Prima gli sfruttati: un corteo nazionale contro le disuguaglianze per la solidarietà dal basso e il conflitto. Oggi a Roma Usb e Potere al Popolo
Prima gli sfruttati: la riposta al suprematismo del vicepremier razzista e al gentismo del vicepremier ventriloquo è racchiusa in tre parole. Prima gli sfruttati, il contrario del sovranismo e del populismo. L’opposizione al governo giallo verde, di destra e xenofobo, liberista e antipopolare, scende in piazza oggi, 16 giugno a Roma, nella sua complessità sociale e politica, «per rivendicare accoglienza per i migranti, diritti sociali per tutti, casa, reddito, sicurezza e diritti sui posti di lavoro per bloccare con il conflitto e la solidarietà la guerra tra poveri, la frammentazione sociale, la repressione delle lotte e le disuguaglianze», spiega Potere al Popolo che, con Usb ha lanciato l’appuntamento dalla sua quarta assemblea nazionale, quella di Napoli del 26-27 maggio scorso quando ancora la compagine giallo verde era un’eventualità soltanto e il teatrino della politica dava il peggio di sé con la vicenda Savona (che il suo piano B sia una beffa per i lavoratori lo spiega bene questo articolo di Marco Parodi) e con la prova di mandato a Cottarelli, tagliatore di welfare, uomo dell’austerità.
Prima gli sfruttati: la riposta al suprematismo del vicepremier razzista e al gentismo del vicepremier ventriloquo è racchiusa in tre parole. Prima gli sfruttati, il contrario del sovranismo e del populismo. L’opposizione al governo giallo verde, di destra e xenofobo, liberista e antipopolare, scende in piazza oggi, 16 giugno a Roma, nella sua complessità sociale e politica, «per rivendicare accoglienza per i migranti, diritti sociali per tutti, casa, reddito, sicurezza e diritti sui posti di lavoro per bloccare con il conflitto e la solidarietà la guerra tra poveri, la frammentazione sociale, la repressione delle lotte e le disuguaglianze», spiega Potere al Popolo che, con Usb ha lanciato l’appuntamento dalla sua quarta assemblea nazionale, quella di Napoli del 26-27 maggio scorso quando ancora la compagine giallo verde era un’eventualità soltanto e il teatrino della politica dava il peggio di sé con la vicenda Savona (che il suo piano B sia una beffa per i lavoratori lo spiega bene questo articolo di Marco Parodi) e con la prova di mandato a Cottarelli, tagliatore di welfare, uomo dell’austerità.
Sarà uno striscione disegnato da Zerocalcare per l’Unione Sindacale di Base con la scritta »Prima gli sfruttati« ad aprire il corteo che muoverà alle 14 da piazza della Repubblica e terminerà a piazza San Giovanni, dove ci saranno gli interventi della Federazione del Sociale USB, di ASIA, di una precaria, delle Brigate di Solidarietà Attiva, dei disoccupati della CGT di Lione. Chiuderà la prima parte Aboubakar Soumahoro, nel nome di Soumaila Sacko, il sindacalista USB assassinato il 2 giugno a San Ferdinando con un colpo di fucile alla testa. A seguire inizierà una grande assemblea nella quale prenderanno la parola i tanti movimenti, associazioni, partiti e centri sociali che hanno aderito alla giornata di lotta. È annunciato l’arrivo di decine di pullman da tutta Italia. Ad aprire il corteo sarà proprio una delegazione dei braccianti della piana di Gioia Tauro, compagni di lavoro e di lotta di Soumaila, e dei lavoratori delle campagne del Foggiano.
