“No alla Flat Tax della diseguaglianza, Si alla progressività dell’uguaglianza”, sostiene, in una nota Cadtm Italia, il Comitato italiano per l’abolizione dei debiti illegittimi. “Proprio perché le contro-riforme fiscali sono andate nella direzione di una Flat tax – si legge – le disuguaglianze sono aumentate e il debito pubblico è aumentato. Le controriforme fiscali in Italia hanno contribuito enormemente a creare le scandalose disuguaglianze sociali. Solo l’Irpef, dal 1974 al 1982, aveva 32 aliquote, la minima al 10% , la massima al 72%, al di sopra di 258.000 euro di reddito imponibile. Dal 1983, il mutato quadro politico, che aveva scelto di sostenere il processo della finanziarizzazione, determinò un processo di contro-riforme che condussero ad una riduzione delle aliquote, solo 5, dal 23%, la minima, al 43%, la massima, su redditi imponibili oltre i 75.000 euro. Questo ha comportato una riduzione delle entrate, un aumento del debito pubblico pari al 13%, ed un aumento della tassazione per tutte le altre classi di reddito che in ben 33 anni si sono viste privare la capacità di spesa per oltre 900 miliardi di euro (dati Cadtm Italia).
La Flat Tax è un sistema opposto a quello progressivo, per scaglioni di reddito e aliquote crescenti al crescere del reddito, all’interno del quale sono previste deduzioni, detrazioni e un reddito minimo esente generalizzato o limitato a certe categorie di contribuenti o di redditi”.
Cadtm Italia spiega anche che “non si possono portare ad esempio altri Paesi. Si potrebbe obiettare che altri paesi in Europa lo prevedano. Questi sono i Paesi interessati: Estonia, dal 1994, al 20%, (2004 in UE), con un PIL 2017 $mld 36; Lettonia, dal 1995, al 23%, (2004 in UE), con un PIL 2017 $mld 49; Lituania, dal 2005, al 5%, (2004 in UE), con PIL 2017 $mld 83; Romania, dal 2005, al 16%, (2007 in UE), con PIL 2017 $mld 341; Rep. Ceca, dal 2008, al 5%, (2004 in UE), con PIL 2017 $mld 333; Ungheria, dal 2011, al 15%, (2004 in UE), con PIL 2017 $mld 228; Bulgaria, dal 2008, al 10%, (2007 in UE), con PIL 2017 $mld 125. Il loro Pil non è paragonabile a quello italiano che nel 2017 era di 2.023 $ mld.
Nessuno di questi paesi europei la applica sul reddito complessivo, solo su quello personale da lavoro o pensione. I dividendi, gli interessi e i capital gains sono tassati separatamente con aliquote diverse, piu’ basse o più alte. Sono previste deduzioni/detrazioni personali e per carichi di famiglia, e per oneri maggiormente significativi dal punto di vista sociale”.
E “neanche istituzioni internazionali liberiste lo propongono – prosegue la nota – il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la BCE attestano che nei rapporti e analisi condotte non è dimostrata alcuna correlazione tra introduzione della flat tax e obiettivi prefissati: “l’introduzione di flat taxes non è di per sé sufficiente a semplificare i sistemi tributari”. Non risolve il problema dell’evasione. Paesi come Ungheria, Slovenia, Cipro, Malta, Polonia, Estonia, Bulgaria, Turchia, Lettonia, Grecia, Romania, Croazia e Lituania che hanno una pressione fiscale inferiore a quella dell’Italia hanno un tasso di evasione pari o superiore al nostro . Paesi come Belgio, Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Finlandia e Austria che hanno una pressione fiscale maggiore o uguale alla nostra hanno un tasso di evasione inferiore. Chi propone la Flat tax propone uno “Stato minimo”: Le disuguaglianze non sono un ostacolo allo sviluppo economico, ma sono un prodotto naturale del “libero mercato”. Chi sceglierà l’imposizione progressiva crede che Lo Stato debba avere un ruolo nella difesa dei diritti individuali, ma anche nella promozione dell’interesse collettivo. Il nostro sistema tributario e i principi costituzionali hanno fatto una precisa scelta di campo nella direzione della progressività e dell’utilità sociale e non individuale con gli articoli 53, 2, 3, 41 e 42″.