Genova, nasce il memoriale virtuale per raccogliere le testimonianze riguardanti il ponte Morandi per non dimenticare il 14 agosto 2018.
Genova non è più la stessa da quel maledetto giorno che tutti ricordano, il 14 agosto 2018 quando alle 11,36 sotto una pioggia scrosciante in pochi minuti si è sbriciolato il ponte Morandi causando quarantatré vittime e cambiando la vita di tutti i genovesi, e non solo. Da quel giorno tantissime sono state le testimonianze, le immagini e i video pubblicati sui giornali e sui social, un flusso continuo di racconti e testimonianze che dopo pochi minuti, quasi sempre, andava perduto nel flusso costante della “timeline” dei nostri computer.
Dall’assunzione di questo dato, nasce l’idea di creare un luogo virtuale per conservare la memoria collettiva: “Morandi Obiettivo Memoria” è una piattaforma web, un “memoriale”, per conservare la memoria dei fatti e delle testimonianze che hanno riguardato il crollo del viadotto Morandi del 14 agosto 2018.
<<Conservarne la memoria è uno dei passi indispensabili, affinché tale eredità possa essere proficuamente investita ed essere la base su cui pensare a ricostruire non solo un ponte, ma un intero sistema-città>> – spiega Mauro Baldassarri coordinatore del progetto che sottolinea come l’obiettivo sia <<rendere operativo un luogo virtuale in cui documentarsi e riflettere su quanto avvenuto. Tale luogo virtuale avrà anche la funzione di costituire un attrattore di interesse e uno strumento progettuale per arrivare alla costruzione di un “luogo della memoria” vero e proprio, un luogo fisico, tangibile e visitabile da tutti coloro che vorranno ricordare>>.
Il progetto, che nasce in seno all’Associazione Tea – Turismo e Ambiente, prevede una prima fase, in cui il portale viene lanciato on line e in cui si attiva la raccolta di documenti e testimonianze riguardanti il ponte Morandi, seguendo le scansioni temporali illustrate. Successivamente, il luogo virtuale tenterà di diventare uno strumento per arrivare alla costruzione di un vero e proprio luogo della memoria “fisico”, una sorta di “Ground Zero” genovese, per il quale si spera di poter arrivare a un concorso pubblico internazionale di idee e progetti.
Contemporaneamente alla fase realizzativa sarà avviata una campagna di crowdfunding, finalizzata al cofinanziamento del progetto, alla copertura delle spese di mantenimento della struttura
Al momento quello che resta, oltre le macerie, è la grande forza di chi vive nella vallata, la Val Polcevera, una zona già fortemente segnata dalla crisi economica e sociale che il crollo del ponte ha reso ancora più grave, perché oltre alle quarantatré vittime si devono aggiungere 600 sfollati, 281 unità abitative cancellate, un numero imprecisato di persone che hanno perso il posto di lavoro o rischiano di perderlo, tantissime aziende in difficoltà, e tantissime persone che si sentono dei “sopravvissuti”, che ancora non hanno superato lo shock del crollo del ponte.
Mauro Baldassarri e Carla Salvatici, i due curatori del progetto, non nascondono la speranza che la ricostruzione del ponte possa diventare un’occasione di riscatto per la vallata. <<Il crollo ha messo allo scoperto definitivamente i nervi di un tessuto urbano pesantemente compromesso da anni di mancanza di attenzione, sia da parte delle istituzioni ma anche degli stessi cittadini. Abbiamo però osservato che questa riqualificazione è già iniziata, ed è partita dal basso. Dopo il crollo abbiamo visto ricrearsi, nel quartiere, quel senso di comunità, quella voglia di esserci, di stare insieme, di partecipare, che da troppo tempo era scomparsa. Sono nati comitati, si sono rafforzati quelli già esistenti e attivi da anni, sono aumentate le iniziative sul territorio. Sembra una piccola cosa, perché non porta alcun beneficio pratico, non ricostruisce il ponte, certo, ma ricostruisce vita sociale. È un punto di partenza importante. Il nostro auspicio, ora, è che si estenda al resto della città>>.