«L’Italia è la nazione dell’Occidente con il più alto livello di disuguaglianza sociale – ha detto Guido Lutrario, della federazione del Sociale USB – nel contratto di governo dettato dai mercati non si parla di casa, mentre sono spariti i 17 mld per il reddito di cittadinanza. Rimaniamo un paese in cui milioni di lavoratori non sono più tutelati dalla contrattazione collettiva e nel quale il sindacato concertativo si limita a una funzione di controllo sociale. Lo slogan di Salvini »prima gli italiani« non ha senso perché cozza con la condizione reale dell’Italia, come dimostrano i tragici fatti di San Ferdinando». «Abbiamo scritto da tempo ai ministri Di Maio e Toninelli chiedendo incontri ufficiali – ha sottolineatoPaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale USB – ma al di là delle pubbliche rassicurazioni televisive non abbiamo ricevuto alcuna convocazione. Su questo governo il nostro giudizio, soprattutto sulla base delle quotidiane esternazioni del ministro dell’Interno, per il momento non può essere che molto duro». «La manifestazione – ha aggiunto Aboubakar Soumahoro, coordinamento lavoratori agricoli USB – darà voce ai milioni di vittime delle politiche di austerità. Sfileranno insieme braccianti e riders, accomunati da paghe orarie di 3 euro, quando non sono 2,5. Ricomporremo il blocco di lavoratori, precari, disoccupati, studenti e sabato daremo vita a una manifestazione ricca e combattiva. È la stessa lotta allo sfruttamento che a San Ferdinando portava avanti Soumaila Sacko. Al ministro Salvini ripeto: la pacchia è finita per lui, che finora ha vissuto in un mondo virtuale tutto social e smartphone. Si accorgerà di cosa significhi la realtà dei lavoratori schiacciati dalla Bossi-Fini e ghettizzati dalla Minniti-Orlando. Noi respingiamo il contratto di questa maggioranza che ha in sé tutti i sintomi dell’apartheid». «Rifiutiamo la logica dei poveri l’uno contro l’altro. Andiamo verso un periodo complicato, ma al governo devono sapere che sarà un periodo complicato anche per loro», ha detto Viola Carofalo.
Intanto, «In sette giorni 1.715 persone hanno versato 30.674 euro sul portale https://www.gofundme.com/soumaila per la campagna di raccolta fondi aperta dall’Unione sindacale di base in nome del proprio delegato Soumayla Sacko assassinato il 2 giugno a fucilate da un italiano già assicurato alla giustizia. Altri 7.429 euro sono stati versati sul conto corrente messo a disposizione dalla Federazione nazionale Usb, per un totale di 38.103 euro», fa sapere lo stesso sindacato promotore del corteo romano. «Una partecipazione importante, una solidarietà concreta che dice che questo valore non è completamente scomparso e che c’è un pezzo di Paese in grado di arginare le derive razziste e xenofobe che tentano di affermarsi a spallate. È il paese che speriamo di vedere numeroso in piazza sabato 16 a Roma per la manifestazione nazionale contro le disuguaglianze sociali e il 23 giugno a Reggio Calabria, per l’appuntamento in cui i lavoratori dalle campagne di tutta Italia manifesteranno contro lo sfruttamento e per i diritti. Vogliamo ringraziare tutti e tutte per questa importante partecipazione che non è evidentemente solo emotiva ma anche, fattore fondamentale in questo tempo, essenzialmente politica». «Martedì 12 – riferisce l’Usb – abbiamo incontrato i familiari di Soumayla Sacko assieme ai delegati agricoli di San Ferdinando. Con loro anche i legali che per la Usb stanno seguendo l’iter giudiziario dell’omicidio di Sacko. Sono state fatte alcune scelte importanti, quali la costituzione di parte civile dei familiari e dellaUsb nel processo. Si è discusso di come e quando garantire il rientro di Soumayla in Mali, dove l’aspettano la madre, la moglie, la figlia di 5 anni insieme ai fratelli e a tutti gli altri parenti. Non appena ci sarà il nullaosta della Procura, una delegazione di USB assistita da un nostro legale accompagnerà la salma in Mali per l’ultimo viaggio e per incontrare la famiglia. Abbiamo illustrato ai familiari anche l’esito della sottoscrizione e con loro abbiamo concordato l’utilizzo dei fondi raccolti, che serviranno in massima parte a garantire il più a lungo possibile una continuità di reddito alla moglie e alla figlia di Soumayla; a coprire le spese, che non possiamo ancora quantificare, per il rimpatrio della salma, e, come richiesto specificamente e pubblicamente dai familiari di Soumayla, a continuare l’organizzazione e la sindacalizzazione dei braccianti».
