettacolare messinscena poliziesca a benficio dei media, ha tentato di accreditare l’opzione di riqualificazione dell’attuale aeroporto con tavoli tra funzionari e amministratori locali mentre le tv trasmettevano il discorso della gendarmeria dipingendo gli “zadisti” come veterani guerrieri. La sfida era mostrare al pubblico un governo al lavoro, quando la decisione era già stata presa. «Ora è una questione di preservare la Zad dalla normalizzazione capitalista. Per noi attivisti anticapitalisti, la terra appartiene collettivamente a coloro che la lavorano, che non ne fanno un oggetto di speculazione. Ci uniamo a quelli della Zad che hanno dichiarato pochi giorni fa che lo stato “è e resterà, per noi, un avversario politico e [che] continueremo a costruire le nostre realtà”».
Lasciate vivere la Zad
Per evitare uno scontro di polizia, il governo potrebbe quindi consentire al movimento di gestire parte della terra stessa. Per molto tempo, il movimento si è organizzato per una vittoria. Un’interfaccia legale con lo Stato coesisterebbe con la “Assemblea degli usi e dei beni comuni”, una sorta di “parlamento” di occupanti e abitanti dello Zad. Coloro che coltivano, allevano, trasformano il cibo, riparano, producono, costruiscono, inventano, educano, scrivono e leggono. Parte della “normalizzazione” è indubbiamente inevitabile in uno stato capitalista. Ma spetta al movimento, nella più ampia unità possibile, preservare e lasciare che tutto ciò che nelle esperienze Zad prende vita. Il raduno del 10 febbraio sarà l’occasione per una festa. La Dichiarazione di pubblica utilità quel giorno sarà morta, e con essa l’aeroporto. «Ma sarà anche il momento di mostrare la nostra determinazione a vivere lo Zad!», concludono gli anticapitalisti.