Sbarchi, ong, rifugiati, accoglienza, naufragi: 5 numeri per capire
ROMA – Mentre in questi giorni si discute il caso della Nave Aquarius, prima tenuta ferma nelle acque tra Italia e Malta con 629 persone a bordo, e ora in rotta col mare grosso verso il porto di Valencia, si torna a parlare di “emergenza immigrazione” in Italia. Ma cosa dicono i numeri? Quante persone arrivano ogni anno nel nostro paese? Quante vengono soccorse dalle navi delle ong? E quanti di coloro che sbarcano sono rifugiati e richiedenti asilo?
I numeri degli arrivi. Per quanto riguarda i flussi via mare, il 2018 è di certo l’anno con il numero più basso di sbarchi nel nostro paese. Secondo i dati del ministero dell’Interno dal 1 gennaio al 14 giugno sono arrivate 15.445 persone (di cui 10.700 dalla Libia), il 76% in meno rispetto al 2017 quando nello stesso periodo sono arrivate 65.427 persone. Sul totale annuo già l’anno scorso era stato registrato un calo complessivo dopo gli accordi tra il nostro paese e la Libia. Alla fine del 2017 le persone sbarcate sono state 119.369 mentre nel 2016 erano 181mila, 154 mila nel 2015 e 170 mila nel 2014.
Ma quante delle persone arrivate in Italia sono state salvate dalle navi delle ong? Uno dei temi al centro del dibattito politico è proprio quello che riguarda il salvataggio in mare ad opera delle organizzazioni umanitarie. Secondo il rapporto realizzato dal comando generale della capitaneria di porto e Guardia costiera, dal titolo Attività Sar nel Mediterraneo centrale, nel 2017 su 114 mila persone soccorse in mare, 46.601 sono state salvate dalle navi delle organizzazioni non governative: Moas, Seawatch, Sos Mediterranèe, Sea Eye, Medici senza frontiere, Proactiva Open Arms, Jugend Rettet, Save the children. Di queste ora in mare, operative per le operazioni di Search and Rescue, sono rimaste solo Sos Mediterranèe con la nave Aquarius e Sea Watch. Il resto dei soccorsi ha riguardato le navi di Guardia Costiera, Marina militare italiana e Guardia di finanza per un totale di 29.190 soccorsi, a questi si aggiungono i 14.976 tratti in salvo dalle navi di Frontex, gli 11.355 dalla navi mercantili, 10.669 dalle unità militari di EunavforMed e 1.495 dalle unità militari esterne. Interessante anche il dato relativo al periodo 2014-2017. Come evidenziato anche da Ilaria Sesana su Altreconomia: in questi questi quattro anni le navi delle ong hanno soccorso 114.910 persone su un totale di 611.414, pari al 18,79% del totale. Ben più significativo è stato il contributo congiunto di Guardia Costiera (GC), Marina Militare (MM) e Guardia di Finanza (GdF) italiane, che complessivamente hanno tratto in salvo 309.490 persone, pari al 50,62% del totale.
Altro dato oggi molto contestato è sul reale numero delle persone che una volta salvate in mare e arrivate nel nostro paese hanno diritto a restare. Nel 2017 le domande accolte in prima istanza sono stare 33. 873, il 40 per cento di quelle esaminate (81. 527). Di questo l’8 per cento ha ricevuto l’asilo, un altro 8 per cento la protezione sussidiaria, mentre il 25 per cento la protezione umanitaria. Il 58 per cento invece ha visto la sua domanda respinta. Il dato è più o meno simile nel 2018. Nei primi 5 mesi sono state esaminate 40.064 domande di protezione: nel 6,5 per cento dei casi le persone hanno ricevuto lo status di rifugiato, nel 4,1% la protezione sussidiaria e nel 28,2 per cento la protezione umanitaria. Nel 61, 2 per cento un diniego.
Quanti migranti sono accolti in Italia? E come funziona il sistema? Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Interno ad aprile 2018 nelle strutture di accoglienza sono presenti 173 mila persone. Di queste, la stragrande maggioranza è ospitata in centri prefettizi, i cosiddetti Cas (centri di accoglienza straordinaraia) per una cifra pari a 138 mila presenze. Ci sono poi 8.990 persone nei centri di prima accoglienza, 25.657 persone nei centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e 453 persone negli hotspot. Nella pratica, dopo lo sbarco in Italia le persone vengono identificate nei centri hotspot che si trovano nei luoghi di primo approdo. Dopo la prima assistenza, chi fa domanda di asilo viene trasferito nei centri di prima accoglienza o nei centri temporanei. Mentre la seconda accoglienza viene svolta nei centri Sprar, che sono progetti di accoglienza portati avanti insieme agli enti locali. Ma la scarsità di posti messi a disposizione ha visto aumentare il ricorso negli anni ai centri prefettizi, di accoglienza straordinaria. Da tempo le maggiori organizzazioni che si occupano di migranti e rifugiati hanno chiesto di ampliare la rete Sprar, ma ad oggi nonostante un aumento delle strutture di seconda accoglienza, la gestione del fenomeno rimane in larga parte emergenziale.
Nonostante il numero degli arrivi sia in progressiva diminuzione, rimane alto il numero delle persone che via mare perde la vita. Secondo i dati dell’Unhcr aggiornati al 12 giugno 2018, dall’inizio dell’anno su un totale di arrivi pari a 35.090 persone tra Italia e Grecia, si contano già 784 morti, di cui circa 500 nella rotta tra l’Italia e la Libia. L’anno scorso le vittime del mare sono state 3.081, l’anno precedente 5.096. 172.301 362.753 Morti 784 3.081 5.096. (Eleonora Camilli)
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