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G8, bloccata l’estradizione di Vincenzo Vecchi

G8, una prima vittoria per i legali di Vincenzo Vecchi, l’attivista condannato per devastazione e saccheggio a Genova, arrestato a Rennes

La Corte d’appello di Rennes ha concesso, venerdì 23 agosto, una prima vittoria ai difensori di Vincenzo Vecchi, un attivista italiano oggetto di due mandati d’arresto e catturato l’8 agosto dalla Brigata Nazionale di Ricerca Fuggitivi (BNRF). Su richiesta degli avvocati, i giudici hanno dovuto pronunciarsi su due richieste: la liberazione condizionale di Vincenzo Vecchi sotto sorveglianza elettronica e il rinvio della sua estradizione. «La Corte d’Appello di Rennes – ha spiegato all’Adn Kronos Maxiem Tessier uno dei difensori – ha sostenuto che i due mandati europei nei confronti di Vecchi erano incompleti per poter procedere alla consegna alle autorità italiane e ha chiesto un complemento di informazioni alle autorità italiane che avranno tempo fino al 10 ottobre per fornirle».

I giudici bretoni hanno accolto queste due richieste. Vincenzo Vecchi non sarà immediatamente estradato finché i giudici francesi non chiederanno chiarimenti ai loro omologhi italiani. Per quanto riguarda la libertà sulla parola, la Corte d’Appello ha richiesto uno studio di fattibilità, che consentirebbe all’attivista italiano di essere liberato dal carcere con un braccialetto elettronico.

46 anni, Vincenzo Vecchi è stato condannato nel 2012 a 12 anni di carcere per la sua partecipazione agli scontri che hanno segnato il G8 di Genova del 2001. Il vertice è stato caratterizzato da grandi manifestazioni e da una feroce repressione da parte della polizia, durante la quale è stato ucciso Carlo Giuliani, un dimostrante ventitreenne, freddato da un carabiniere dopo due ore di cariche illegittime su un corteo regolarmente autorizzato da parte di un reparto di carabinieri dotato di parecchie armi fuori ordinanza, illegali, e comandato da ufficiali veterani dalle più controverse missioni di “pace”.

Negli anni successivi al 2001, il sistema giudiziario ha perseguito senza sosta i militanti che avevano partecipato alle manifestazioni mentre praticamente nessun fascicolo è stato aperto sulle evidentissime violenze di strada di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Amnesty International, a questo proposito e in riferimento ai casi Diaz e Bolzaneto, ha definito il contegno delle polizie italiane come la più grave sospensione dei diritti umani in Occidente dalla fine della II guerra mondiale. Solo nel 2017, anno in cui l’Italia sarebbe stata condannata dalla Cedu, la corte europea per i diritti umani, il Capo della Polizia Franco Gabrielli ha riconosciuto la “gestione catastrofica” dell’ordine pubblico a Genova quando “innumerevoli persone innocenti hanno subito violenze fisiche e psicologiche che hanno lasciato il segno a vita”.

Al suo processo nel 2009, Vincenzo Vecchi faceva parte di un gruppo di una decina di manifestanti condannati a pene che vanno dagli 8 ai 15 anni di carcere. Dopo l’esaurimento dei ricorsi interni, nel 2012, il giovane è fuggito e si è rifugiato nel piccolo villaggio di Rochefort-en-Terre, 630 abitanti, dove ha condotto una vita senza storia facendo l’imbianchino. Il suo arresto l’8 agosto dalla polizia francese ha suscitato una forte emozione e la mobilitazione degli abitanti. Diverse centinaia di persone si sono riunite davanti alla corte di Rennes durante le varie udienze.

Dopo la sentenza di venerdì, il comitato di sostegno esprime la propria soddisfazione. “I giudici riconoscono che sono necessari ulteriori documenti”, riferisce il sito d’inchiesta Mediapart. In particolare, si è scoperto che Vecchi aveva scontato parte della sua condanna a Milano tra il 2006 e il 2008, prima del mandato di arresto. Ciò che è chiaro è che si tratta di un dossier incompleto e incriminante. Le richieste saranno inoltrate ai tribunali italiani, che avranno un termine di risposta. “Per il futuro, vogliamo che il processo della libertà condizionale abbia successo”, continua il comitato di supporto. Ma vogliamo anche che questo mandato d’arresto sia semplicemente stracciato”.

“L’idea di rimandarlo in Italia in questo clima politico è per noi intollerabile”, avevano detto gli amici del villaggio dopo la cattura di Vecchi preoccupati dall’idea che un ministro dell’Interno di estrema destra Matteo Salvini possa trasformare Vecchi in un “trofeo”. Lo scenario non sarebbe troppo diverso con un inquilino del Viminale di M5s o addirittura del Pd. In una dichiarazione scritta con urgenza per il loro “amico, vicino e compagno”, il gruppo ha sottolineato la natura eminentemente politica di questo arresto e dell’estradizione.

Vecchi è stato condannato perché è stato arrestato accanto a un bidone della spazzatura in fiamme,  “12 anni di carcere per questo è enorme”, hanno detto i suoi amici ricordando che quel reato è stato introdotto dai fascisti nel 1930, con il Codice Rocco che, grazie all’ostracismo del Pci negli anni ’70 l’Italia è costretta a subire ancora. Quel codice permette condanne da 8 a 15 anni di reclusione senza dover provare la colpevolezza dell’imputato. È sufficiente trovarsi in un luogo in cui si verifica il disordine. “Il contesto in cui quell’accusa è stata formulata rimette in discussione la sua legittimità”, ha spigato il collettivo di sostegno a Vecchi.

Vincenzo Vecchi è stato processato per la prima volta il 9 ottobre 2009 dalla Corte d’Appello di Genova e condannato a 13 anni e 3 mesi di reclusione, una sentenza trasformata in cassazione con 12 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di “devastazione e saccheggio”. In particolare, l’uomo è stato accusato di “furto nelle riunioni, distruzione deliberata da fuoco di negozi, banche e automobili, trasporto di bottiglie di fuoco e altre armi, esplosione di bottiglie di fuoco nelle riunioni”, secondo una fonte giudiziaria locale vicina al caso, a margine del G8 di Genova, il 20 luglio 2001.

Il cittadino italiano era stato inoltre condannato a 4 anni di reclusione in un altro processo dalla Corte d’appello di Milano per atti commessi durante una manifestazione antifascista nella stessa città l’11 marzo 2006. In particolare danni intenzionali causati da incendi a finestre, arredi urbani, veicoli, violenza con armi contro le forze dell’ordine, con conseguente inabilità al lavoro tra i 5 e i 20 giorni. Le due condanne sono state commutate in un’unica condanna: undici anni e mezzo di prigione. Era in fuga dal 2012, secondo Roma.

Il suo arresto è avvenuto pochi giorni prima del vertice del G7 in corso a Biarritz in una stagione politica caratterizzata dalla violenza della repressione di polizia contro i movimenti sociali.

 

 

 

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