Niente quorum in Romania per il referendum che voleva costituzionalizzare il divieto ai matrimoni gay. A Verona dichiarazioni omofobe del solito consigliere
In Romania è fallito per la scarsa affluenza alle urne il referendum sulla famiglia tradizionale e contro le nozze gay, voluto da gruppi ultraconservatori omofobi e fortemente sostenuto dalla Chiesa ortodossa locale. Alla chiusura dei seggi questa sera alle 21 locali (20 italiane), la consultazione svoltasi ieri e oggi ha fatto registrare – secondo dati ancora non ufficiali – una partecipazione bassissima, inferiore al 20%. Un dato questo lontano dal 30% minimo richiesto per dare validità al referendum. Nonostante il governo abbia cercato di garantire la partecipazione al voto spalmando la tornata referendaria su due giorni, e nonostante il massiccio coinvolgimento della Chiesa ortodossa, con in testa lo stesso patriarca Daniel, i romeni hanno in gran parte disertato le urne, rendendo quindi non valida la consultazione. Un risultato questo molto gradito alla popolazione Lgbt, che aveva invitato al boicottaggio e che temeva un rafforzamento della già presente forte discriminazione nella società romena. L’obiettivo dei fautori del referendum era emendare la costituzione definendo il matrimonio “una unione tra un uomo e una donna” e non più una “unione tra coniugi”, la definizione attualmente vigente.
La giornata di ieri era stata un’autentica delusione per la “coalizione per la famiglia” che aveva raccolto le firme per il referendum. Soltanto il 5,72% si era recato infatti alle urne. Leggermente più alta l’affluenza oggi, ma non al punto da poter garantire il superamento del quorum, abbassato nel 2014 dal governo socialdemocratico di Victor Ponta al 30%. Si tratta di una sconfitta netta per le associazioni e le forze politiche (Psd, il partito di governo, e Pnl in primis) favorevoli al sì, per il patriarca Daniel e la chiesa ortodossa che nei giorni precedenti alle votazioni aveva fatto una massiccia campagna elettorale a favore del sì, schierandosi apertamente contro i matrimoni e le unioni tra omosessuali, e in definitiva per i settori conservatori e tradizionalisti della società romena, spesso coinvolta in notizie di cronaca relative ad aggressioni agli omosessuali. La sconfitta al referendum pone il governo, che lo aveva approvato a settembre con un’ordinanza d’urgenza, in una condizione molto scomoda nei confronti dell’opinione pubblica. I socialdemocratici romeni, che hanno già subito aspre critiche dai loro colleghi europei per l’approvazione di un referendum dai toni apertamente omofobi, sono sotto stretta sorveglianza della Ue per la corruzione dilagante (domani si attende la seconda condanna definitiva per corruzione per il leader socialdemocratico Liviu Dragnea), e ad agosto hanno dovuto respingere con il massiccio intervento della polizia una nuova protesta popolare contro i politici e funzionari corrotti.
Intanto a Verona…
Come non pensare alla nostra Verona, la città che ha cullato il ministro della famiglia Fontana e che finisce sulle cronache nazionali per le gesta naziste della sua curva, per le mascherate dei cattolici tradizionali, per la longeva alleanza tra fascisti, leghisti e oltranzisti cattolici e le mozioni del consiglio comunale.
E’ ancora nell’aria l’eco mediatica per l’approvazione della mozione 434 contro la legge 194, approvata giovedì al consiglio comunale scaligero, che Alberto Zelger primo firmatario della mozione, rincara la dose dispensando giudizi secondo i quali le persone omosessuali minaccerebbero la riproduzione dell’intera specie umana. «Non i cambiamenti climatici, l’inquinamento o la sovrappopolazione, ma gli omosessuali», spiegano in un comunicato Arcigay Verona, Pianeta Milk e Circolo Pink Verona.
«I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie. Il sesso omosex fa male alla salute, fa venire malattie di tutti i tipi, è un disturbo della personalità: ha detto Zelger ai microfoni della trasmissione “La Zanzara” di Radio 24, una frase pronunciata da un consigliere comunale della maggioranza che amministra la città di Verona. «Frase che trova la sua collocazione in un crescente e preoccupante clima d’intolleranza ed oscurantismo molto attuale, frutto della nuova schizofrenica filosofia politica “familista e riproduttiva” che a Verona come in tutta Italia si cerca di promuovere», scrivono gli attivisti e le attiviste lgbt.
«Rapportare l’omosessualità ad un disturbo della personalità rischia di fomentare ulteriore violenza omotrasfobica e si potrebbero anche ravvisare gli estremi per una azione legale. Una frase che ci riporta a un periodo storico buio, quello Nazifascista, quando le persone omosessuali venivano deportate nei campi di concentramento e uccise, proprio perchè non contribuivano alla riproduzione della specie e della razza».
Ma chi è Alberto Zelger?
La comunità LGBTI veronese lo conosce bene: «Nonostante la sua non più verde età fa parte di quella nuova generazione di politici di destra che credono fermamente nella politica del familismo antifemminista più spinto,
nella sacrosanta guerra ai Diritti Lgbt e alla superiorità del credo cristiano-cattolico su ogni cosa. Ricordiamo che questa è la generazione che ha espresso un personaggio come l’attuale “Ministro della Famiglia” Lorenzo Fontana, già Vice-sindaco di Verona. E’ stato consigliere comunale per Lista Tosi (La lista di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona) prima di passare con Luca Zaia e alla Lega dove milita tutt’ora. Membro e promotore delle Sentinelle in Piedi, legato anche a La Manif Pour Tous. E’ la guida del locale Centro Culturale Nicolò Stenone, uno dei gruppi promotori del prossim CONGRESSO MONDIALE DELLA FAMIGLIA che si terrà a Verona il prossimo anno, presentato proprio nei giorni scorsi in pompa magna a Palazzo Barbieri, la sede del comune, alla presenza del Sindaco Federico Sboarina e del Governatore Veneto, Luca Zaia. E’ Presidente del Movimento Europeo per la Difesa della Vita, fra gli organizzatori del primo grande convegno sulla teoria del Gender “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?”, svoltosi a Verona nel settembre del 2013 con il patrocino del Comune e dalla Provincia di Verona.
Nel luglio 2014 fa approvare dall’allora consiglio comunale con sindaco Flavio Tosi un ordine del giorno dal titolo “Familia, educazione, libertà di espressione” fortemente lesivo nei confronti delle persone
omosessuali, bisessuali e transessuali, che vuole limitare l’educazione sessuale nelle scuole. Ultima PERLA la mozione 434 che dichiara ufficialmente Verona “città a favore della vita” e che finanzia associazioni cattoliche a scopo di lucro che hanno l’obiettivo di promuovere iniziative contro l’aborto, una presa di posizione contro la legge 194. La potremmo definire l’ultima figuraccia a livello nazionale che riafferma quanto Verona è da sempre laboratorio dell’integralismo o tradizionalismo cattolico e dell’estrema destra a livello nazionale».