La Lega e le città. Non è mai successo che il primo partito non sia primo in nessuna delle prime dieci città
Non è mai successo che il primo partito non sia primo in nessuna delle prime 10 città.
È davvero unico che la Lega primo partito a livello nazionale con un vantaggio di 12 e 17 punti percentuali sulla seconda e sulla terza lista non riesca a essere primo partito in nessun comune delle 10 più grandi città italiane.
È seconda a Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, dietro al Pd, seconda a Bari dietro il M5S, terza a Napoli, Palermo e Catania.
Ora è evidente che sono molteplici i fattori responsabili di questo dato: lo storico atteggiamento più progressista della città rispetto alla provincia; il diverso tessuto produttivo e sociale più sensibile alle questioni economiche; altri elementi specifici di ciascuno dei territori.
Però il dato è che la Lega riesce a far recuperare ai suoi avversari dai 15 ai 20 punti percentuali (rispetto al dato nazionale) su TUTTE le dieci più grandi città italiane.
È un dato straordinario rispetto al risultato generale.
Credo che uno degli elementi da tenere in considerazione per spiegarlo sia nella rappresentazione mediatica dei territori. Le città sono stata presentate in questi ultimi anni come il luoghi in cui “l’immigrazione incontrollata” produce crimine, disparità, disagi. E questo è il tema su cui la Lega vince.
I grandi centri urbani hanno sempre rappresentato per la provincia l’indicatore di un vettore di sviluppo. Per questo la provincia, che vive assai meno il problema, quel futuro immaginario e terrorizzante l’ha voluto negare con forza.
A quel movimento però corrisponde sempre un movimento uguale e opposto. Forse le città quella rappresentazione l’hanno riconosciuta come falsa e l’hanno almeno relativamente negata.
Forse è questo stesso movimento che ha visto l’isola di Lampedusa, mediaticamente rappresentata come territorio dell’accoglienza, ha dato alla Lega il 45% dei consensi a fronte del 20% medio della regione e anche della provincia d’appartenenza.
Questo solo per dire che forse raccontare i territori in termini più aderenti alla realtà può essere cosa assai importante.