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Europee, De Magistris pessimista

De Magistris: «Allo stato credo che sia molto difficile che ci possa essere una lista alle Europee». Che succede a sinistra?

«Allo stato credo che sia molto difficile che ci possa essere una lista alle Europee». Se non è proprio una rinuncia è certamente un ultimatum, un ultimo avvertimento, quello del sindaco di Napoli e presidente di demA, Luigi de Magistris, in relazione alla possibilità di riuscire a presentare una lista per le elezioni europee. De Magistris ha spiegato: «Io faccio il sindaco di Napoli a tempo pieno, sono una persona che ama la politica e lancia il cuore oltre l’ostacolo in modo anche generoso. Ho detto che se si creassero determinate condizioni, se si sciogliessero tutta una serie di nodi, se si producesse un processo entusiasmante, contagioso in positivo e coinvolgente che potessi guidare non solo io, ma anche io, allora avrei potuto prendere in considerazione non solo la lista, ma anche di candidarmi ma mi sembra che il tempo si stia consumando e non mi sembra che attualmente ci siano le condizioni per poter fare tutto questo». Insomma va avanti, «ma è tortuoso» il lavoro sul «progetto politico che può essere la prima linea dell’alternativa a questo sistema». Il nuovo soggetto politico sul quale sta lavorando De Magistris, a condizione di condurre 3 mesi di campagna elettorale a tempo pieno e senza «l’impegno» del ruolo di sindaco di Napoli, «potrebbe arrivare anche al 10%». Secondo de Magistris «il nostro è il progetto politico in prima linea come alternativa a questo sistema, ne sono convinto ancor più alla luce anche di quanto sta accadendo in questi giorni», spiega facendo riferimento al caso Diciotti. Ma la strada per una lista che possa presentarsi già alle europee appare tortuosa: «Non dobbiamo avere l’ansia di dover essere sempre pronti, soprattutto se io, per mettermi in campo per le europee, dovessi lasciare completamente il mio ruolo di sindaco. Se le condizioni fossero quelle di 8 anni fa quando mi candidai a sindaco facendo tre mesi di campagna elettorale – ragiona de Magistris – probabilmente potremmo arrivare anche al 10%. Ma non sono nelle condizioni di fare questo da solo, e non mi sembra ci siano ancora le condizioni perché si possa realizzare quella rapida confluenza».

Che cosa è successo a quello che a maggio l’anno scorso (ricordate l’assemblea nazionale di PaP a Napoli?) pareva profilarsi come il quarto polo? E’ da luglio che il quartier generale di demA conduce incontri con quello che resta a sinistra, da Sinistra Italiana a Rifondazione, da PaP fino a movimenti locali di liste civiche radicali, quelle delle Città in Comune. Per non parlare di Diem25 con cui pareva dovesse varare Demos, Varoufakis più De Magistris. Ma qualcosa è andato storto. Le voci si sono rincorse in queste settimane, l’accordo pareva dietro l’angolo: da PaP (nella versione ristretta a ex Opg e area Cremaschi) che ha messo in scena una doppia consultazione on line fra i suoi aderenti e “strappato” i 4 punti, fino a Sinistra Italiana che già a maggio pareva piuttosto attratta dalla dichiarazione di Lisbona (quella di Melenchon), passando per Diem25 ecc… Ma i referenti italiani di Varoufakis sono stati i primi a sfilarsi per avvicinarsi ai Verdi che, forti del fatto di non dover raccogliere le firme (ne servono molte più che per le politiche) e sentendo in poppa il vento dei confratelli tedeschi, hanno attirato anche Possibile, gli ultraliberisti di +Europa e l’Italia in Comune di Pizzarotti e forse anche Sinistra italiana sul cui sito c’è una risoluzione della direzione che auspica una “lista di sinistra, civica e ecologista, aperta alla partecipazione di tutte e di tutti, nella consapevolezza che l’Europa che conosciamo ha bisogno di una radicale trasformazione, ma senza alcun cedimento a regressioni nazionaliste”. Una formula ancora generica ma che rimanda più alla cosa dei verdi che a quella di De Magistris. Si dice che Si si sia impuntata per presentare un Cofferati (saldamente agganciato ai socialisti europei del Pse) ormai al terzo mandato, si dice che De Magistris abbia tentato di spaccare PaP sfilando i “napoletani” al giro di Cremaschi, più euroscettico e “sovranista”. Si dice, si dice, si dice. Non esiste, in questa fase, un processo pubblico che richiami le esperienze (sicuramente perfettibili) che portarono alla nascita dell’ Altra Europa (che partecipa al percorso di De Magistris) o di PaP (nel senso della coalizione) e anche il Brancaccio è stato un percorso più intelleggibile di questo.

