Genova, quanto sono normali il pestaggio di un cittadino o l’autorizzazione di un comizio fascista? Sono normali i gesti del sindaco e della questura?
di Stefano Kovac*
Quella di ieri, a Genova, è stata una giornata difficile per pura fortuna non tragica. Mi ronzano in testa alcune domande.
Per quale motivo è stata concessa una piazza a ad un partito dichiaratamente fascista in barba alla Costituzione repubblicana? Non si racconti la balla dell’inevitabilità perché si dovrebbe ricordare che per 60 anni mai si verificato un comizio di un partito di estrema destra a Genova. Tutti i sindaci/questori/prefetti che si sono succeduti a Genova negli ultimi 60 anni sono stati fascisti antidemocratici? abbiamo forse vissuto in una dittatura? Si dica, piuttosto, che siamo di fronte ad un tentativo di mitridatizzazione con cui si vuole rendere normale ciò che normale non è.
Con che criterio è stato gestito l’ordine pubblico e in particolare chi e perché ha deciso che piazza Corvetto fosse chiusa da tutti i lati e diventasse una pericolosissima tonnara? Con quali disposizioni sono andati in piazza gli agenti? In base a quali disposizioni si è verificato il criminale accanimento contro una persona inerme? Cosa sarebbe successo se non fosse stato un giornalista o se non fosse stato riconosciuto? Si può considerare normale che un cittadino evidentemente inoffensivo venga pestato fino a riportare 4 fratture, un trauma cranico ed ecchimosi su tutto il corpo?
Non mi vergogno e non mi offendo ad essere chiamato antagonista; antagonista di Casapound lo sono di sicuro. Ma ieri quella piazza era composita, in quella piazza c’era Genova nella sua multiformità: persone arrabbiate, tranquille, curiosi moderati, radicali pesino persone non di sinistra; sicuramente persone che non si ritrovano nella definizione antagonisti.
Quella di ieri era una piazza costituzionalmente antifascista.
Ai sepolcri imbiancati che la domenica siedono fianco a fianco agli arrabbiati di ieri chiedo: la difesa della genoanità o della sampdorianità sono valori che giustificano la rabbia più della difesa dei valori repubblicani? E sia chiaro la violenza non mi appartiene in alcun ambito, ho scelto consapevolmente la nonviolenza molti anni fa.
In ultimo, signor sindaco, lei non è l’amministratore delegato di questa città. Ne dovrebbe rappresentare fieramente gli ideali. Abbia il coraggio di dire una parola chiara su quegli ideali (ed in primis l’antifascismo): li condivide o no? Perché veda, a volte sembra un po’ il protagonista di un telefilm degli anni ’70, quel Fonzie a cui la parola “scusa” si incastrava sempre sulla punta della lingua.
*Arci Genova