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Il debito di Napoli non è ingiusto, è illegittimo

Napoli, il debito “storico” è solo una parte del problema. La lotta contro il debito illegittimo per liberare risorse per la collettività

di Massa Critica Napoli

Aziende partecipate comunali, piano di riequilibrio, #dissesto, #debito degli Enti Locali, #criptomonete, #autogoverno, #benicomuni.

Sono temi complessi, e per questo la retorica neoliberista ci ha convinti che non possiamo affrontarli collettivamente, e dobbiamo affidarci alle soluzioni pronte e infallibili di ‘tecnici’, ‘esperti’, ‘addetti ai lavori’. Si sente spesso dire: “Servono tecnici in grado di stilare un #bilancio corretto”, “bisogna rispettare i parametri imposti”, “è necessario tagliare le spese”; in questo modo è avvenuto che, su materie vitali come il debito e le risorse dei nostri stessi comuni – gli autobus, le mense, le strade cittadine… – gli abitanti credano di non poter più prendere parte, e le decisioni sono prese fuori dai parlamenti e lontano dai territori.

Per questo il tavolo #audit di Massa Critica sta facendo da 18 mesi un lavoro di traduzione concettuale dei temi economici e di studio del debito del comune di #Napoli per immaginare e realizzare strumenti che facilitino la partecipazione alle decisioni economiche e l’organizzazione della lotta contro il debito illegittimo.

Pochi conoscono i particolari e i termini tecnici intorno a questioni economiche e di bilancio, ma tutti e tutte sanno dare pareri e soluzioni su come impiegare soldi pubblici per la realizzazione di un parco oppure se conviene sottoscrivere un prestito che graverà su figli e nipoti per 50 anni a venire.

E’ necessario, dunque, rendere nuovamente politici questi temi così da cambiare le parole e i processi in gioco. Potremmo usare espressioni come: trasporti pubblici, tasse da pagare, decidere sul #patrimonio pubblico, servizi al cittadino, parchi pubblici, strade e scuole. In questo modo i temi elencati all’inizio, tradotti in parole comuni, possono essere riavvicinati a chi su questi deve essere chiamato a decidere: i fruitori, gli abitanti, i lavoratori, le famiglie.

Per fare questo sono necessari strumenti, nuove istituzioni, dove i portatori di interesse sociale si organizzano e prendono parte alla decisione sui debiti che un Ente Locale (comune o città metropolitana) può e deve contrarre nell’interesse pubblico, per gestire le risorse per infrastrutture e i servizi; luoghi di democrazia radicale dove non sono i portatori di interesse economico ad avere il pallino del gioco tra le mani.

Se il debito è pubblico allora pubblicamente va discusso! Sì, ma che fare? A questa domanda abbiamo provato a rispondere con uno strumento nuovo e radicalmente democratico “La #Commissione di Audit sul debito del Comune di Napoli” proposta alla presenza del Sindaco e di Eric Toussaint a febbraio del 2017.

Dopo 18 mesi di lavoro duro e altalenante con l’amministrazione siamo arrivati al decreto sindacale 228 del 2018 che istituisce la “#Consulta pubblica di audit sulle risorse e sul debito del Comune di Napoli”. Su questo testo abbiamo avuto diversi incontri con l’assessorato al Bilancio: momenti proficui e trasparenti di collaborazione, dove ci sono state spiegate nel dettaglio le motivazioni di alcune decisioni inserite nel decreto.
Certamente è da considerarsi positiva la disponibilità dell’amministrazione a modificare e chiarire la sua iniziale posizione sul debito “ingiusto”, intorno alla quale nutrivamo e nutriamo tutt’ora una distanza concettuale e pratica: giuridicamente e politicamente che significa ingiusto? Chi definisce cosa sia ingiusto in campo politico? La definizione debito ingiusto ci sembra maggiormente dettata da una caratterizzazione etica del tema che non rappresenta il nostro obiettivo politico.

Non vogliamo in questa sede discutere sulle definizioni di debito e sulla natura giuridica del medesimo.

Ci interessa, invece, dire subito e senza strumentalizzazione politica che questo testo è soltanto l’inizio di un percorso e non risulta pienamente soddisfacente dal nostro punto di vista per alcuni motivi che proviamo di seguito a elencare e porre come base del dibattito futuro prossimo:

1) Il testo non assicura che la Consulta possa accedere agli atti in maniera esaustiva e piena nell’interesse dello studio che si intende fare sul debito. Ad esempio, non viene risolta in alcuna maniera l’impossibilità di accedere pubblicamente a contratti ora secretati, in quanto nel testo non vi è esplicito riferimento alla Consulta come “pubblico portatore di interesse”.