PaP si dà ancorra due settimane PaP per una decisione definitiva sulla possibilità di coalizione con de Magistris. Il Coordinamento nazionale del partito nato dallo scioglimento della coalizione che aveva partecipato alle politiche, si è riunito per valutare «i risultati fin qui raggiunti nella trattativa con la coalizione sorta intorno a de Magistris e intorno al preambolo politico della lista fin qui prodotto. Nella discussione – si legge in una nota – ci sono state diverse valutazioni. Alcuni interventi hanno ritenuto i risultati ottenuti un avanzamento, altri interventi hanno ritenuto che ci siano ancora elementi di criticità e da chiarire. Dalla discussione nel Coordinamento nazionale viene confermato il pieno mandato alla delegazione di proseguire nella trattativa per l’alleanza con la coalizione De Magistris, per verificarne il percorso e i risultati e mettere quanto prima le informazioni a disposizione di tutte le iscritte e gli iscritti di Potere al Popolo per decidere entro il 2-3-4 marzo». Il Coordinamento nazionale di Potere al Popolo, prosegue la nota , «ha affrontato ancora una volta la discussione su un passaggio politico complesso con estrema franchezza e con la continua ricerca di una sintesi unitaria. Anche su questo c’è tutta la diversità e la ricchezza di questa esperienza».

Dentro Leu non è che la situazione sia più chiara: «Faccio il tifo perchè Leu faccia parte del progetto di Italia in Comune e Verdi per le europee. Io ci sto lavorando», dice Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali ed ex-presidente di Legambiente, convinta che sia questa la strada da seguire per le prossime elezioni del 26 maggio. Una lista rosso-verde, la definisce. Una strada nella quale lavora per portare tutta Leu, Sinistra Italiana compresa. Che al momento però non si sbilancia. «Per ora non parlo», dice Nicola Fratoianni. Sabato Muroni sarà alla manifestazione al teatro Quirino a Roma dove verrà lanciata la lista di Italia in Comune e Verdi europei e italiani. Da ex-presidente di Legambiente, Muroni “gioca in casa”. «Sto partecipando al progetto. E credo che la componente civica dei sindaci di Italia in Comune e quella ambientalista vada allargata a una componente più sociale e di sinistra. Per questo sto lavorando per coinvolgere Leu». Ma non c’era un cantiere aperto anche con Luigi De Magistris? «Sì certo, ma lì c’è un problema di fondo che è rappresentato dall’antieuropeismo, dal sovranismo» di sinistra «di Potere al Popolo. E noi non siamo affatto antieuropeisti. Siamo per un’Europa diversa ma siamo per l’Europa e sono convita che» una lista rosso-verde «possa incidere con più forza». Italia in Comune e Verdi aderiranno al gruppo dei Verdi europei, Sinistra Italiana dovrebbe fare altrettanto? «Non credo sia dirimente. Anche perchè -osserva Muroni – già il gruppo dei Verdi e quello di Gue della sinistra europea sono molto contigui. In questi anni hanno lavorato gomito a gomito, votato insieme spessissimo. E poi non è detto che non ci sia un rimescolamento dei gruppi in Ue». Tuttavia da quell’area già Mdp e Boldrini hanno fatto sapere che staranno nel listone Calenda o quello che sarà il listone antisovranista.

Non è che alla fine il “fronte repubblicano” invece di Calenda, lo fa Pizzarotti? Il patto con i Verdi europei e italiani è già stretto e sabato a Roma ci sarà un’iniziativa al teatro Quirino per la lista alle europee. Anche Calenda corteggia Emma Bonino ma l’assemblea nazionale di +Europa ha dato «mandato agli organi di proseguire il confronto con altre forze politiche, a partire da Italia in Comune e Verdi, Volt, Partito Democratico europeo» in vista delle europee di maggio. Ma è stata anche approvata una mozione, presentata da Francesco Galtieri (area Fusacchia) nella quale si chiede l’impegno ad «assicurare che entro il mese di febbraio 2019 +Europa avanzi una proposta, in vista della partecipazione alle prossime elezioni europee, a Italia in Comune e Verdi, e a Volt, che mantenga il chiaro e inequivoco riconoscimento di +Europa nel simbolo e i tratti peculiari della propria offerta politica».

Da parte sua, il consiglio federale nazionale dei Verdi, ha dato mandato all’esecutivo di verificare, d’intesa con Italia in Comune se vi siano le condizioni politiche e programmatiche per allargare ad altre forze la proposta di costruire una lista per le prossime elezioni europee che sia ecologista, europeista, federalista e civica. Per questo chiede ai due co-portavoce Elena Grandi e Matteo Badiali e all’esecutivo di avviare con urgenza un confronto programmatico e politico con quelle forze europeiste e federaliste a partire da +Europa, ma anche da Volt (movimento politico paneuropeo e progressista, ndr) e dalle componenti non integraliste della sinistra con le quali è già in corso una interlocuzione». Anche i verdi altoatesini sono della partita: «I Verdi europei stanno cercando di affrontare le elezioni riunendo sotto il patrocinio del proprio simbolo i partiti eco-sociali in Italia, per poter efficacemente battersi per la tutela del clima e la svolta ecologica», scrivono in una nota. I Verdi altoatesini da quasi due anni sono membri del Partito Verde Europeo e mantengono stretti contatti con i Verdi del centro e nord Europa.

 

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