4 C
Rome
domenica, Novembre 17, 2024
4 C
Rome
domenica, Novembre 17, 2024
HomemondiSafe zone e migranti, le carte truccate di Erdogan in Siria

Safe zone e migranti, le carte truccate di Erdogan in Siria

Erdogan alza la voce perché l’Europa non chiuda i cordoni della borsa e riconosca una safe zone per tenere a bada i curdi e mettere le mani su una bella fetta di Siria

“Safe zone in Siria o apro le porte ai rifugiati verso l’Europa”. Il monito è chiaro, il ricatto pure. Col suo consueto stile misurato, Erdogan avverte l’Ue: se non avrà mano libera in Siria se la vedrà con una nuova massa di migranti. La faccenda è anche economica: l’Unione ha sborsato ad Ankara sei miliardi di euro perché la Sublime porta s’aprisse alle torme di rifugiati fuggiti dalla guerra in Siria, in cui il neosultano ha tanta parte. Meno della metà sono stati versati, e mancano al saldo poche centinaia di milioni.

Erdogan alza la voce con un duplice obiettivo. Far sì che l’Europa non chiuda i cordoni della borsa e ottenere il riconoscimento d’una safe zone – meglio, zona cuscinetto – da ripopolare con buona parte dei tre milioni di profughi siriani, per lo più simpatizzanti islamici avversi al regime di Damasco. Un’area estesa da Jarablus al confine iracheno, 450 chilometri per una trentina di profondità, per tenere a bada i curdi e mettere definitivamente le mani su una bella fetta di Siria e le sue risorse di gas e petrolio, sottraendola all’odiato Assad e agli odiatissimi curdi.

La faccenda è anche geopolitica. L’area, occupata dalla Turchia, è pattugliata insieme alle forze d’occupazione Usa e anglofrancesi, in barba a diritto internazionale o risoluzioni Onu. Ed è utilizzata, buoni ultimi, dagli israeliani che dagli aeroporti strappati all’Isis conducono attacchi coi droni alle milizie sciite in Iraq. I russi, da parte loro, si limitano a sparacchiare di qua dal limes, tanto per mostrare i muscoli. Così Erdogan ha buon gioco nel fare la voce grossa, anche se buona parte dei profughi sono scappati altrove o non vogliono saperne del campo di concentrazione che s’apparecchia per loro, a cielo aperto. Nel risiko siriano la mano è dalla sua anche se le carte sono un bluff, checché ne dica l’Europa.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]