Empoli, il pm chiede condanne per 15 e 6 anni per due poliziotti accusati di lesioni gravissime e falso in atto pubblico
Calci e pugni, secondo l’accusa, fino a spappolargli la milza, rompergli una costola e causargli un trauma cranico, ma sul verbale di fermo avevano scritto – «traendo in inganno i colleghi cofirmatari» – che era caduto su un cumulo di puntelli di ferro. Per questo, il pm fiorentino, Giacomo Pestelli ha chiesto condanne a 15 e 6 anni per due poliziotti, entrambi sovrintendenti (una volta si chiamavano brigadieri) del commissariato di Empoli (Fi), accusati uno di lesioni gravissime, e falso ideologico in atto pubblico in coppia. I fatti al centro dell’inchiesta risalgono al 2013 quando i due poliziotti intervennero per arrestare in flagranza di reato cittadino romeno di 53 anni sorpreso a rubare in un cantiere edile, nella zona di Bagno a Ripoli, e che, con la minaccia di una pistola puntata, non aveva opposto resistenza ma si stava stendendo a terra. Nell’occasione, secondo l’accusa, un poliziotto avrebbe prima atterrato «senza necessità» e poi preso a calci il fermato, tanto da causargli la rottura della milza. Poi, insieme al collega, lo stesso poliziotto avrebbe falsificato il verbale dell’intervento. A segnalare l’episodio ennesimo di malapolizia e far partire le indagini della procura, fu la dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Empoli che stilò il referto del ferito, che era stato accompagnato in ospedale dagli stessi poliziotti. Il cittadino romeno, a cui in seguito venne asportata la milza, alla dottoressa disse «mi ha battuto la polizia», facendo il gesto di battere un pugno sul palmo della mano. Nel verbale, invece, i poliziotti sostenevano che il ladro fosse caduto su del materiale edile acuminato mentre lo bloccavano. «Le ferite e le ecchimosi riportate solo sul lato sinistro del corpo, oltre al livido su una tempia, le fratture della costola e la rottura della milza smentiscono il racconto dei poliziotti… Quando un criminale è nelle mani dello Stato, lo Stato deve sempre e comunque tutelarlo, qui invece c’è stata solo violenza gratuita», ha sostenuto il pm durante la requisitoria. Il processo è stato aggiornato al 27 novembre prossimo, quando discuteranno le difese degli imputati. Nessuno dei due poliziotti, tutt’ora operativi, è stato sottoposto a misure cautelari nel corso delle indagini.
Sempre a Empoli, il 17 gennaio scorso, due pattuglie, due agenti in divisa e tre in borghese: prima lo hanno circondato, legato e, forse ucciso. Una storia che sta seguendo Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa. Aveva le manette ai polsi, Arafet Arfaoui, di origine tunisina, sposato con una donna italiana, e i piedi legati con una corda quando “ha accusato un malore”, formula insapore con cui gli inquirenti riferiscono alle agenzie i fatti, avvenuti “mentre era a terra contenuto dagli agenti” durante un controllo di polizia in un money transfer di Empoli, nel fiorentino. Per lui, proprio alla vigilia del primo anniversario, si terrà l’udienza che esaminerà il ricorso contro l’archiviazione del caso chiesta dalla procura. Ai poliziotti interventi giunse immediata la solidarietà incondizionata dell’allora ministro di polizia gialloverde, Matteo Salvini.