Genova, ai Cantieri Mariotti, la prima del progetto teatrale LINEA.NewYork_Amsterdam_Genova
da Genova, Claudio Marradi
Metti un sabato sera a teatro. In un’officina di riparazioni navali. I Cantieri Mariotti di Genova, per la precisione, che nell’occasione del 90° anniversario di attività hanno aperto le porte di un’area, normalmente interdetta ai non addetti ai lavori, ai suoni e alle immagini di LINEA.NewYork_Amsterdam_Genova.
Produzione internazionale con la direzione artistica di Karin Jampen in collaborazione con Adrian Schild ed Elisa Brivio, che il Teatro della Tosse ha proposto a ingresso libero in prima nazionale nella sua unica tappa italiana, ultimo approdo di una tournée che da maggio ha toccato Berna, Basilea, St. Gallen e Locarno. E che nel capoluogo ligure ha ottenuto il patrocinio del Comune, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e del Consolato generale di Svizzera a Milano. Lo spettacolo, inserito nel cartellone ExtraTosse, è un’esplorazione dell’universo urbano che avvicina da diverse prospettive tre città portuali come New York, Amsterdam e Genova. Mettendo a confronto la composizione originale Zena – cinema per le orecchie creato dal compositore inglese Fred Frith – e i due capolavori avanguardisti del cinema muto Manhatta (1921, di Charles Sheeler e Paul Strand) e Regen (Pioggia, 1929, di Joris Ivens e Mannus Franken, entrambi parte del ciclo delle City Symphonies.
In una location di lavoro industriale, ideale per un rave di musica elettronica, composizioni sonore e visive si intrecciano così per raccontare lo spirito delle città portuali, creando un dialogo poetico fra realtà, ricordo e finzione in una riflessione che coglie il capoluogo ligure in un frangente drammatico della sua esistenza. Un momento di fragilità estrema in cui, nello sconvolgimento della rete di trasporti su gomma e su rotaia seguito al crollo del ponte Morandi, la Superba vede messa in discussione la sua stessa ragione d’esistenza e la sua vocazione al primato di principale scalo merci italiano. A fine concerto, le visualizzazioni live si spengono infine per lasciare luogo al buio e gli strumenti elettronici cedono il passo a una suggestiva incursione vocale della squadra dei Giovani Canterini di Sant’Olcese, piccolo borgo arrampicato sulle alture sopra Genova. Un passaggio senza soluzione di continuità dalla musica dodecafonica al canto polifonico tradizionale del Trallalero, genere musicale nato su questi moli dall’incontro del popolo dei Liguri che ha sempre abitato monti scoscesi con le acque del Mediterraneo. Ed è come una preghiera laica, che sale le pareti di questa cattedrale improvvisata e filtra dagli spifferi, andando ad alitare come una brezza leggera sull’acqua nera e immobile del porto. Quasi una carezza sul corpo dolente di una città amputata. Ma viva.