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Pressing di Raggi, partecipate a rischio: sciopera Roma Metropolitane

Roma Metropolitane, il Comune non versa i soldi stanziati, i lavoratori temono licenziamenti, il 27 sciopero e tutti in Campidoglio

In agitazione i lavoratori di Roma Metropolitane, la società partecipata del Comune di Roma, incaricata della progettazione e realizzazione di nuove linee metropolitane.  Il 27 novembre sarà giornata di sciopero e manifestazione in Campidoglio. «L’ultima notizia sulla interminabile crisi della partecipata Roma Metropolitane ha del paradossale: gli stipendi di novembre, ha annunciato ai dipendenti l’Amministratore Unico tirando un sospiro di sollievo, saranno pagati. Ma come? Grazie a un incasso del tutto inatteso pervenuto nei giorni scorsi, quando solo una settimana prima lo stesso Au aveva annunciato alle Rappresentanze Sindacali Aziendali che le casse della Società erano vuote: ecco la rappresentazione plastica di un’azienda che vive alla giornata, a causa del totale fallimento della gestione manageriale e della funzione di indirizzo che dovrebbe essere esercitata dall’Amministrazione capitolina – spiegano in una nota dei lavoratori di Roma Metropolitane – eppure quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto di questa interminabile crisi siamo noi lavoratrici e lavoratori. Riuniti in assemblea, noi denunciamo due questioni critiche: alla fine di ottobre una fulminea “ricognizione” delle attività di progettazione svolte da Roma Metropolitane nel 2018, avrebbe rilevato, secondo gli Uffici capitolini, una scarsa produttività. Ma come è mai possibile valutare la produttività del nostro lavoro senza avere stabilito a monte i criteri di valutazione? Per l’intero anno 2018 le attività si sono svolte senza la formalizzazione di alcun contratto e senza l’affidamento di alcun incarico. Gli Uffici capitolini inoltre fingono di non sapere che gli sviluppi concreti di queste attività sono ostacolati proprio dall’assenza di un contratto e dalla conseguente indisponibilità di risorse economiche; che lavoriamo ogni mese senza la certezza che il 27 gli stipendi saranno corrisposti; che le condizioni operative minime della nostra attività non sono assicurate, in un’azienda in cui numerose normative (di sicurezza, manutenzione, amministrative, ecc.) vengono violate a causa di carenze gestionali ormai insostenibili».

La seconda questione, secondo i lavoratori in agitazione è che «gli uffici capitolini chiedono ulteriori riduzioni dei costi di funzionamento. Ma la società ha già attuato, sulla pelle di noi lavoratrici e lavoratori, ogni possibile taglio di spesa: dal blocco del pagamento degli straordinari al mancato adeguamento degli stipendi al contratto nazionale, fino ad accordi al ribasso su permessi, festività, ecc. Basta fare due più due – affermano i lavoratori – per capire che se, da una parte, si insiste su produttività e costi e, dall’altra, si annuncia pubblicamente che il diritto al lavoro non è una priorità nelle società partecipate (vedi le dichiarazioni del Direttore generale di Roma Capitale Giampaoletti, censurate solo dal Vicesindaco Bergamo), la logica conseguenza è che si stiano pianificando dei licenziamenti, purtroppo senza che il vertice aziendale si opponga a tale pretesa. Una richiesta del resto già trasmessa la scorsa estate dagli uffici capitolini al precedente Au, come da lui stesso riferito pubblicamente: questo ci induce a credere che il disegno si sia consolidato da tempo, e che solo a posteriori si cerchino giustificazioni nel presunto nodo critico della produttività e nello squilibrio economico-finanziario. La crisi finanziaria della Società, che la espone tuttora al rischio di fallimento, è in realtà dovuta ai mancati versamenti da parte di Roma Capitale di somme dovute e peraltro stanziate, e non può in nessun modo essere pagata da noi. Un’altra cosa ci appare evidente  questi interlocutori non sono più credibili. Spetta, ora e finalmente, alla politica, fin qui assente e/o ostaggio degli Uffici, dire una parola chiara sulla tutela del diritto al lavoro nella nostra come nelle altre aziende partecipate, nonchè sulle infrastrutture di trasporto che intende realizzare e sulla sorte dell’azienda, Roma Metropolitane, che è il soggetto naturalmente preposto alla realizzazione di questi interventi, come le urgenti manutenzioni straordinarie delle linee A e B. Come lavoratrici e lavoratori di Roma Metropolitane annunciamo l’astensione dal lavoro per l’intera giornata del 27 novembre e una manifestazione in Campidoglio a partire dalle 9.30».

I lavoratori concludono chiedendo: «che il socio unico Roma Capitale risolva la crisi aziendale, che ormai è divenuta cronica, ma in nessun modo può essere pagata dalle lavoratrici e dai lavoratori; che l’Assemblea Capitolina e la Giunta si esprimano con chiarezza sulla tutela del lavoro; che venga aperto un tavolo di confronto con le Oo.Ss come strumento democratico irrinunciabile per la tutela dei diritti dei lavoratori; che l’amministrazione capitolina non disperda un patrimonio pubblico di competenze qualificate che rappresentano una risorsa a disposizione della città per il rilancio dello sviluppo delle reti di trasporto».

Una situazione paradossale, quella determinata dal malgoverno grillino, che consente addirittura a esponenti del Pd di fare un figurone. Infatti, due consigliere capitoline,Valeria Baglio e Ilaria Piccolo, dello stesso partito che ha inventato il jobs act, demolito l’articolo 18, piuttosto ambiguo sul recente tentativo di privatizzare Atac, annunciano la loro presenza martedì prossimo a fianco dei lavoratori della partecipata: «per rinnovare la nostra difesa a posti di lavoro, che per il direttore generale del Comune Giampaoletti “Non sono una priorità” come ha specificato in commissione Trasparenza qualche settimana fa, e per la valorizzazione di professionalità e qualità dei servizi per Roma. Da Roma Metropolitane dipendono i lavori per la metro C, gli interventi per la sicurezza delle linee di metropolitana: colpire l’azienda significa anche colpire al cuore i trasporti romani».

 

 

 

 

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