Lo spauracchio della Legge Fornero si aggira in campagna elettorale
di Federico Giusti
In campagna elettorale si dice tutto e il contrario di tutto soprattutto in un paese la cui memoria è fin troppo labile , da sempre e non solo da ora, tra giravolte clamorose.
Tra chi oggi urla contro la Fornero ci sono parlamentari che l’innalzamento dell’età pensionabile lo hanno votato in Parlamento, sindacalisti che non hanno indetto una sola ora di sciopero, giornalisti che invocavano l’abbattimento del debito e il rispetto del Bilancio mentre benedivano leggi inique o provvedimenti anticostituzionali.
Detto ciò, innumerevoli sono i soloni a metterci in guardia dai pericoli derivanti dalla eventuale revisione della Fornero (che a scanso di equivoci sarà, nel migliore dei casi, solo ritoccata abbassando di poco l’età pensionabile e soprattutto lasciando inalterato il meccanismo previdenziale tra calcolo secondo il sistema contributivo ).
Non poteva mancare l’uomo del Fondo Monetario Internazionale, il sig Spending Review Cottarelli, a dirci, con l’allegra compagnia dei giornali padronali, quanto sia costosa la cancellazione della Fornero. E costosa questa operazione lo è effettivamente (i nostri interlocutori sono documentati molto più dei politicanti in campagna elettorale), costosa per le casse di uno Stato che privilegia invece gli sgravi alle imprese, il finanziamento degli aerei da guerra e dei nuovi sistemi di arma ritenendo ormai la spesa sociale un ramo secco da tagliare.
Ma non solo è partita la campagna di paura sulla tenuta dei conti, ci dicono che abbassare l’età pensionabile sarebbe pericoloso anche per il sistema Italia, rallenterebbe il Pil di “almeno 20 punti” e “per un paese già con debito al 130% non è una cosa da niente”.
Lo dice Carlo Cottarelli, ogni giorno viene intervistato come responsabile dell’Osservatorio sui conti pubblici presso l’Università Cattolica di Milano, una voce autorevole, e fin troppo ascoltata in certi ambienti, a sostegno delle politiche di austerità. I padroni non vogliono abbassare l’età pensionabile così come rifuggono dall’idea che le nuove tecnologie e la roobotizzazione dovrebbero consentire la riduzione dell’orario settimanale. Lavorare fino a 70 anni, con orari e carichi di lavoro sempre più pesanti mentre la tecnologia la fa da padrona induce a qualche riflessione e non solo sull’utilizzo della tecnologia e sulla esponenziale crescita dei profitti ma anche sulla incapacità della politica di leggere i processi di trasformazione senza adeguarsi ai dettami di chi li governa.
Un costo economico l’abbassamento dell’età pensionabile e la riduzione della settimana lavorativa l’avrebbero ma anche positive ricadute sociali e sulla stessa economia dei consumi. Di fatto Confindustria non si fida fino in fondo della coalizione di centro destra, ha paura di quel populismo che porta i leghisti a dire tutto e il contrario di tutto e alla fine a non tutelare gli interessi forti. Hanno paura di qualche cedimento post elettorale sulla Fornero, sul sistema di tassazione, sulla tenuta dei conti, argomenti, invece, che in casa Pd vedono posizioni più vicine ai voleri padronali. E’ un paradosso ma è proprio così: se la flat Tax di Berlusconi favorisce i grandi capitali, gli interessi spiccioli dei padroni sono tutelati dall’europeismo e dalle politiche di moderata austerità del Pd e dei suoi alleati.
Secondo Cottarelli si possono fare alcune cose “solo se si trovano coperture”, si potrebbero eliminare le detrazioni, lavorare di più sulle coperture. E il piano di Cottarelli, che annuncia un report prima delle elezioni, è stato sempre apprezzato dal M5S con 32 miliardi di euro di risparmi (o di tagli ?) nell’arco di un triennio.
Tagli quindi, ridurre la tassazione, detassazioni permanenti e generalizzate, ridurre il debito, sono ricette liberiste per le quali occorrono coperture finanziarie che deriveranno dai tagli al welfare agli appalti, dalla crescita dello sfruttamento. Sarà per questo motivo che agitano come spauracchi l’abbattimento della Fornero e la riduzione dell’età pensionabile, che vengano da destra o da estrema sinistra restano per gli ambienti padronali una minaccia all’utilizzo dei soldi pubblici a fini di classe, ossia a ridurre le tasse delle imprese, a costruire un sistema di tassazione iniquo ma funzionale ai poteri forti e ovviamente il permanere delle politiche di austerità. Lavorare di più e sempre i soliti, invecchiare al lavoro, avere assegni previdenziali da fame, non rivalutare le pensioni medie al costo della vita,ridurre in sostanza gli anni senza lavoro nella nostra esistenza (tornando a quando non esistevano le pensioni e si lavorava fino all’ultimo per non gravare sui figli e dipendere solo dal loro aiuto) sono questi gli slogan dei nostri nemici di classe, quelli per i quali la pensione a 70 anni è inevitabile, giusto per il bene del Pil e per la fantomatica ripresa. Gli stessi per altro che piangono davanti agli operai morti sul lavoro ma non si chiedono se questi omicidi non siano causa anche dell’aumento dei ritmi e dei tempi di lavoro.