[foto di Claudia Guido, Rudra a una manifestazione assieme ad altri familiari di vittime di abusi in divisa]
Caso Bianzino. Con due nuove perizie, il figlio Rudra rilancia la battaglia per verità e giustiza. Aldo è morto in carcere a Perugia nel 2007
di Ercole Olmi
Ci sono nuove carte sulla morte di Aldo Bianzino. A undici anni dalla morte del pacifico ebanista, avvenuta nel carcere di Perugia Capanne dopo circa 48 ore dall’arresto, il caso potrebbe essere a una svolta. Ne è convinto il figlio Rudra che chiede con forza, supportato, tra gli altri da Acad, di riaprire le indagini per omicidio. Da due perizie svolte da consulenti medici della famiglia emergono nuovi elementi sulle lesioni che hanno portato alla morte del falegname 44enne. Per questo Rudra, che all’epoca dei fatti aveva solo 14 anni e fu lasciato solo nella cascina di Pietralunga, solo con la nonna di 91 anni, ha depositato nelle scorse settimane una richiesta di riapertura delle indagini per omicidio a carico di ignoti, che è ancora al vaglio della Procura.
Secondo le due perizie, effettuate a novembre dai consulenti medici della famiglia Luigi Gaetti e Antonio Scalzo, la causa della morte di Aldo Bianzino, deceduto il 14 ottobre 2007, sarebbe riconducibile a una «emorragia subaracnoidea» provocata però «non dalla presenza di un aneurisma ma da un evento traumatico», è stato spiegato in una conferenza stampa al Senato. E la lesione epatica, che finora è stata considerata legata alle «manovre di rianimazione», sarebbe – secondo queste perizie – invece contemporanea all’altra. «Le lesioni sono sovrapponibili – ha detto in conferenza stampa l’avvocato Cinzia Corbelli, legale di Branzino assieme all’avvocato Massimo Zaganelli – sono insorte contemporaneamente e almeno 2 ore prima del decesso».
«La battaglia che sto portando avanti va al di là della voglia di giustizia per mio padre – ha sottolineato oggi Rudra – ha una valenza generale. Bisogna fare chiarezza su questa vicenda – ha aggiunto, citando anche anche i casi Cucchi e Uva – non possiamo permetterci di avere questi dubbi – ha sottolineato definendosi un – figlio senza famiglia che chiede di vivere in uno stato di giustizia». Nel corso di una conferenza stampa in Senato ha anche lanciato una petizione online per «supportare questa richiesta di verità e giustizia» e ha chiesto che «venga aperta una Commissione di inchiesta parlamentare per tutti i casi sospetti di persone morte sotto custodia delle istituzioni». Presente anche il senatore Luigi Manconi, all’epoca sottosegretario alla Giustizia, che ha sottolineato: «Un cittadino posto sotto tutela dello Stato deve rappresentare il bene più prezioso». Il fascicolo per omicidio a carico di ignoti sulla morte di Bianzino venne archiviato dal gip di Perugia nel dicembre del 2009 mentre un agente di polizia penitenziaria è stato condannato per omissione di atti d’ufficio.
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