«Saremo in piazza con le nostre bandiere e con il nostro giornale tra i nostri compagni di Potere al Popolo – dice anche Sinistra anticapitalista, una delle anime di PaP – con i compagni di lavoro di Soumalya Sacko, bracciante e sindacalista, ucciso a fucilate mentre aiutava i suoi amici a trovare lamiere per la propria baracca. Saremo tra le vertenze e le esperienze di resistenza territoriale. E’ l’ora di una mobilitazione di lunga durata capace, come sta accadendo in Francia, di costruire la convergenza delle lotte. Non abbiamo alcuna fiducia in questo governo né nostalgia per quelli che lo hanno preceduto perché l’uno e gli altri sono espressione di rapporti di forza deteriorati, di decenni di crisi globale e sconfitte delle classi subalterne. Solo la lotta potrà costruire risposte ai nostri bisogni di casa, reddito, diritti».
«In un Paese che sembra schiacciato in una logica di discriminazione, odio e attacco ai più deboli, è di fondamentale importanza dimostrare fin da subito che esiste un’opposizione sociale ampia che invece parla di accoglienza, diritti sociali, reddito, sicurezza e diritti sui posti di lavoro e che si oppone alla retorica della guerra tra poveri con azioni pratiche di mutualismo e solidarietà dal basso. Soltanto se tutti noi iniziamo a muoverci, insieme, sarà possibile combattere le disuguaglianze sociali e i vincoli dell’Unione Europea che le ingigantiscono. Prima gli Sfruttati!», ha detto ancora Carofalo. Sarà la prima manifestazione nazionale contro il nuovo governo apertamente razzista dopo l’uccisione di un sindacalista dei braccianti in Calabria e il respingimento delle navi delle Ong. Soumayla Sacko stava aiutando due suoi fratelli a mettere assieme lamiera e cartone per costruirsi un rifugio. Non una casa, come spetterebbe ad ogni lavoratore agricolo ed alla quale dovrebbero provvedere i padroni delle terre, ma una semplice baracca dove riposare dopo le tante ore passate al lavoro.
«E’ la prima manifestazione per dire che non ci fidiamo delle promesse elettorali di questo governo – ricordano i promotori – il “cambiamento” promesso comincia a rivelarsi un ennesimo salto di qualità nella guerra tra poveri, in obbedienza ai vincoli delle politiche di austerità dettate dall’Unione Europea. E’ la prima manifestazione della nuova legislatura che porta in piazza la condizione delle periferie sociali e geografiche del nostro paese. Dunque e innanzitutto il problema della casa, il bisogno di aumentare l’esiguo patrimonio di edilizia popolare (in percentuale, il più piccolo d’Europa). E’ una manifestazione per mettere al centro dell’agenda politica nazionale il reddito, per combattere la precarietà, i bassi salari e la ricattabilità del posto di lavoro; per la creazione di posti di lavoro pubblici, per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. E’ una manifestazione che nella sua preparazione ha raccolto la spinta di altre questioni urgenti, come la risposta alle richieste delle popolazioni colpite dai disastri naturali (terremoti, alluvioni, ecc.), l’aumento delle pensioni minime e l’abolizione della legge Fornero. E’ una manifestazione che pretende l’abolizione delle leggi più odiose degli ultimi anni, dal Jobs Act alla Buona scuola. E’ una manifestazione contro ogni discriminazione di genere. E’ una manifestazione per rompere la passività, l’inutile attesa di un «salvatore» che risolva i nostri problemi. Perché soltanto se tutti noi ci muoviamo, e insieme, sarà possibile esercitare una pressione maggiore di quella che mettono in atto «i mercati», lo spread, le banche, la Troika. Soltanto se tutti noi ci muoviamo, e insieme, sarà possibile combattere le disuguaglianze sociali e i vincoli dell’Unione Europea che le ingigantiscono».
