#OndaverdeEcivica: verdi e sindaci in campo per le Europee nella speranza di emulare i tedeschi e intercettare delusi del Pd e di M5S
Verdi e sindaci in campo per le Europee nella speranza di intercettare il voto dei delusi dai cinquestelle, dopo i ripetuti voltafaccia sull’ambientalismo, e di sfruttare il traino del successo dei Verdi oltre confine. Il progetto #OndaverdeEcivica è stato presentato venerdì nella Capitale. All’hotel dei Borgognoni con il capogruppo dei Verdi all’Europarlamento Philippe Lamberts c’erano fra gli altri Elena Grandi e Matteo Badiali, co-portavoce dei Verdi italiani, Federico Pizzarotti, presidente di Italia in Comune (oltre che sindaco di Parma), Monica Frassoni co-presidente dei Verdi europei. Bando ai sovranismi e all’anti-europeismo, avanti con l’economia sostenibile, la pace, l’accoglienza. La soglia-monstre del 4% prevista dalla legge elettorale per il Parlamento europeo non spaventa i protagonisti di questo tentativo di sinergia ambientale e civica, che esclude a priori ogni intesa con M5S e Lega e considera il Pd in fase di «implosione». «Hanno il loro congresso, che non ci riguarda. Noi andiamo avanti per la nostra strada» è il leit motiv che predomina, nei ragionamenti esposti alla conferenza stampa cui hanno partecipato anche Marco Affronte, Carmine Maturo, Rossella Muroni, deputata di Leu. «Contano i contenuti, non le alleanze, i fatti e non le parole», scandisce Pizzarotti. «In campo ci sono 2/300 tra sindaci e amministratori e aumentano di giorno in giorno» assicura Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e presidente di Italia in Comune. La scommessa che accomuna tutti è di mobilitare coloro che hanno verificato il lato «posticcio dell’ambientalismo M5S» e di far passare il messaggio che «non siamo quelli dei parchi e dei fiori», «non siamo quelli del no a tutto» bensì «quelli favorevoli allo sviluppo di un’economia sostenibile, che è in grado di far incontrare chi non arriva alla fine del mese con chi si batte per i destini del pianeta».
Bocciati per «improvvisazione» è il giudizio sui primi sei mesi del Movimento 5 stelle a Palazzo Chigi espresso da Federico Pizzarotti, sindaco di Parma che fu il primo capoluogo di provincia conquistato dai grillini nel 2012. Pizzarotti fu poi sospeso dal Movimento e non ne fa più parte. «C’è un lungo elenco di punti su cui hanno ceduto o cambiato idea, senza dire che hanno cambiato idea», ha detto il sindaco a margine della conferenza stampa dei Verdi a Roma, aggiungendo che invece sul salvataggio della Carige «il decreto è lo stesso, si è fatto la sessa cosa e si cerca di venderla in altro modo». «Su questioni come le trivelle o il Tap o l’Ilva, il problema dei 5 Stelle è dovuto all’improvvisazione aldilà dei temi ambientalisti», ha continuato e concluso: «Bisogna governare il mondo del realizzabile. Per farlo serve ammettere di aver sbagliato, di aver cambiato idea, non prendere in giro i cittadini cercando di cambiare le parole». E sulla Tav, è voluta tornare Monica Frassoni: «Un’opera inutile, non prioritaria e da cui non dipende la ripresa di Torino e del Piemonte». Quello dei Verdi è un «no non ideologico. Qui non si sta parlando di una linea ad alta velocità ma di un tunnel in mezzo alle Alpi di 57 km la cui costruzione non è iniziata, il cui finanziamento, soprattutto a livello europeo, non è deciso perché sarà ridiscusso, e che non aiuta nemmeno i problemi su quella linea, che è sottoutilizzata: oggi da lì passano treni per 3 tonnellate, potrebbero passarne per 20 tonnellate. Quindi alla domanda se a un’opera simile vanno destinati 2,9 miliardi del nostro claudicante bilancio, la riposta è no».
La notizia getta scompiglio nel Pd, fra quanti sperano in una lista unitaria dei moderati di centrosinistra. Ad esempio Boccia: «Io guardo alla possibilità di mettere insieme i Verdi tedeschi, Corbyn, Podemos, i socialisti portoghesi. Una lista ampia e unitaria in Europa. Se fai questo, metti dentro tutti nel Pd. Lo sanno Vendola, Civati, Laforgia, Bersani, Bonelli dei Verdi. Per me non ha senso che stiamo in partiti diversi. Il Pd può essere il partito di tutti. E comunque, prima facciamo congresso vediamo quale linea politica esce. Certo, poi, ci dovremo sbrigare perchè il 26 maggio è vicino ma in queste settimane chi vincerà il congresso, lo farà anche grazie alle proposte che avrà fatto anche sulle europee e il progetto da mettere in campo». Ma lista unitaria con o senza il simbolo del Pd? «Questo non lo so, vedremo. Ma su questo punto io sono di parte -risponde Boccia- perchè il simbolo del Pd e quello dell’Ulivo ce li ho nel cuore. Quando vado a votare, se non trovo il simbolo del Pd mi sento perso. Non lo so, vedremo. Io i simboli del Pd e dell’Ulivo comunque li porto sempre con me, ce li ho stampati addosso…».
«Caro Boccia, voi vorreste fare il classico minestrone all’italiana ma con verdure né biologiche né a chilometro zero», ribattono a stretto giro i coportavoce dei verdi rispondendo alla proposta dell’esponente del Pd di una lista unitaria per le europee. «I Verdi scelgono di portare avanti il percorso dei Verdi Europei insieme ad Italia in Comune e a personalità del mondo ecologista e associativo che pongono la lotta ai cambiamenti climatici come punto di partenza per un progetto politico ecologista civico ed europeista. Non c’è bisogno di persone o di partiti di una sinistra allo stremo, ma di visioni di futuro, quel futuro che dobbiamo ai nostri figli e passa dalla conversione ecologica della società e dalla Green Economy, fino alla sicurezza alimentare. C’è bisogno dell’#ondaverde, di un messaggio chiaro per gli elettori».