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Sinistra Italiana con un piede fuori da Leu

La direzione nazionale di Sinistra Italiana spezza una lancia per il Quarto Polo e avverte gli altri partner di Leu: Alternativi al governo e al Pd oppure andiamo via

«Avanzare immediatamente una proposta a Leu volta a consolidare un processo organizzativo che abbia come obiettivo esplicito la definizione di uno spazio politico alternativo al governo e al Pd e che cerchi da subito una confluenza con tutti i soggetti interessati in vista delle elezioni europee, puntando anche a mettere in campo iniziative comuni nel più breve tempo possibile» oppure «in caso di verificata impraticabilità del campo di Leu, perseguire la stessa ipotesi in autonomia o con chi desideri accompagnarci». È il mandato assegnato al segretario di Sinistra Italiana dalla Direzione del partito che ha approvato un documento con 64 voti favorevoli e 13 astensioni. «Ciò che manca è una proposta politica in grado di rispondere colpo su colpo all’aggressività della destra e di offrire allo stesso tempo un’alternativa alle politiche del Pd e dei suoi governi», mentre «ci sono tutti gli spazi per una determinata opposizione di sinistra, con l’ambizione di essere il possibile governo di domani, senza alcuna tentazione autoreferenziale e sulla base di esperienze che già vivono nei territori, come quella di Mimmo Lucano o di Luigi De Magistris», si legge tra l’altro nel documento finale. «L’impressione è che una parte consideri, come viene detto esplicitamente, il Pd come l’unico soggetto in grado di riorganizzare il campo di un anacronistico e immaginario centrosinistra. Noi non possiamo essere d’accordo», prosegue il documento della Direzione di SI. «Per questo noi oggi diciamo che il solo modo per salvare lo spirito con cui abbiamo avviato Leu sia scegliere di stare senza ambiguità dalla parte dell’alternativa, in Italia e in Europa. La nostra priorità è la costruzione di un processo di confluenza di tutte le forze politiche e sociali che vogliano costruire uno spazio diverso dal nazionalismo delle destre e dall’austerità della coppia Pps-Pse», spiega ancora la Direzione di Si.

Che farà Grasso? È appena stato pubblicato sul sito www.liberieuguali.it il Manifesto di Liberi e uguali dal titolo «Per un partito. Di sinistra». Il Manifesto, articolato in 8 punti «sui nodi centrali del presente e del futuro per un partito di sinistra» è firmato proprio da Pietro Grasso che, come spiega nella lettera di accompagnamento, ha fatto una sintesi dei contributi arrivati dal Comitato promotore nazionale di Leu che ha lavorato da primi di luglio fino ai giorni scorsi. «Io – sottolinea Grasso – non ho cambiato idea: voglio, insieme a tutte e tutti voi, contribuire a fondare un partito di sinistra, autonomo e alternativo ai partiti esistenti». «Le diverse e reiterate prese di posizione pubbliche -prosegue- di apertura a rassemblement più o meno ‘popolari’, legittime ma senza coordinamento alcuno con il coordinamento politico di Leu, mi hanno convinto a fare questa -vi assicuro ultima- forzatura per tutelare il progetto originario, nella speranza che serva far nascere una proposta condivisa per andare avanti, insieme, e costruire Liberi e uguali. Chi intende tornare alla sua vecchia casa politica lo faccia al più presto, e ci lasci proseguire. Perché noi andremo avanti». «È quello che chiedono – continua – i Comitati territoriali di Leu nati in molte città d’Italia: è quello che chiedono elettori, militanti e dirigenti sui territori, gli stessi che hanno dedicato tempo e risorse alla campagna elettorale che ha portato in Parlamento 14 deputati e 4 senatori, e che meritano più rispetto di quanto riservato loro finora. Meritano la chiarezza di una proposta autonoma e alternativa, non la confusa speranza dell’attesa di un ravvedimento altrui al momento non percepibile».

Inquieta l’ala sovranista si muove: «Da mesi migliaia di militanti che hanno fatto campagna elettorale per Liberi e Uguali, attendono di capire se l’impegno di trasformare la lista in un soggetto politico sarà rispettato». Lo scrive su Facebook Alfredo D’Attorre, esponente di Liberi e Uguali che, con Fassina, ha dato vita al controverso movimento Patria e Costituzione (indimenticabili alcune frasi della relazione dello stesso D’Attorre al lancio dei “patrioti”: «senza confini non c’è redistribuzione (contro i No Borders magari pagati da Soros, ndr)», oppure «E’ folle dire che l’immigrazione sia solo un problema di percezione») . «Ci sono alcuni esponenti di Leu – prosegue D’Attorre – penso ad esempio a Laura Boldrini e Enrico Rossi, che ritengono sia giusto costruire una lista ‘anti-sovranista assieme al Pd». «Altri, come Nicola Fratoianni e diversi compagni del gruppo dirigente di Sinistra Italiana, che invece pensano che occorra costruire un cartello della sinistra antagonista assieme a Rifondazione Comunista e magari, se disponibile, a De Magistris, in cui ogni componente partecipa ma non si scioglie. Sono posizioni che rispetto ma non condivido. Sono convinto che anche la maggioranza degli elettori e dei militanti che hanno sostenuto Leu alle elezioni non voglia andare né con il Pd, né nel cartello della sinistra antagonista con Rifondazione Comunista. Ma soprattutto penso che ci siano tanti elettori, che non hanno votato Leu alle elezioni per il suo deficit di chiarezza e di rinnovamento nella proposta politica, che si aspettano che alle europee sia in campo un soggetto rinnovato e autonomo, di segno ecologista e socialista». «Un soggetto che, ad esempio, per il suo profilo – sottolinea D’Attorre – possa riferirsi a Corbyn un pò più credibilmente di quanto abbia fatto Leu alle ultime elezioni politiche. A questo punto, chi vuole iniziare a lavorare in vista delle europee con il Pd o con Rifondazione Comunista è giusto che lo faccia». «È altrettanto giusto, però, che chi vuole lavorare a un progetto nuovo e autonomo sia messo nella condizione di farlo, anche magari rinunciando al nome di Leu se non c’è l’intesa di tutti i soggetti fondatori. È giunto il tempo della chiarezza e del cambiamento, dopo una sconfitta molto dura». «Nei prossimi giorni occorre un’iniziativa coraggiosa, decisa e aperta per avviare, sulla base del principio una testa un voto, il processo democratico necessario per costruire questa novità di cui la politica italiana ha bisogno», conclude D’Attorre.

Gli sconvolgimenti non sembrano limitati all’area Leu. Alla sua sinistra, infatti, continua la querelle su PaP che, dopo la guerra sugli statuti ha intrapreso una querelle su come interpretare i poco più di 3mila voti on line in favore dello statuto 1, l’unica opzione. Di 7200 aventi diritto, meno della metà ha cliccato sulla nuova piattaforma, 44%, e il 16% dei votanti ha esplicitato il dissenso verso l’unico documento in votazione. Per Ex Opg, Cremaschi e RdC è un successone, per Rifondazione e Altra Europa è un risultato modesto per uno strumento, la piattaforma, che era stata spacciata come escamotage per far partecipare le masse. Oggi si riunisce la direzione del Prc. Domenica è convocato il coordinamento nazionale di PaP.

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