Per la visita nella capitale di Erdogan innalzato a livello 2 l’allerta sicurezza per proteggere la passerella del massacratore del popolo kurdo
di Marina Zenobio
AGGIORNAMENTO. ci è stato comunicato che all’interno alla campagna #ErdoganNotWelcome , contro la visita del presidente turco a Roma, il 5 febbraio dalle ore 11 la Rete Kurdistan Roma ha organizzato un presidio presso i giardini di Castel Sant’Angelo, lato via Triboniano.
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Lunedì 5 febbraio il presidente dittatore turco Recep Tayyip Erdogan sarà a Roma dove, oltre alle massime cariche dello stato italiano – il presidente della repubblica Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni – incontrerà anche il papa.
La sua visita in Italia arriva mentre è in corso una violenta offensiva militare dell’esercito turco contro la popolazione dell’enclave kurdo-siriana di Afrin, offensiva sostenuta sia dalla Russia che dagli Stati Uniti; e mentre ancora si sentono le conseguenze, in termini di violazione di diritti umani, dell’ondata di purghe ordinate da Erdogan dopo il fallito colpo di stato del 2016. Senza dimenticare la detenzione arbitraria del blogger e regista italiano Gabriele del Grande e la persecuzione contro gli attivisti di Amnesty International tra cui il presidente Taner Kilic, arrestato otto mesi fa per presunti vincoli con la rete golpista Fethullah Gulen, liberato mercoledì scorso in attesa di processo. Kilic ed altre 10 attivisti di AI corrono il rischio di essere condannati a 15 anni di prigione per “terrorismo”.
Questa è la Turchia di Erdogan, il sultano che le più importanti cariche istituzionali italiani si preparano ad accogliere. Per assicurargli una tranquilla passerella, a riparo da ogni contestazione, il Comitato provinciale per l’ordine pubblico tenuto dal prefetto Basilone e il questore di Roma Guido Marino, hanno ritenuto opportuno “giocare” alla guerra innalzando a livello 2 l’allerta sicurezza in città, quello che precede l’attacco in corso. Saranno messi in campo 3500 agenti, mezzi corazzati con armamenti pesanti dei carabinieri e stabilita una vasta “zona verde” nel centro della città eterna (come già sperimentato l’anno scorso in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma) che andrà da San Pietro a Piazza del Popolo e dalla stazione Termini fino al Colosseo e al Circo Massimo. Quindi chiuso il centro storico della capitale dove saranno effettuati controlli degli accessi alle zone più sensibili.
Il tutto in risposta alle annunciate mobilitazioni contro la presenza di Erdogan a Roma. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il portavoce della Rete Kurdistan in Italia, Alessio Arconzo, ha dichiarato: “Non abbiamo ancora definito una tabella di marcia. Non abbiamo ancora dato un appuntamento pubblico. Capiremo nelle prossime ore. Stiamo ragionando anche con la comunità kurda, con tutti i compagni e le compagne solidali, nonché con tutte quelle organizzazioni che, a vario titolo, si sono sollevate contro le politiche di Erdogan in Turchia”.
Mentre a Roma viene atteso con tutti gli onori, Erdogan ha dovuto rinunciare alla sua prossima visita in America Latina dove, paesi come Uruguay e Brasile in primis, in cui vivono numerose comunità armene che non hanno dimenticato il genocidio del 1915-1916, hanno minacciato dure proteste.