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Strage di Viareggio, confermate le condanne per i vertici di Ferrovie

Processo di appello per la strage del 29 giugno di dieci anni.  7 anni a Moretti il manager che piaceva a destra e sinistra, lo Stato non era parte civile

«Strage di Viareggio. La realtà non cambia né diventa meno dura. E sarà sempre troppo poco, perché parte dei reati sono andati in prescrizione, ma l’ad di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, in appello, resta colpevole!!!», commenta a caldo Eliana Como, portavoce della minoranza Cgil, ringraziando la associazione dei familiari delle vittime e a Riccardo Antonini «per l’ostinazione e il coraggio».

Confermata, dunque, in appello la condanna di primo grado a sette anni per Moretti, potentissimo manager, amministratore delegato di Fs e e Rfi all’epoca dei fatti, per il quale la procura aveva chiesto 15 anni e 6 mesi per disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, incendio. Mauro Moretti è stato condannato a sette anni dalla corte di appello di Firenze, non solo come ex ad di Rfi, ma anche come ex ad di Fs. Il tribunale di Lucca, invece, in primo grado aveva considerato la condanna solo rispetto alla sua funzione di amministratore delegato di Rfi. Tutti condannati dalla corte di appello, meno uno – Uwe Koennecke, responsabile officina Jugenthal, assolto (in primo grado aveva avuto 8 anni e 6 mesi) -, i dirigenti e i manager delle società estere dove venivano mandati in revisione i carri merci, al processo per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Tra i condannati c’è Joachim Lehmann, supervisore presso l’Officina Jugenthal di Hannover, a cui la corte ha inflitto 7 anni e 3 mesi riformando la sentenza del tribunale di Lucca che lo aveva assolto. Il pg Luciana Piras aveva chiesto per lui 8 anni anche sostenendo che «aveva un contratto da 17 ore l’anno per un compenso di 700.000 euro, ma non andò a controllare» i materiali rotabili. La corte inoltre ha condannato, in parziale riforma della sentenza del primo grado e tenendo conto della prescrizione dei reati di incendio e lesioni colpose (sconto 6 mesi), a 8 anni e 8 mesi Rainer Kogelheide delle società Jungenthal e Peter Linowski di Gatx Rail Germania; a 8 anni Johannes Mansbarth ex ad di Gatx Rail Austria e Roman Mayer responsabile manutenzione flotta carri merci di Gatx Austria; a 6 anni e 10 mesi Andreas Schroter, tecnico, Uwe Kriebel, operaio addetto alla verifica dei materiali, e Helmut Brodel, tutti delle officine Jugenthal.

Qualcuno si è preso il volto tra le mani, qualcuno ha pianto, qualcuno si è aggrappato alla sedia cercando di contenere l’emozione: tutti hanno sussultato quando la corte ha condannato Mauro Moretti anche in qualità di ex ad di Fs. I familiari delle vittime della strage di Viareggio erano presenti in massa, questa mattina, alla lettura della sentenza di secondo grado per incidente ferroviario del 29 giugno 2009 costato la vita a 32 persone. Se Marco Piagentini, presidente dell’Associazione Il mondo che vorrei, preferisce restare in silenzio e annuncia una conferenza stampa per domani a Viareggio, dopo essere uscito dall’aula Claudio Menichetti, padre di Emanuela, morta per le gravi ferite riportate dopo l’esplosione del vagone cisterna, ha mostrato ai giornalisti una foto del volto della figlia in ospedale, reso irriconoscibile dalle ustioni: «Come potevo – ha detto rivolto ai cronisti – lasciare perdere una cosa del genere». «Siamo arrivati a un buon giudizio – ha commentato – finalmente dopo questa sentenza riusciremo a fare qualcosa per la sicurezza». Trattiene a stento le lacrime Luciana Beretti, che nella strage di Viareggio ha perso il figlio Federico Battistini: «Non so cosa farò oggi – ha detto – ma so che mi batte forte il cuore. Penso che finalmente non potranno cavarsela più solo voi risarcimenti».

Una nuova sentenza e un muro da pitturare a ridosso dell’anniversario numero dieci della strage ferroviaria che il 29 giugno 2009, alle 23.48, devastò Viareggio con un incendio violentissimo, che superò i binari, entrò nelle case e uccise 32 persone. La sentenza è quella di appello letta oggi a Firenze e che fa seguito a una lunga vicenda giudiziaria. Il muro è quello che in questi giorni s’inizia a decorare in via Ponchielli con graffiti, disegni o affreschi, parola nobile spesa da chi, per un rione popolare, vuole alludere alla pittura murale di chiese e palazzi. Non è un muro qualsiasi e, forse, è un simbolo. Quel muro, a protezione del rione, epicentro del disastro, è la barriera parafiamme (o paraurti) che gli abitanti lungo la ferrovia chiedevano di erigere da anni a difesa delle loro vite. Tutti in città sono convinti che, se ci fosse già stato, avrebbe potuto almeno mitigare le conseguenze dell’esplosione del vagone merci con gas gpl che deragliò per un’avaria. Il muro poi è stato fatto e ora, in queste settimane, le autorità hanno deciso di farlo colorare.

