Assistenza agli alunni disabili: il Terzo Settore boccia il bando che aggira il contratto e taglia il 40% degli operatori. E l’assessora giura: «Rispettati i livelli occupazionali»
Facciamo un’ipotesi: se un bando prevede il ricollocamento di 1804 operatori su circa 3mila ve la sentireste di sorridere a 32 denti e dichiarare che «sono rispettati i livelli occupazionali»? Voi, credo, non avreste una tale faccia tosta ma l’assessora al sociale della Giunta Raggi, tra uno sgombero e l’altro, ha anche trovato il tempo di dichiarare una cosa del genere. Il torbido mondo pentastellato è anche la creazione di una realtà parallela dove le parole mutano di significato, le regole non valgono, specie quelle sul contratto collettivo di lavoro, il mantra della legalità è ripetuto all’infinito solo quando c’è da sbattere famiglie poverissime in mezzo alla strada.
Stavolta denunciamo il bando Oepa, per l’affidamento del Servizio Educativo per l’Autonomia degli alunni con disabilità frequentanti le scuole d’infanzia comunali e statali, primarie e secondarie di primo grado statali appena reso pubblico da Roma Capitale. «Si tratta di un bando che potrebbe andar bene per i lavori pubblici non certo per servizi che riguardano i diritti della persona, servizi ad alto contenuto relazionale», spiega a Popoff, Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio.
«Il Comune di Roma ha ignorato completamente famiglie, consulte, sindacati, cooperative che alla vigilia del bando non chiedevano miracoli ma solo la normalità per un servizio così delicato. Qualità del servizio, continuità della relazione educativa, uniformità del servizio su tutto il territorio cittadino erano le tre parole d’ordine. Ecco, erano parole che rimangono parole clamorosamente smentite dall’amministrazione, che ci ha messo ben due anni per partorire questo capolavoro».
Infatti i timori della vigilia erano stati espressi anche per iscritto durante l’incontro pubblico tra gli addetti ai lavori e le associazioni delle famiglie. «L’intento di uniformare il servizio, garantendo lo stesso livello di qualità e assistenza a tutti i bambini indipendente dal municipio in cui hanno la fortuna o sfortuna di vivere, è stato smentito dalla mole di criticità che l’accordo-quadro provocherà nel servizio che invece dovrebbe essere flessibile e plasmato sui bisogni degli alunni. Così com’è quel bando è illegittimo, inservibile a garantire il miglior servizio possibile e il rispetto dei diritti di lavoratori, famiglie, bambini», dice ancora Francesca Danese che si associa alle rivendicazioni delle tre centrali cooperative del Lazio (Agci Lazio Solidarietà, Confcooperative – Federsolidarietà e Legacoopsociali) che chiedono la revoca del bando e la convocazione urgente di un tavolo con la sindaca Raggi, l’assessora Baldassarre, il dipartimento Servizi Educativi e Scolastici e la Centrale Unica di Committenza di Roma Capitale.
«E’ compromessa la continuità dell’assistenza, uno degli elementi essenziali del servizio: da una cinquantina di lotti, 3-4 per municipio si passa a 30 lotti che saranno affidati a 30 enti gestori, con una forte alternanza degli operatori. Si, perché i parametri di valutazione del bando non consentiranno a tutti gli operatori attuali di continuare a lavorare, infatti i requisiti richiesti dal bando impongono alle cooperative di mettere in campo operatori con determinati requisiti che non sempre coincidono con quelli che posseggono gli operatori che attualmente operano. Questo inciderà sull’occupazione perché le cooperative saranno costrette a licenziare gli operatori privi dei requisiti richiesti dal bando «con buona pace delle dichiarazioni dell’assessora Baldassarre sul mantenimento dei livelli occupazionali – aggiunge Danese – dei circa 3mila operatori attuali, la gara ne prevede 1804 circa il 40% in meno. Con che criterio è stato compilato un bando che, peraltro, prevede una tariffa base d’asta, su cui verrà operato il ribasso, che non riconosce l’aumento del 6% previsto dal Ccnl di riferimento il 21 maggio 2019? Sicuramente l’assessore dirà che il bando prevede un adeguamento ma come si realizzerà, ci chiediamo, se col vincolo delle risorse in bilancio non ci potrà essere alcun adeguamento dei costi di lavoro».
