Pap: da Eleonora Forenza una risposta, lunga ma non esaustiva, ai tanti commenti su un post su Potere al Popolo
Care compagne e cari compagni,
ovviamente ne riparleremo al campeggio, in toni che mi auguro più festosi e costruttivi di alcuni dei commenti che ho letto. Credo però che alcune questioni sollevate meritino una risposta (a differenza degli insulti a cui invece non risponderò), qui dove lo scambio ha avuto luogo.
A partire dal dubbio che ha posto Salvatore che io “abbia ceduto alla corrente di chi vuole dividere Pap”. È esattamente il contrario Salvatore, e mi stupisce la disinvoltura con cui fingi di non capirlo: ti sto chiedendo io di non dividere Pap con la logica del noi e voi.
Chi mi conosce sa che da anni sostengo la tesi che la nostra funzione storica di comunist@ oggi sia di ripoliticizzare il sociale e di risocializzare il politico.
Che per questo motivo mi sono opposta alle tesi a mio avviso politiciste dell’unità della sinistra (sin dai tempi della Federazione della sinistra), finendo anche in minoranza in più di un congresso (no Michele, non sono più nella segreteria del Prc, e come sai sono una europarlamentare anomala, di quelle che si fanno pure arrestare, che si pensa come una militante e non si fa rinchiudere negli scranni parlamentari).
Per questo ritengo centrale che Pap non venga meno alla sua funzione e alle sue potenzialità di riconnessione di politico e sociale, diventando un partitino che esulta su un sorpasso nei sondaggi. Attento più al consenso che al movimento reale, più alla competizione (elettorale) che al lavoro di connessione.
Dobbiamo essere non solo opposti politicamente al socialismo europeo, ma alternativi socialmente e culturalmente. Il non voler trasformare Pap in un partito, ma farlo divenire movimento politico e sociale non è una questione nominalistica, né un omaggio alla logica antipartito: lavorare a far uscire dalla passivizzazione il 99%, connettendosi con tutte le esperienze di resistenza e di lotta, e recintare l’1% di avanguardia militante (che deve essere pure omogenea, che la democrazia e la discussione interna fanno perdere tempo) non sono la stessa cosa. E no, non ho nessuna paura che il Prc si possa sciogliere in Pap: proprio perché ritengo l’adesione a una concezione del mondo (il comunismo) che richiede un partito, cosa diversa dalla funzione di ripoliticizzazione di un movimento che si chiama Potere al popolo.
Credo che ci attenda un lavoro molecolare di riconnessione e di ricostruzione del blocco storico. Sono convinta – come dimostrano da ultimo gli scioperi femministi, il movimento non una di meno, le manifestazioni dei braccianti a Foggia – che oggi le parzialità da cui ricostruire una prospettiva di liberazione, una efficace lotta di classe, siano quella femminista e quella migrante. Questo siamo chiamati a ricomporre: sfruttamento produttivo e riproduttivo, forza lavoro migrante che arriva in Europa e quella che parte dal sud Europa; nuovo proletariato precario e sottopagato senza reddito e senza casa. Dobbiamo ricreare autocoscienza sociale lì dove il neoliberismo ha trionfato culturalmente. Per questo penso a un movimento che costruisca la sua egemonia dal basso come autocoscienza delle classi popolari, piuttosto che alla versione italiana del “populismo di sinistra” (che inevitabilmente si costruisce dall’alto, a partire dal leader; oltretutto in Italia lo spazio per il populismo mi sembra decisamente occupato, non me ne vogliano i compagni di Senso Comune.).
Pap per me rappresenta questa sfida, e mi batterò perché possa svolgere a pieno la sua funzione storica.
È proprio perché ritengo enormi le potenzialità di Pap che mi sono sentita in dovere di scrivere quando ho letto l’espressione “nemico interno”. E se una critica mi si può fare è di averlo fatto pubblicamente troppo tardi. Di non essere intervenuta quando i compagni mi chiedevano conto di espressioni che comparivano su Facebook, pubblicamente (lo sottolineo per chi ha criticato l’uso dei social per il dibattito interno): “siete una vergogna con questi giochetti politicisti e frazionisti”; “partitino”; “comunque sulla cosa del partito Viola stava facendo un favore a voi di rifondazione che su questo, tessera compresa, state a fare polemiche da mesi.. incredibile che riusciate a lamentarvi per tutto e il contrario di tutto. a volte pare che l’obiettivo sia non fare niente. Invece di ringraziare che grazie all’entusiasmo dei giovani un vera sinistra ha ricominciato a destare interesse” (domande: quindi se non volete un partito per fare un favore al Prc o per convinzione? Siamo di sinistra radicale o non siamo di sinistra? ); “noi ex opg e area più di movimento e cani sciolti sin dal 4 marzo volevamo strutturare il processo organizzativo (…) i partiti hanno hanno tendenzialmente rallentato ogni passaggio perché volevano che noi non diventassimo un soggetto politico”… Potrei continuare con le perle, ma mi fermo, perché la perla del “nemico interno” alla fine le racchiude un po’ tutte.