«Parteciperemo come Rifondazione Comunista e Potere al popolo alla manifestazione Basta disuguaglianze, indetta dall’Usb contro le politiche del governo, aperta dallo striscione “prima gli sfruttati” che è la migliore risposta al nazional-razzismo degli alleati di Berlusconi che oggi, come Hitler e Mussolini, vogliono passare per difensori del popolo – spiega Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, del coordinamento nazionale di Potere al popolo – saremo in piazza insieme ai compagni di Soumayla Sacko, il bracciante assassinato a Rosarno, e per dire no alla propaganda razzista che li ha trasformati in capro espiatorio. L’alternativa al fascioleghismo è mettere al centro gli autentici problemi sociali di questo paese: disoccupazione, precarietà, impoverimento crescente, smantellamento dello stato sociale. La flat-tax renderà più poveri la maggior parte degli italiani che oggi applaudono Salvini che li incita a odiare chi fugge dalla fame».
Ecco il testo dell’indizione lanciato dalla Federazione del Sociale dell’USB:
Rompere i vincoli UE per combattere le disuguaglianze sociali
Scorre il sangue nelle campagne di Rosarno. Non è legittima difesa ma omicidio deliberato di un lavoratore, di uno di noi, di un attivista Usb nella difesa e nell’organizzazione dei braccianti. Soumayla Sacko stava aiutando due suoi fratelli a mettere assieme lamiera e cartone per costruirsi un rifugio. Non una casa, come spetterebbe ad ogni lavoratore agricolo ed alla quale dovrebbero provvedere i padroni delle terre, ma una semplice baracca dove riposare dopo le tante ore passate al lavoro.
Tutte le autorità conoscono perfettamente le condizioni in cui versano da anni i braccianti: paghe da fame, condizioni di vita al di sotto della dignità, nessuna tutela della salute e della sicurezza, rapporti di lavoro violenti. Una condizione di illegalità diffusa che viene tollerata e finanche protetta. Queste condizioni di sfruttamento inumane ed assolutamente lontane anche da una semplice parvenza di legalità sono il frutto di accordi e scelte politiche che il nostro paese condivide con l’UE, di quei vincoli, come i Trattati di Dublino, che consentono agli altri Paesi europei di disinteressarsi del problema migranti. Ogni anno piovono milioni di euro dall’Europa sulle politiche agricole, ma questi non arrivano mai a chi lavora la terra, non servono a ridurre almeno di un poco le condizioni disumane in cui si realizza una grande fetta del lavoro nei campi. I lavoratori, sia i braccianti che i tanti che sono impiegati nell’industria alimentare, rimangono indietro, calpestati nei loro diritti al limite dello schiavismo.
Il nuovo governo appena insediato si accorgerà di tutto questo? In campo dovrebbero scendere entrambi i leader al governo, Di Maio per il lavoro e Salvini per l’immigrazione, visto che la questione presenta le due facce. Soumayla era un lavoratore e veniva dal Mali, aveva un permesso di soggiorno regolare ma le condizioni di vita e di lavoro che il paese gli ha offerto non avevano niente di regolare.
Questa vicenda drammatica interroga il nuovo governo su come intende promuovere il cambiamento: ristabilendo dignità e diritti per chi lavora oppure soffiando sul fuoco della guerra tra poveri e inchinandosi ai vincoli delle politiche comunitarie. Il paese ora ha il fiato sospeso, non sa bene cosa faranno i nuovi ministri e soprattutto se rispetteranno le aspettative suscitate in campagna elettorale.
