Una settimana di musica, teatro e poesia nel cimiero di Staglieno per la settimana dei Cimiteri Storici Europei. Galleria fotografica di Ugo Roffi.
L’amore ci separerà, cantava disperato Ian Curtis nel 1980 nella canzone forse più celebre dei Joy Division, la band post punk britannica che pochi mesi dopo avrebbe pianto la morte del suo frontman. Ed è a Staglieno che si trova la statua dell’angelo disteso (Tomba Ribaudo) raffigurata nella copertina del disco “Love Will Tear Us Apart”.
Qualche anno fa Peter Hook, a Genova per una data del suo tour, non perse l’occasione di andare a Staglieno per visitare la tomba della famiglia Appiani che 35 anni prima era stata utilizzato per la copertina dell’album “Closer”. “Mi sento molto onorato di essere qui. Ian (Curtis, ndr) avrebbe amato questa visita”, disse quello che allora era il bassista dei Joy Division.
Questa è solo una delle tante storie che si possono raccontare sul cimitero monumentale di Staglieno a Genova, una “città” di oltre 330 mila metri quadrati, che dal 28 maggio al 3
giugno in occasione della “Settimana dei Cimiteri Storici Europei” promossa dall’Associazione Cimiteri Storici Monumentali Europei, apre le sue porte per visite guidate ed eventi.
Un programma particolarmente interessante che racconta la complessità e la ricchezza di quello che è considerato (con quello di Messina) uno tra i più importanti cimiteri monumentali d’Europa. Il 29 maggio al Pantheon alle 18,00 si esibirà l’Ensemble del Teatro Carlo Felice “Archi all’Opera”; il 31 maggio il Coro 4 Canti e il Coro Daneo eseguiranno brani di Fabrizio De André; il 2 giugno al Tempio laico con la collaborazione del Teatro dell’Ortica ci sarà spazio per la narrazione in musica con “Spoon River in bianco”. Altri eventi sono invece dedicati agli interventi di restauro effettuati all’interno del cimitero, il primo e il 2 giugno.
Staglieno è anche un museo a cielo aperto conosciuto e ammirato in tutto il mondo. Qualche anno fa il fotografo inglese Mike Bunn, dopo averlo visitato, ne raccontò le atmosfere in una serie di scatti poi diventati una mostra a Dublino intitolata “Volto d’Angelo”. D’altronde la vastità e la grandiosità dei monumenti contenuti ne fanno uno degli esempi più “spettacolari” di architettura e scultura funebre.
A Staglieno riposano, tra gli altri, personaggi famosi e uomini di stato come Giuseppe Mazzini, Ferruccio Parri, presidente del consiglio e partigiano, Aldo Gastaldi, detto “Bisagno”, comandante partigiano, numerosi garibaldini ed altri che parteciparono alla spedizione dei Mille, il cantautore Fabrizio De André, la scrittrice Fernanda Pivano, il poeta Edoardo Sanguineti e la moglie di Oscar Wllde, Constance Lloyd.
Da un punto di vista storico, l’idea di costruire il cimitero nacque nel 1893 in seguito al decreto di re Carlo Alberto del 1832 (a sua volta ispirato all’editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804) che vietava, per ragioni di salute pubblica, la tumulazione all’interno delle mura cittadine, nelle chiese e nei cimiteri parrocchiali. La sua progettazione fu affidata all’architetto genovese Carlo Barabino nel 1835, che già aveva realizzato per Genova il Teatro Carlo Felice e il Palazzo dell’Accademia.
Visitare Staglieno vuole anche dire immergersi nella cultura e nelle tradizione dei genovesi che a metà Ottocento vivono una profonda trasformazione dovuta soprattutto al raggiungimento di un maggiore benessere. Sarà infatti la borghesia a dare un forte impulso alla costruzione del cimitero, dove nella monumentalità della tomba ostenta la propria opulenza.
Camminare per i suoi viali alberati o nelle gallerie polverose dove uomini e donne di marmo e pietra ricordano a chi passa la caducità della vita è un esercizio a volte faticoso, ciò nondimeno ricco di fascino e romanticismo.
Il programma della settimana.