Il 3 ottobre del 2013 morirono 368 migranti. Calano gli arrivi, aumenta il tasso di mortalità in mare
ROMA – Sono passati cinque anni dalla tragedia del 3 ottobre del 2013, quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi avvenuti dall’inizio delle ondate migratorie degli ultimi anni, ma nel marMediterraneo si continua a morire. Da gennaio 2014 al 20 settembre scorso sono stati oltre 17 mila i migranti che hanno perso la vita o che risultano dispersi nelle acque del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Lo ricorda la Fondazione ISMU in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, che si celebra il 3 ottobre.
Nello specifico, 3.538 sono stati i morti e dispersi nel 2014, 3.771 nel 2015, 5.096 nel 2016, 3.139 nel 2017 e 1.642 al 20 settembre 2018. “Nonostante nel corso dell’ultimo biennio ci sia stato un considerevole calo degli sbarchi di migranti sulle coste europee rispetto agli anni passati, dovuto soprattutto agli accordi con la Turchia prima e con la Libia successivamente, il tasso di mortalità è aumentato – spiega Ismu -. Infatti, le traversate sono sempre più pericolose e le operazioni di ricerca e soccorso in mare ad opera delle navi delle Ong hanno subito diverse restrizioni di tipo legale e logistico”.
La fondazione ricorda che secondo le stime dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati, più di 1.600 migranti hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nei primi nove mesi del 2018, 21 persone ogni mille sbarcati. In particolare, nei primi tre mesi del 2018 il tasso di mortalità tra coloro che partono dalla Libia diretti in Italia è salito a un morto ogni 14 persone, rispetto a un decesso ogni 29 persone nello stesso periodo del 2017.
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