Il segretario Prc risponde alle accuse dei vertici di Potere al popolo: «Denunce immaginarie e polemiche inutili»
di Maurizio Acerbo
Col clima che si respira in Italia riteniamo che davvero vadano evitati scontri e polemiche nell’area di quel poco di sinistra anticapitalista che resiste nel nostro paese. Di conseguenza tendiamo a non lasciarci trascinare e cerchiamo di non alimentarne. Non ci interessa neanche praticare lo scambio di insulti sui social.
[per leggere la lettera di Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi clicca qui]
Anche di fronte alla polemica scatenata in rete in questi giorni sulla vicenda di Potere al popolo non vogliamo modificare tale atteggiamento.
Troviamo fuori luogo il vittimismo di chi scrive cose ridicole come “Il segretario di rifondazione ci minaccia” e tantomeno che avremmo intenzione “di far morire un’esperienza perché semplicemente non la si condivide o perchè quell’esperienza non è conforme ai propri progetti”. Si è persino detto e scritto che avremmo denunciato non si sa bene chi.
Auspichiamo invece la massima collaborazione nelle lotte comuni che ci vedono nelle stesse piazze e negli stessi cortei con compagne e compagni di Ex Opg, Eurostop, Rete dei Comunisti, ecc. ecc. E non essendo settari non siamo tra quelli che coltivano come ragion d’essere la guerra ad altri comunisti o ad altre organizzazioni della sinistra antiliberista e anticapitalista.
Sappiamo benissimo che chi ha deciso di farsi il suo partito se lo farà, ma consigliamo di evitare di fare sceneggiate che alla fine servono solo a seminare delusione e astio.
Tra l’altro se c’è qualcuno che è stato oggetto – prima in forma sotterranea e poi palese – di una costante aggressione siamo proprio noi. Un anno fa ci capitò di essere accusati di cammellare con guardie rosse le assemblee da chi voleva fare la lista con Bersani e D’Alema. Poi in questa vicenda di Potere al popolo simili amenità condite di insulti assai più indelicati ci sono state rovesciate addosso da direzione opposta.
Giova ricordare per l’ennesima volta come sono andate le cose.
Potere al popolo doveva essere una soggettività unitaria. Avrebbe dovuto avere come baricentro la connessione delle lotte, il conflitto sociale, il mutualismo unendo sui territori attiviste/i provenienti da storie diverse. Abbiamo dolorosamente dovuto prendere atto dell’involuzione che è stata impressa al processo da una parte dei soggetti politici che con noi avevano promosso un anno fa la lista. Si è scientemente perseguito l’obiettivo di trasformare quello che doveva essere un movimento politico sociale unitario in un partito caratterizzato da una linea settaria di autosufficienza. Lo si è fatto attraverso una campagna sotterranea di attacco politico a Rifondazione Comunista e modalità di scontro che rappresentano l’opposto dello sforzo di costruire un contesto di lavoro unitario tra militanti e attiviste/i di diversa provenienza che aveva suscitato entusiasmo in una difficilissima campagna elettorale. Abbiamo molto pazientato nonostante diventasse sempre più evidente che si cercava lo scontro e la delegittimazione di chi si era messo a disposizione forse con troppa disponibilità e senza furbizie.
Rifondazione Comunista ha lavorato con la massima generosità per portare avanti il progetto prefigurato nel manifesto fondativo di Potere al popolo. A quello ci sentiamo impegnati e a quello abbiamo dato adesione collettiva e migliaia di noi anche individuale.
Di fronte a forzature antidemocratiche e alle violazioni palesi delle più elementari regole di correttezza abbiamo giudicato impraticabile una già di per sé assurda consultazione su due statuti imposta da chi ha cercato a tutti i costi la contrapposizione. Poteva risolversi tutto con un chiarimento politico ma non c’è stata alcuna volontà perchè evidentemente si perseguiva la rottura.
In qualità di soggetto co-fondatore di Potere al popolo non riconosciamo la legittimità di una consultazione falsata, di uno statuto che è stato bocciato dalla maggioranza degli aderenti che non hanno partecipato al voto e degli organismi che eletti su questa base.
In tutte le maniere abbiamo cercato di convincere a recuperare la frattura determinatasi non solo con noi ma con tante compagne e compagni senza tessera che a Potere al popolo avevano dato il loro contributo. La risposta è stata a livello di irrisione anche e soprattutto di chi tra noi più si è speso per Potere al popolo.
Se solo 3332 su 9042 aderenti avevano approvato lo statuto, ancor meno pare abbiano votato il coordinamento.
È il risultato prevedibile della scelta di Ex Opg, Eurostop e altre formazioni di praticare una conflittualità distruttiva delle relazioni e di trasformare quello che doveva essere un movimento unitario in un ennesimo “partitino” super-rivoluzionario che contribuisce alla divisione della sinistra antiliberista e anticapitalista.
In questi mesi non abbiamo polemizzato pubblicamente perchè riteniamo che ogni scontro nell’area a sinistra del Pd serva solo a delegittimarci tutti. Meglio rispettarsi e cooperare per i comuni obiettivi di lotta.
Ci limitiamo a ribadire che per noi né lo statuto né il coordinamento appena eletto sono legittimi. Il Potere al popolo che si è presentato alle elezioni non esiste più. Quello che viene sondato è un simulacro come accade anche per LeU.
Auspichiamo che il nuovo coordinamento prenda atto della realtà accantonando il trionfalismo e l’autoesaltazione.
Ricordiamo che se oggi c’è una sigla che milioni di persone cominciano a conoscere e c’è chi va in tv in rappresentanza di quella sigla lo si deve agli sforzi e al lavoro di tutte le organizzazioni e di tutte le/i militanti aderenti al progetto e certo non secondario è stato il contributo di Rifondazione.
La lettera inviata a Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi non è una diffida che preannuncia azioni legali, non è una lettera di minacce nè ci risulta che abbiamo denunciato qualcuno. E’ una semplice convocazione della Presidenza di PAP, come previsto dallo statuto.
Vi si riassumono problemi che vanno affrontati.
Desta sorpresa il tenore della risposta alla nostra lettera (“ci hai convocati come i soci di un’azienda”), viene la curiosità di capire: la convocazione di un organismo politico peraltro condiviso è un fatto aziendale?
Tutta la risposta pubblica che ci è stata indirizzata non affronta il problema politico ed il tema della convocazione.
Potere al Popolo è nato come una coalizione di formazioni politiche con l’ambizione di costruire un movimento unitario che andasse “oltre le elezioni”. Poteva fare un salto ulteriore in un quadro condiviso da chi lo ha fondato e in attuazione del manifesto originario.
Ex Opg e Eurostop han deciso che il manifesto fondativo andava superato e di conseguenza questa condivisione è venuta meno.
Inutile litigare.
Dedichiamo il nostro tempo a combattere i comuni nemici.
*segretario nazionale di Rifondazione comunista