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Due ex poliziotti arrestati l’assassinio di Marielle Franco

Marielle Franco

Alla vigilia del primo anniversario dell’assassinio di Marielle, i due sospettati sono stati arrestati nello stesso condominio dove il neo-presidente del Brasile Jair Bolsonaro possiede un appartamento.

Alle 4.30 di martedì 12 marzo, il poliziotto militare in pensione, Ronnie Lessa, di 48 anni, e l’ex effettivo della polizia militare Élcio Vieira de Queiroz, di 46 anni, sono stati arrestati nell’ambito dell’Operazione Buraco do Luma, condotta dalla Divisione Omicidi della Polizia Civile di Rio de Janeiro e dal Pubblico Ministero. Secondo i PM, si tratta dei responsabili dell’esecuzione della consigliera Marielle Franco e del suo autista, Anderson Gomes.

«È fuori dubbio che Marielle Franco da Silva sia stata giustiziata sommariamente a causa della sua attività politica. La barbarie avvenuta la notte del 14 marzo 2018 è stato un duro colpo contro lo Stato democratico e lo Stato di diritto», scrivono nella denuncia. Il 14 marzo si compie un anno dall’assassinio. L’operazione giudiziaria ha preso il nome di Operazione Buraco do Luma in omaggio al locale nel centro di Rio de Janeiro dove Marielle si incontrava con la popolazione per raccontare il proprio operato e dove Marielle portava avanti il progetto “Lume Feminista” [Luce femminista, ndr].

Secondo quanto riportato dal sito del canale di informazione G1, Ronnie vive nello stesso condominio di lusso dove il presidente Jair Bolsonaro possiede un appartametno, a Barra da Tijuca, nella zona ovest di Rio.

«E’ molto grave quello che hanno fatto con la sicurezza pubblica a Rio de Janeiro per arrivare fino a questo punto. Ora, la cosa più importante è sapere chi sono stati i mandanti. Chi l’ha uccisa non è solamente chi ha premuto il grilletto. L’ha uccisa anche chi ha ordinato l’assassinio. Quali sono le ragioni politiche? Chi aveva interesse ad ucciderla? Questo è quello che dobbiamo esigere adesso alla giustizia», ha affermato ai microfoni di G1 il deputato federale del PSOL Marcelo Freixo, amico caro di Marielle; anche lui, secondo l’inchiesta, era stato pedinato dai sospetti assassini di Marielle.

Cosa ne è oggi di Marielle

Lo scorso 8 marzo, giornata internazionale di lotta delle donne, migliaia di donne di tutto il paese hanno reso i propri omaggi a Marielle Franco. Donna nera, di periferia e lesbica, Marielle è diventata un simbolo di resistenza contro tutte le forme di oppressione. Secondo la sua compagna Monica, Marielle è un simbolo, un riferimento e un’ispirazione «per continuare a resistere e a lottare».

«Pensando positivamente, possiamo così comprendere che la notte del 14 marzo non può essere solamente vista come una notte di barbarie e violenza, ma come una notte a partire dalla quale risignificare la speranza, e la resistenza», ha aggiunto. «Marielle è diventata un simbolo di resistenza: la sua immagine si replica in giro per il mondo intero, che si è indignato per la violenza commessa, ma ha anche riconosciuto il valore del suo impegno nella difesa dei diritti umani, ma non solo il suo impegno, ma tutto quello che lei rappresentava. Quello di cui lei adesso è il simbolo, che è qualcosa molto più grande della sua stessa immagine», sottolinea Monica.

Il crimine

La consigliera di Rio de Janeiro, Marielle Franco, ha avuto una lunga traiettoria di lotta in difesa dei diritti umani, è stata la quinta consigliera più votata nelle elezioni del 2016 ed era diventata un riferimento sui temi legati al genere, alla razza e alla classe. Pochi giorni prima del suo assassinio, avvenuto la notte del 14 marzo 2018, era stata nominata relatrice del Comitato di Monitoraggio dell’intervento militare federale su Rio de Janeiro, che aveva avuto inizio nel febbraio dello stesso anno.

La sua esecuzione ha provocato una grande reazione in Brasile e nel mondo. Nel maggio dello scorso anno, l’Organizzazione degli Stati Americani – OEA – ha tenuto delle udienze e ha interrogato lo Stato brasiliano rispetto all’intervento militare a Rio de Janeiro e sull’esecuzione della consigliera e del suo autista, dopo che 20 organizzazioni sociali avevano presentato una petizione alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani.

All’inizio di quest’anno, un giornale ha informato che due donne legate ad un ricercato dalla giustizia per l’assassinio di Marielle erano, fino all’anno scorso, impiegate nell’ufficio di uno dei figli dell’attuale presidente, nella legislatura di Rio de Janeiro; questo fatto suggerisce che il clan Bolsonaro possa avere connessioni con persone vicine ai criminali implicati nell’assassinio.

*Articolo pubblicato su Brasil De Fato.

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