La Federazione del Sociale USB ha da tempo lanciato una manifestazione nazionale su alcuni temi che sono il cuore della condizione delle periferie sociali e geografiche del nostro paese: la casa innanzitutto, con l’allargamento dell’esiguo patrimonio di edilizia popolare, il reddito per combattere la precarietà, i bassi salari e la ricattabilità del posto di lavoro e la creazione di posti di lavoro pubblici per contrastare il dissesto idrogeologico e salvaguardare il territorio. A questa piattaforma iniziale si sono via via aggiunte altre questioni urgenti come la risposta alle richieste delle popolazioni colpite dai disastri naturali (terremoti, alluvioni, ecc.), l’aumento delle pensioni minime e l’abolizione della
Fornero, l’abolizione delle leggi più odiose degli ultimi anni, dal Jobs Act alla Buona scuola, la lotta ad ogni discriminazione di genere.
Alcuni di questi temi compaiono nel Contratto di Governo, altri come il dramma degli alloggi sono invece completamente assenti. Così come è assente la questione generale di ripristinare un clima di salvaguardia dei diritti di chi lavora che in questi anni sono andati invece pesantemente indietro. Ma il fattore chiave per capire se il nuovo governo vorrà rispondere alle aspettative suscitate e cominciare a ridurre la voragine delle disuguaglianze sociali che si è creata in questi anni è quanto sarà disposto a disobbedire ai vincoli dell’UE. Già la riscrittura del programma e la riformulazione della squadra dei ministri sono stati segnali di riallineamento e la crescente attenzione delle burocrazie europee lascia intendere che la morsa tenderà a stringersi ulteriormente.
Noi siamo convinti che per ridurre le disparità sociali occorra promuovere scelte di politica sociale e del lavoro che vadano in una direzione completamente contraria a quella adottata in questi anni. Per questo consideriamo l’annunciata opposizione del Pd e dei sindacati confederali una vergognosa difesa delle scelte del passato e dei diktat dell’UE. C’è bisogno di un cambiamento vero, una radicale inversione di rotta che rimetta al primo posto gli interessi di chi lavora, di chi è sfruttato, di chi in questi anni si è visto sottrarre diritti, salario e servizi sociali ed ha visto concentrare sempre più ricchezze nelle mani di sempre meno persone.
L’omicidio di Soumayla Sacko e il ferimento di altri due nostri compagni segna un passaggio cruciale per questo governo, a pochi giorni dal suo insediamento. C’è la possibilità di dare un segnale di inversione di tendenza oppure quella di avvalorare la tesi che il clima generatosi con l’insediamento di Salvini agli Interni abbia dato la stura a questi comportamenti assassini.
In ogni caso, per chi vuole costruire un cambiamento vero è il momento di agire e far sentire la propria voce. La piattaforma contro le disuguaglianze sociale non sarà mai attuata senza un forte e radicato movimento di massa capace di esercitare una pressione determinata su chi governa. I mercati, lo spread e le banche hanno i loro strumenti per condizionare i governi; è ora che precari, senza casa, lavoratori, studenti e pensionati mettiamo in campo la nostra forza per vincolare il nuovo governo al rispetto degli impegni presi.
La manifestazione del 16 giugno sarà quindi una grande manifestazione a sostegno di una piattaforma sociale di lotta alle disuguaglianze sociali e contro la pretesa dell’UE di condizionare il nostro futuro. Sarà un urlo di verità e giustizia per Soumayla Sacko e per tutti i lavoratori migranti e italiani che vengono sfruttati nel nostro paese.