2) Così com’è, nelle sue funzioni e nella dicitura non rappresenta un’istituzione autonoma dall’amministrazione. Invece, l’autonomia è fondamentale, perché un processo di audit non può andare a buon fine se i lavori della Consulta sono eterodiretti dall’amministrazione comunale.

3) La dichiarazione del debito illegittimo non viene riconosciuta come fine ultimo della Consulta, ma si parla genericamente di funzioni legate allo studio sulle risorse e sul debito “ingiusto” da cancellare.

Questo è un punto delicato che merita una riflessione.

Noi riteniamo il debito “storico” – commissariamenti, terremoto e sanzioni della Corte dei Conti – soltanto una parte del problema: non è sufficiente cancellare “solo” questo debito senza mettere in discussione il meccanismo di genesi del debito nei conti comunali. La Consulta come strumento non meramente consultivo ma decisionale e di lotta all’economia neoliberista deve poter studiare il debito e capire quale sua parte sia illegittima (non ingiusta eticamente) poiché contratta contro l’interesse pubblico e degli abitanti. Questa illegittimità potrebbe risiedere nei rapporti con la Cassa Depositi e Prestiti #CdP, nei contratti #derivati, nei debiti fuori bilancio, nella assoluta penuria dei trasferimenti statali, in una scorretta applicazione costituzionale del principio di sussidiarietà Stato – Enti Locali.
Il debito ingiusto, a parte essere inesistente nella disciplina giuridica attuale, non pone l’accento sul processo autonomo e popolare che deve innescarsi grazie alla Consulta, ovvero il semplice aggettivo ingiusto lascia troppe porte aperte a interpretazioni successive da parte di giunte diverse.
Invece se una consulta popolare, attraverso uno studio trasparente e un processo democratico ampio e partecipato, ha riconosciuto e dichiarato illegittimo, quindi contrario all’interesse degli abitanti, una parte di debito allora all’amministrazione non rimane altro che deliberarne la non esigibilità e quindi liberare risorse da utilizzare per l’interesse pubblico.

Soltanto se esiste un processo popolare ampio e democratico si possono rovesciare i rapporti di forza nelle regole della finanza degli Enti Locali. La Consulta e l’audit sul debito, come strumenti di trasparenza, studio e lotta al debito, possono facilitare e rendere possibile la costruzione e il compimento di questo processo.

In sintesi, non siamo interessati a delibere frettolose e imposte dall’alto che cancellino debiti ritenuti ingiusti dall’amministrazione ma siamo invece pronti a dare battaglia alle politiche dei mercati finanziari e dell’austerità sugli Enti Locali attraverso un processo di medio termine che generi sia consapevolezza nei cittadini sulle scelleratezze passate e presenti fatte sulla casse comunali e che sia partecipato nella prassi e nelle decisioni. In questo senso, il ruolo dei lavoratori delle partecipate e degli abitanti è determinante per le funzioni della Consulta, perché sono gli autentici portatori di interesse sociale e vero motore del processo di costruzione della proposta.

4) Nella Consulta non viene sancito il legame a doppio filo con il lavoro dell’Osservatorio dei Beni Comuni. La collaborazione e l’interdipendenza tra nuove istituzioni è fondamentale poiché se da un lato la Consulta deve poter decidere su pezzi di bilancio e parti del debito così è altrettanto importante che uno strumento istituzionale nuovo (l’Osservatorio) si esprima sull’utilizzo del patrimonio della città. Ma è ancora più importante che queste nuove istituzioni si parlino tra loro per esprimere un giudizio di merito e tecnico complessivo su come si possa gestire il patrimonio in maniera economicamente e politicamente conveniente per le comunità di riferimento, vero motore primo del processo di autogoverno e di autonomia.

Sulla realizzazione a breve termine di questi 4 punti abbiamo avuto importanti rassicurazioni dall’amministrazione comunale e su queste basi ci lanciamo con interesse e decisione nel processo della Consulta. Ma non ci bastano gli annunci oppure gli accordi presi fino ad ora, saremo attivi e protagonisti nella realizzazione dei lavori della Consulta e attenti al processo popolare da costruire affinché la Consulta sia riconosciuta strumento di lotta e democrazia radicale e non soltanto come l’ennesimo luogo dove ci si incontra e si decide lontano dai processi reali della città.

A questo scopo, il nostro obiettivo è portare quanto prima il testo della Consulta ad una delibera di Giunta di proposta al Consiglio comunale affinché sia l’organo democratico preposto dalla Costituzione a decidere definitivamente sulla composizione, funzione e finalità della Consulta.

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