Al Teatro sociale di Camogli le acrobazie di Mob à Sisyphe per Huitieme jour, Cirque d’enfant terrible
da Genova, Claudio Marradi
Domanda: ma se per sei giorni si lavora e il settimo si riposa, cosa resta da fare l’ottavo giorno? Giornata che non esiste, tempo vuoto indeciso tra azione e non azione, luogo in cui si produce l’idea di una potenza aristotelica che non riesce – o non vuole – tradursi in un atto determinato, l’ottavo giorno della settimana è un ossimoro metafisico. Ed è l’ipotesi teorica, ma anche molto pratica, attorno alla quale ruota lo spettacolo HUITIÈME JOUR. CIRQUE D’ENFANT TERRIBLE, che la compagnia francese – occitana per la precisione – La Mob à Sisyphe porta al Teatro Sociale di Camogli nell’ambito della rassegna Teatro come sport e in sinergia con la programmazione di Circus Zone dell’associazione Sarabanda.
Idris Roca,Cochise Leberre e Raphaël Milland sono tre giovanotti che si annoiano in un soggiorno borghese illuminato dalla luce di un’abat-jour. In un tempo sospeso in cui non si capisce neppure se fuori sia notte o giorno, sembrano in attesa dell’inizio o della fine di qualcosa: aspettano una telefonata che non arriva, fanno volare aeroplanini di carta, giocano con una lampadina… E soprattutto si sfidano in una gara di acrobazie sgangherate e assurde, in un crescendo di situazioni pericolose che possono precipitare in ogni momento nell’irreparabile. In quell’atmosfera di euforica incoscienza che solo infanzia e adolescenza possono abitare senza sentirsi ingombranti e fuori luogo. Perché sono tre ragazzini terribili che nel loro spettacolo di clowneria postmoderna sfidano le leggi della fisica e del buon senso per raccontare lo stupore di un tempo zero: l’immenso vuoto-pieno di possibilità che presiede a qualunque atto creativo. E, forse, perfino alla creazione di un mondo. Giocando tra acrobatica e pratica sportiva, nella più pura arte circense, si svolge lo spettacolo di un circo multiplo e multiforme che scopre la magia del virtuosismo in ogni gesto, anche il più banale. E dove anche l’atto di vestirsi per uscire può trasformarsi in un nastro scintillante di eventi prodigiosi e surreali.
Infine tutto si conclude all’alba dell’ottavo giorno, nel compimento di un mondo folle e vuoto, dove il tempo passa così lentamente da fermarsi quasi. Senza limiti, senza passato e senza futuro, in una bolla di semplice, pura esistenza. Esperimento Zen qui e ora, nell’interno notte di un soggiorno borghese qualunque.