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Riace, la Cassazione: non risultano frodi di Mimmo Lucano

Riace, la Cassazione accoglie parzialmente il ricorso di Mimmo Lucano. Domani il Riesame decide sul divieto di dimora

Mimmo Lucano, raggiunto al telefono da Left poco dopo la lettura delle motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso dei suoi legali. «Ancora dovrò soffrire prima di tornare a casa ma le parole della Corte di Cassazione di oggi sono significative. I magistrati dicono quello che era sotto gli occhi di tutti. Ora ci sarà la decisione del Tribunale del Riesame (il 4 aprile, ndr) e poi dovrò chiedere che venga annullato il divieto di dimora. Ma ci spero». «E’ arrivata la notizia che aspettavamo e di cui eravamo certi. La Corte di Cassazione ha riconosciuto che il sindaco di Riace Mimmo Lucano non ha frodato nessuno, ha unicamente agito in nome della solidarietà». Una nota di Maurizio Acerbo e Stefano Galieni, segretario nazionale e responsabile Immigrazione di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprime la soddisfazione di un pezzo di società molto più ampio di quel partito e che in questi mesi s’è schierato a fianco del sindaco di Riace nel mirino di un teorema imbastito ai tempi di Minniti ministro di polizia del Pd e quantomai gradito al suo successore Salvini. «Dopo sei infernali mesi in cui è stato prima costretto agli arresti domiciliari e poi è stato esiliato dal suo paese, divenuto in Europa e nel mondo, modello di accoglienza e fratellanza – aggiungono Acerbo e Galieni – Mimmo Lucano potrà finalmente tornare a casa. Ma alla gioia che proviamo si accompagna la profonda indignazione contro chi ha scientemente distrutto un’esperienza unica. Riace ripartirà e Rifondazione Comunista, insieme al vasto mondo solidale e antirazzista, sarà ancora con Mimmo Lucano, ma ora è giusto che chi ha causato questi danni ne paghi anche politicamente le conseguenze». Cruciale, a questo punto, l’udienza preliminare rinviata al 4 aprile su richiesta dei legali della difesa che l’hanno chiesto per poter esaminare una consulenza tecnico-contabile depositata agli atti dalla Procura della Repubblica.

La Cassazione è piuttosto esplicita nello scrivere, nelle motivazioni appena depositate, che mancano indizi di «comportamenti» fraudolenti che Domenico Lucano, il sindaco sospeso di Riace, avrebbe «materialmente posto in essere» per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con «collegialità» e con i «prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato». Le motivazioni sono relative all’udienza che lo scorso 26 febbraio conclusa con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace, la cittadina calabrese diventata un simbolo per l’accoglienza dei migranti. La misura cautelare era stata disposta dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Locri che ha rinviato a giudizio Lucano. L’udienza è aggiornata al 4 aprile. Rileva inoltre la Cassazione che non solo non sono provate le «opacità» che avrebbero caratterizzato l’azione di Lucano per l’affidamento di questi servizi alle cooperative L’Aquilone e Ecoriace, ma è la legge che consente «l’affidamento diretto di appalti» in favore delle cooperative sociali «finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate» a condizione che gli importi del servizio siano «inferiori alla soglia comunitaria». Per questo il riesame deve rivalutare il quadro per sostenere l’illiceità degli affidi. Invece, per gli “ermellini”, ci sono gli elementi di «gravità indiziaria» del fatto che Lucano si sia dato da fare per favorire la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem. Ma a questo riguardo, bisogna considerare «la relazione affettiva» che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano prima di decidere nuovamente per il mantenimento del divieto di dimora. Per la Cassazione, Lucano ha cercato di aiutare solo Lemlem «tenuto conto del fatto» che il richiamo a «presunti matrimoni di comodo» che sarebbero stati «favoriti» dal sindaco, tra immigrati e concittadini, «poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare».

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