Anche la «lotteria dei lotti» smentisce l’ambizione dell’uniformità del servizio: siccome ogni partecipante può ottenere l’aggiudicazione di un solo lotto, partendo dal lotto 1 e poi a seguire sino al 30° succederà che il primo lotto sarà assegnato sicuramente alla cooperativa che garantirà il miglior rapporto qualità/prezzo e l’ultimo, il 30°, a quella che avrà raggiunto un punteggio complessivo sicuramente molto inferiore e che percepirà un compenso più alto per un servizio più scadente. E la clausola sociale non sarà sufficiente a garantire la continuità del rapporto alunno-operatore. «Sarà scelta delle imprese decidere se assumere gli attuali operatori – spiega Francesca Danese – la clausola sociale è un impegno solo al ricorrere di determinate condizioni, ed è prevista per tutelare il posto di lavoro non i minori con disabilità. La gara amplifica le problematiche legate all’instabilità degli operatori».
Un altro elemento di illegittimità consiste nella pretesa di prestazioni aggiuntive “senza oneri per l’amministrazione”: «L’amministrazione come pretende ore aggiuntive di operatori senza prevedere il relativo costo? Mica si pretenderà che quelle prestazioni le fornisca il mondo del volontariato? E che fine ha fatto il mantra della legalità?», si domanda Danese. D’alta parte sui punti contestati al comune già si sono espressi i tar con diverse sentenze richiamate anche dalle centrali cooperative, una del Tar di Puglia secondo cui “E’ illegittimo un bando di gara che prevede un determinato importo a base d’asta, senza tener conto dell’adeguamento dell’importo a base di gara, a seguito della rettifica della stima dei costi della manodopera”; l’altra del Tar dell’Umbria 2018 che nega la possibilità di ammettere la valutazione dell’offerta di servizi aggiuntivi poiché comportano un’artificiosa ed illegale riduzione del costo orario della prestazione, come regolata dai relativi contratti collettivi nazionali.
Il Forum del Terzo Settore del Lazio ricorda che molti problemi, enfatizzati dalla gara, sarebbero stati risolti attraverso l’utilizzo degli istituti dell’accreditamento e della co-progettazione, che mettono al centro la scelta delle famiglie e che sono ritenuti prioritari dalla legge di riforma del terzo settore, e adottati, da Nord a Sud, da decine di amministrazioni comunali a partire da quelle di Milano e Palermo «perché permettono un livello qualitativo a monte (i parametri che qualificano le cooperative e il personale) e una flessibilità di risorse, la capacità di seguire gli alunni in caso di loro trasferimento. Invece, con questo bando vengono mortificate professionalità e organizzazione. Si pensi solo alla valutazione dei requisiti OEPA (operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione) per cui un pluri-laureato con vari master, o un operatore OEPA specificatamente qualificato, non otterranno alcun punteggio mentre un operatore con la terza media con cinque anni di esperienza e con tre corsi totalmente estranei alla specifica attività richiesta, otterrebbe un punteggio pieno.
Danese, infine, conclude ricordando che il forum aveva chiesto al comune di attivare le consultazioni preliminari di mercato, una possibilità prevista dal codice degli appalti e consigliata dall’Anac per proporre procedure più efficaci orientate ai fabbisogni e riducendo il rischio di ricorsi che allungherebbero oltremodo i tempi «ma forse all’amministrazione non stanno a cuore i tempi ma altri fattori per ora sconosciuti».
Con questa amministrazione, ancora meno che con le altre scandalose giunte di centrodestra e centrosinistra che hanno gestito l’austerità a Roma, sembra fantascienza la riscrittura condivisa delle regole di un servizio cruciale per la qualità della vita di migliaia di bambini e delle rispettive famiglie, come chiede il mondo del terzo settore.