Tutte frasi scritte su Facebook, ragion per cui ho risposto su Facebook. Frasi scritte da un compagno come Salvatore, non l’ultimo arrivato, come direbbe Michele. Frasi che hanno letteralmente raso al suolo l’entusiasmo di tante e tanti che in Pap si stavano e si stanno impegnando.
Chi è che sta dividendo Pap? Chi sta costruendo un “noi” e “voi”? Pensiamo possa essere utile in questa fase fare una bella assemblea fondativa in cui si scontrano Opg e Rete dei comunisti da una parte e militanti di partito dall’altra per chi raggiunge il 51%? Anzi facciamo monopolio della comunicazione in fase costituente + 51% per cento sul web così siamo proprio comunist@ nella Terza Repubblica. Io credo sarebbe una follia autodistruttiva.
E mi auguro che nelle prossime discussioni saremo in grado di trovare consenso su una proposta condivisa per il futuro di Pap.
Aggiungo: a me la logica della rottamazione ha sempre fatto paura (e se mi dici pure che devo stare serena, Salvatore, mi preoccupo davvero . “Basta con la vecchia politica, fatevi da parte, ora ci sono i giovani “freschi e puliti” (espressioni che a me fanno pensare inevitabilmente agli assorbenti): tutte cose già sentite, usate a uso e consumo della affermazione di singoli gruppi dirigenti.
Ora sarà che io alla logica del largo ai giovani mi sono sottratta per mia fortuna anni fa, quando “l’innovazione” diede vita a una “bella” scissione nel mio partito. Sarà che questa cosa innovazione vs conservazione nella storia del comunismo italiano ha creato solo disastri enormi. Sarà che a me “basta con la vecchia politica” non mi sembra il linguaggio di chi vuole praticare una rottura nella storia, ma di chi introietta il linguaggio della politica, della orribile politica, del tempo presente, senza storia e senza futuro. Ma a me in politica fa paura chi pensa di non aver da imparare (quello sì ti rende meno giovane), di aver portato la luce dove era tenebra, e non sa praticare il riconoscimento dell’altr@: del compagn@ che ci ha provato e riprovato, magari fallendo, ma rimanendo integro e resistendo.
Né è accettabile che chi la pensa diversamente venga considerato nemico, che non si discuta nel merito delle sue proposte ma le si schiacci sempre su chissà quali secondi fini. Per cui se uno dice “non voglio un partito” è perché “non conviene”; “è rifondazione che strizza l’occhio” al quarto polo” (ipotesi che come sai non sostengo) perché deve eleggere, per il due per mille. Ciascun dal proprio cuor l’altrui misura… E quante ne ho sentite io, sul fatto che Opg avrebbe lanciato Pap per riequilibrare il peso nella amministrazione di Napoli rispetto ad altre aree di movimento o in vista delle europee….
Non usiamo questi argomenti e questa monnezza tra noi per favore. Bandiamo questi metodi.
Proviamo a darci fiducia. Prima dell’avvento di Pap non c’era il diluvio: non siamo all’inizio della storia. E se Pap ha potuto presentarsi alle elezioni e perché i soliti militonti si sono messi a disposizione per raccogliere firme, hanno messo a disposizione competenze, sedi, tempo, fatica. Anche se non erano loro ad andare sotto i riflettori. E non meritano di essere trattati come polvere che va nascosta sotto il tappeto “per il bene del progetto” quando non servono più, o si permettono di dissentire.
Per scrivere pagine nuove nel futuro abbiamo bisogno dell’intelligenza di ogni compagno, di ogni compagna.
Mi fermo qui, che devo fare lo zaino per il campeggio. E spero davvero che possano essere giorni utili a ricostruire unità e fiducia reciproca tra noi. Lo dobbiamo ai tanti compagni e alla tante compagne che stanno investendo in questo progetto.
E in ogni caso, io per una birra ci sono sempre.
A domani