Gli effetti furono simili a un bombardamento, le conseguenze analoghe. Ci furono le vittime, gli ustionati gravi, le distruzioni, gli eroismi come quello del macchinista del treno merci che accortosi dell’incidente mantenne sangue freddo e tirò via dalla stazione quello che rimaneva del convoglio affinché non ci fossero altri scoppi, conseguenze peggiori. Leonardo Piagentini che aveva 8 anni, morti la madre Stefania Maccioni e i fratellini Luca e Lorenzo mentre il padre Marco sopravvisse alle ferite e ora è un punto di riferimento dei familiari delle vittime. Ibitzen Ayad, cittadina del Marocco, perse i genitori e due fratelli nell’incendio e rimase sola nel mondo. Rosario Campo, 42 anni, era tornato indietro col motorino a riprendere il cellulare dimenticato: le fiamme lo incenerirono nella strada parallela alla ferrovia, il corpo rannicchiato nella posizione di guida fu pietosamente coperto dal telo dei soccorritori. Pare che sia stata la prima vittima. Un altro, Antonio Farnocchia, 51 anni si avviava al forno dove lavorava, percorreva la passerella sopra la ferrovia ma le fiamme lo raggiunsero in altezza e lo incenerirono, fu perfino dato disperso. Molti di coloro che provarono a scappare in strada furono raggiunti dalle lingue di fuoco e uccisi. Oggi il Terminetto è un quartiere riqualificato e nei suoi pressi la Casina dei ricordi custodisce la memoria del disastro. Non c’è più la passerella che collegava il rione al centro storico, abbattuta, mentre il sottopasso di cui si parla da anni, come alternativa, ancora i residenti lo chiedono. E i treni merci? Transitano ancora accanto alle case ma ora devono rispettare una velocità massima di 50 km orari.

La corte di appello di Firenze  ha condannato anche Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia) a 6 anni, nel processo per la strage di Viareggio del 2009 per accuse, a vario titolo, di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario. Il tribunale di Lucca li aveva tutti condannati il 31 gennaio 2017. Per Elia la procura generale aveva chiesto in requisitoria 14 anni e 6 mesi (in primo grado era stato condannato a 7 anni e 6 mesi), per Soprano 7anni e 6 mesi (come la condanna in tribunale). Assolto Giulio Margarita (ex dirigente della direzione tecnica di Rfi e oggi dirigente di Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria) che in primo grado era stato condannato 6 anni e sei mesi. Il Pg aveva chiesto 12 anni e sei mesi. Per i giudici «il fatto non sussiste».

 

I giudici di appello, in camera di consiglio, hanno dovuto tener conto della prescrizione scattata nel maggio 2018 per i reati di incendio e lesioni plurime colpose contestati a numerosi imputati. La prescrizione in questo processo vale 6 mesi di sconto di pena. La stessa procura generale, nella requisitoria, aveva evidenziato l’obbligo legale di applicare la prescrizione in modo lineare a tutte le posizioni in caso di riforma della sentenza di primo grado. Mauro Moretti, ex ad di Fs ed Rfi, era intervenuto durante una delle udienze a cui ha assistito – quella dell’11 febbraio scorso – annunciando alla corte di volervi rinunciare. Confermati i risarcimenti alle parti civili e le relative provvisionali, fra cui quelle per i familiari delle vittime della strage. Anche Moretti deve risarcire le parti, obbligato in solido con gli altri imputati condannati. Trenitalia e Rfi dovranno pagare 700.000 euro per responsabilità amministrativa (ex l. 231/2001), ma la sentenza ha cancellato le interdizioni societarie stabilite dal tribunale. Inoltre la corte ha confermato le sanzioni, con parziale riduzione a 400.000 euro, per Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania e Jugenthal Waggon. Restano assolte come in primo grado Fs spa, Fs Logistica e Cima Riparazioni spa.

Medicina democratica, parte civile nel processo esprime «soddisfazione per la sostanziale conferma dell’impianto accusatorio e delle responsabilità nei confronti dei vertici delle aziende coinvolte nella strage», in «particolare, per la conferma della condanna per Moretti», con «un’aggravamento della sua posizione, in quanto civilmente responsabile degli atti della società da lui diretta», ha detto Marco Caldiroli, presidente di Medicina democratica, oggi presente in aula. «Resta lo sconcerto – ha aggiunto – per le scelte assurde fatte in base a una logica di profitto e all’insegna del neoliberismo, per il trasporto di merci estremamente pericolose come il Gpl, lungo l’intera Italia, da Novara alla Sicilia, che poteva essere fabbricato invece direttamente in loco». Per Caldiroli «solo recentemente» si è poi registrata «una inversione di tendenza: la direttiva 798/2016 ha rivisto la impostazione complessiva della sicurezza ferroviaria a partire da ‘obiettivi comuni di sicurezzà, con sistemi di certificazione e di autorizzazione alla sicurezza per tutti gli attori coinvolti nei trasporti. Un approccio sistemico che mancava o era incompleto. Il Dlgs 50/2019 – ha concluso – è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale solo 10 giorni fa, è ancora da verificare se sarà in grado di migliorare le condizioni di sicurezza del trasporto ferroviario, chiare responsabilità e gli obblighi degli attori nonché controlli rigorosi sul campo anziché ‘cartaceì, come nel caso diViareggio ma anche del viadotto di Genova».

«Torniamo a sottolineare come i capi di imputazione siano tutti relativi a reati di natura colposa, mentre la strage di Viareggio è stata causata da omissioni e rimozione dolose di misure che avrebbero evitato la morte e le atroci sofferenze delle 32 vittime. Moretti e gli altri responsabili andavano processati per reati di natura dolosa e avrebbero meritato condanne ben più pesanti – commenta Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione – la sentenza conferma la condanna del principale protagonista della politica dei trasporti dagli anni ‘90, il manager ex sindacalista sostenuto dal centrosinistra ma gradito anche al centrodestra. Moretti fu riconfermato dopo la strage come amministratore delegato di FS e poi dal 2014 di Leonardo (ex Finmeccanica). Ricordiamo che lo Stato decise di non costituirsi parte civile e che ferrovieri solidali con le famiglie delle vittime hanno subito licenziamenti punitivi dopo querele di Moretti».

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