Immaginate un mondo dove sciami di api-droni volano di fiore in fiore per catturare il polline? Potrebbe diventare realtà. Monsanto è già all’opera
di Marina Zenobio
L’esistenza delle api è in pericolo. Responsabili l’inquinamento ambientale e, in particolare, l’incremento delle coltivazioni transgeniche che hanno bisogno di ingenti quantità di pesticidi. Così che, nell’ultimo decennio, intere colonie di api sono scomparse, evento che rappresenta un pericolo per l’agricoltura e l’alimentazione umana, perché le api ci regalano i due terzi dell’impollinazione dei vegetali e della frutta che finiscono nei nostri piatti.
Per rispondere al genocidio delle nostre piccole amiche, la Monsanto Beeologics – che già monopolizza il mercato dei semi transgenici, dei brevetti dei semi e dei pesticidi – si sta organizzando anche per utilizzare in alternativa le api robot, studiate e prodotte dal Wyss Institute at Harvard University per il progetto “Robobees”.
Funzionando e controllabili come piccolissimi droni, oltre a curare l’impollinazione artificiale (ma quale? quella per propagare coltivazioni transgeniche mettendo quindi in pericolo quelle ecologiche?), le robot bees potrebbero anche essere utilizzare per il controllo militare e del traffico.
Il progetto è stato fortemente voluto e finanziato dal governo degli Stati Uniti che, invece di imporre limiti e moratorie all’utilizzo dei neonicotinoide – pesticida altamente neurotossico derivato dalla nicotina, che può essere spruzzato sulle foglie, messo nel suolo in forma granulare o usato per trattare i semi – ha preferito cercare soluzioni nell’ingegneria informatica.
Più recentemente, come riportato dalla rivista Forbes, anche l’Istituto nazionale di scienze e tecnologie industriali avanzate (Aist ) di Tsukuba, in Giappone, sta sviluppando robot impollinatori progettati per rimpiazzare api e farfalle che sono ormai in declino a causa dei pesticidi.
Secondo i ricercatori le api artificiali potranno essere impiegate tra meno di dieci anni. Anche se restano ancora da perfezionare le potenzialità selettive dei droni ma, soprattutto, restano i dubbi sulla sostenibilità economica dell’impollinazione artificiale su vasta scala.
Comunque sia, si continua a non puntare l’attenzione su un aspetto particolare, quello per cui la relazione tra l’essere umano e la natura deve venire prima di questo tipo di proposte. In altre parole la soluzione del problema deve ricercarsi da un’altra parte, non dobbiamo continuare ad andare verso un mondo sempre più ostile alla vita ma il contrario. Pertanto il principio di soluzione esige un altro tipo approccio.
E’ indubbio che l’uso delle api robot, se sarà, rappresenta la soluzione sbagliata al problema, ci porterà ad un punto di non ritorno e solleva serie questioni etiche per quanto riguarda la relazione tra l’uomo e la natura. Una volta posta questa domanda bisogna solo cercare la risposta e agire di conseguenza. La risposta dovrebbe essere, idealmente, la negazione del modello attuale di agricoltura che utilizza in forma massiva i pesticidi, principali nemici delle api.
Ancora una volta, la soluzione è un ritorno alla natura, all’ecologico, al naturale non invasivo, ed è necessario che questo tipo di approccio sia a livello globale, unico modo di cambiare le cose in forma reale.
Non dobbiamo dimenticare che se le api scompaiono noi scompariremo con esse. Non sarà domani ma potrebbe essere presto.