Come è andata l’assemblea di Napoli [Checchino Antonini su Left]
Prima gli sfruttati! La risposta di Potere al Popolo alle suggestioni sovraniste della coalizione giallo-verde è tutta qui, in tre parole – il contrario del primato nazionale evocato da Salvini – che scaturiscono dal tavolo sui conflitti e i mutualismi, uno di quelli che ha aperto la due giorni dentro i locali dell’ex Opg di Napoli. E’ qui, dove è scoccata la scintilla che ha consentito questo processo politico, che centinaia di persone sono arrivate da tutta Italia lo scorso fine settimana per l’assemblea nazionale, la più lunga e impegnativa da quando – sei mesi prima – Pap s’è manifestato la prima volta in un teatro romano che s’era riempito di delusi del Brancaccio e di settori che non avevano mai creduto, invece, alla suggestione di una riaggregazione ennesima della sinistra guidata proprio da Bersani e D’Alema. «Sono stati due giorni immensi, ricchi di emozioni e suggestioni che hanno contribuito ad un dibattito importante: come continuare? Come migliorare?», dirà alla fine Viola Carofalo, la portavoce nazionale di PaP, mentre la piccola folla di militanti sciama dall’ex convento francescano del XVI secolo su un colle del quartiere Materdei che, per 75 anni, è stato un manicomio giudiziario fino a quando, nel 2000, fu dichiarato inagibile e infine occupato da un collettivo di universitari che sarebbe diventato Je so’ pazzo.
I segni delle nuove funzioni – ambulatorio, scuola popolare, sportello legale per i migranti, radio, bar, atelier ecc… – si sovrappongono ai resti del dolore e della prigionia. Una metafora evidente dei lavori in corso in tutta Italia di nuova socialità intrecciata all’azione politica. Almeno 500 persone erano stipate in quello che resta dei gabbioni delle ore d’aria per l’assemblea plenaria finale che si chiude con l’annuncio «delle linee guida – continua Carofalo – che da qui in avanti definiranno Pap: una campagna immediata di adesione individuale, che possa permettere a tutti di partecipare e finanziare Potere al popolo (l’adesione costa 10 euro l’anno); una piattaforma online che integri e non sostituisca le assemblee territoriali, cuore del nostro progetto; uno statuto da scrivere collettivamente, imperniato sulla democrazia e la trasparenza assolute».
La campagna di adesioni sarà una campagna politica, «che servirà a parlare con le persone, come facciamo da quando abbiamo raccolto le firme per le elezioni – dice Carofalo a Left – da qui a settembre ci costituiremo, ci sarà un congresso». Intanto viene ampliato il coordinamento nazionale alla rappresentanza dei territori individuati tra quelli che hanno avuto un risultato elettorale migliore o un’attivazione sulle pratiche mutualistiche, spina dorsale, politica e sociale, del progetto. L’agenda è già piena di impegni: la raccolta firme sulle leggi di iniziativa popolare per la scuola e per l’abrogazione del pareggio di bilancio nella Costituzione; il 2 giugno a Roma e Pisa contro la guerra, le elezioni della settimana successiva (PaP si presenta a Brescia, Imperia, Sestri Levante e in due municipi di Roma), il campeggio No Muos a Niscemi, un altro campeggio a fine agosto e il congresso, «capiremo quando e dove farlo». Ma è il 13 giugno, in piazza Montecitorio, che Potere al Popolo proverà a dimostrare l’ambizione di essere l’unica opposizione mentre in parlamento di sono due destre a fronteggiarsi, quella populista contro quella iperliberista. Appuntamento confermato anche se la crisi istiuzionale segna un passaggio clamoroso con la rinuncia di Conte (con le sue promesse liberiste, autoritarie e xenofobe) e le forzature di Mattarella che sono maturate proprio mentre si discuteva nell’ex Opg. «Non cambia niente per le classi popolari – spiega Carofalo – per noi che reclamiamo lavoro, casa, reddito e welfare. Noi sappiamo che né il contratto M5s-Lega, né chiunque venga individuato dai “mercati” sarà in grado di darci le risposte a cui abbiamo diritto. Non cambia la natura dell’attacco alle classi popolari anzi, si intensfica con l’arrivo di Cottarelli. E non permetteremo a Mattarella, e alle forze politiche che sosterranno un eventuale governo di Mister Spending review, di regalare a Di Maio e Salvini il ruolo di vittime e di difensori degli interessi popolari, spostando la sensibilità dei “nostri” sempre più a destra, verso nazionalismo e xenofobia».
