Ricordo di Umberto Lorenzoni, comandante partigiano, presidente a Treviso dell’Anpi
da Treviso, Enrico Baldin
E’ morto all’età di 92 anni, il comandante partigiano Eros, al secolo Umberto Lorenzoni. Partigiano, storico appassionato, presidente trevigiano dell’ANPI, il longevo Lorenzoni negli ultimi anni non ha smesso di girare in lungo ed in largo, di raccontare, di combattere, di testimoniare, raggiungendo anche una certa fama a livello nazionale.
Lorenzoni si arruolò dalla parte della lotta partigiana subito dopo l’8 settembre abbandonando gli studi. «A casa siamo stati cresciuti a latte e antifascismo» diceva della sua esperienza il comandante Eros, che militò nella divisione “Nino Nannetti” della Brigata Piave, attiva nelle prealpi trevigiane durante la guerra di Liberazione. Nel suo paese, Nervesa della Battaglia, si costituì il primo nucleo del Comitato di Liberazione trevigiano. Lorenzoni ne fu da subito tra i protagonisti.
Portava i segni della lotta partigiana non solo nel vigoroso temperamento e nel carattere appassionato, ma anche nel corpo. Lorenzoni infatti perse alcune falangi della mano sinistra preparando un sabotaggio ferroviario che doveva interrompere l’approvvigionamento di armi tedesche verso la linea gotica. Non bastò questo infortunio per fermare la sua battaglia: ristabilitosi dopo l’intervento raggiunse i suoi compagni in montagna per riprendere ciò che aveva lasciato sospeso. Venne proposto per l’assegnazione di una medaglia al valor militare, ma la rifiutò pensando dovesse essere assegnata ad un compagno che per la lotta partigiana aveva perso la vita.
La sua è stata una vita di testimonianza. Testimoniò i valori della lotta di Resistenza senza cadere nella litania del ricordo fine a sé stesso. A dispetto dell’età infatti Lorenzoni era un uomo proiettato al futuro. Non solo per la sua facilità ad interloquire con le giovani generazioni, ma anche per l’impegno a far sì che i valori di quel passato fossero anche quelli del futuro. Anche per questo fu tra gli uomini di spicco nella difesa della Costituzione che stava per essere profondamente cambiata dal governo Renzi. Promosse il No al referendum conseguente dando tutto sé stesso, affrontando con superiorità la pochezza delle polemiche di chi lo accusava di stare dalla stessa parte di Casa Pound.
Ma Lorenzoni fu anche un cittadino della terra in cui viveva. Una terra particolare, quella veneta, in cui a fine anni ’80 venivano gettati i semi che fecero crescere il leghismo culturale ed istituzionale degli anni successivi. Lorenzoni combattè anche questa battaglia di valori con tutto sé stesso, ben consapevole che quel terreno veneto in cui si stava muovendo era particolarmente ostico.
Del resto, per lui, non esistevano buoni motivi per non combattere quelle battaglie giuste che erano il senso della sua stessa esistenza.