All’orizzonte anche le elezioni europee. Unico esterno a prendere parola è stato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris che, a suo tempo, ha più volte riconosciuto la novità di Potere al Popolo e che intrattiene interocuzioni con il complesso dei movimenti sociali della sua città. «Un’interlocuzione che ci interessa se resta nella “follia” napoletana – spiega Chiara Capretti, 27 anni, che, per Je so’ Pazzo, segue l’ambulatorio popolare e il dormitorio aperto in una chiesa occupata – nella dimensione segnata dalla disobbedienza all’austerità: Napoli è l’unica città ad aver rispettato il referendum sull’acqua, a non aver privatizzato niente».
De Magistris è venuto a confermare che è «pronto a una stagione davvero nuova». Ed è pronto a farlo anche insieme a Pap, «qualcosa che valorizzi le differenze, accanto a gente non compromessa». Il giorno prima, De Magistris ha chiuso il congresso di DeMa che lo ha eletto presidente e nominato l’ex segretario della Flc, Enrico Panini, responsabile nazionale. Prove tecniche di quarto polo? Forse. E forse nemmeno bisognerà aspettare un anno visto che le urne potrebbero riaprirsi in autunno se Cottarelli non dovesse trovare fiducia. Anche il dispositivo finale dell’assemblea registra che «si può e si deve verificare la possibilità di costruire uno schieramento popolare alternativo ai poli esistenti e ci si confronterà anche con interlocutori come le formazioni che con De Magistris stanno sviluppando un progetto in vista delle elezioni europee e verso i settori di movimento e della sinistra radicale con cui possiamo condividere contenuti e obiettivi programmatici e di lotta». Sul livello europeo, le anime di PaP convergono nel giudizio sul «dispositivo non riformabile dell’Unione e dei Trattati, impermeabile al voto popolare», prosegue Capretti, e guardano sia alla Dichiarazione di Lisbona, lanciata da Catarina Martins, Mélenchon e Pablo Iglesias sia alle lotte transnazionali degli ultimi dieci anni: «Alcune, dei portuali o nel settore automobilistico – ricorda Capretti – sono riuscite a bloccare le direttive europee. Mentre quelle dei migranti».
Così, mentre anche Leu annuncia il suo farsi partito (su cui restano tutte le riserve di Fratoianni e Sinistra italiana), Pap conferma la sua originalità di soggetto plurale, animato da singoli e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi.
Il più sofferto e partecipato dei tavoli (350 presenze e una quarantina di interventi) è quello sui modelli organizzativi che ha avuto degli echi in quasi tutti gli altri. «C’è una complessità nella ricerca della formula ma una nuova casa politica si può fare», dice ancora la portavoce nazionale. I nodi, o almeno, le cautele sono quelli attorno alla piattaforma decisionale sul web (che per alcuni potrebbe depotenziare le assemblee locali incentivando la delega) e su eventuali organismi intermedi tra il coordinamento locale e quello nazionale. Di certo, oltre al lancio delle adesioni, ci sono il principio “una testa un voto”, la revocabilità e la rotazione degli incarichi, la centralità dei territori. Non è in discussione lo scioglimento dei partiti che comunque non dovrebbero avere quote riservate negli organismi. «Che cento fiori sboccino e mille scuole gareggino – dice Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione, citando Mao – l’unica cosa che non manca è un ennesimo partitino comunista, quello che manca è una forza della sinistra di classe per combattere il nemico comune, costruendo un’unità dal basso com’è accaduto in altri paesi europei». «Su questo c’è discussione – interloquisce Cremaschi – dobbiamo ringraziare quei partiti che hanno resistito in questi anni. A queste forze dobbiamo chiedere di investire tutto su PaP». Francesco Locantore, di Sinistra anticapitalista, suggerisce di investire più che sulla forma partito, sulla «convergenza delle lotte» prendendo ad esempio le lotte di lunga durata che stanno succedendo in Francia magari «sostenendo i lavoratori che animeranno la battaglia interna al congresso della Cgil, il più grande sindacato europeo la cui burocrazia ha molte responsabilità sulle nostre sconfitte».
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