Capodanno in galera per Nicoletta Dosio. L’arresto, le iniziative di solidarietà, il suo post su fb
Per scrivere a Nicoletta: Casa circondariale di Torino “Lorusso e Cotugno”
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«Nicoletta Dosio è appena stata arrestata. I carabinieri sono venuti a prelevarla nella sua abitazione poco dopo le 18. Stamattina all’attivista 73enne era stata notificata la revoca delle sospensioni. In questo momento cittadini di Bussoleno scesi in strada alla spicciolata stanno rallentando l’arresto bloccando la strada. Seguiranno aggiornamenti». La notizia secca sul blog del movimento No Tav nel tardo pomeriggio del 30 gennaio.
Nicoletta, lo ricordiamo, è stata condannata in via definitiva a un anno di reclusione per una manifestazione del 2012 alla barriera di Avigliana dell’autostrada del Frejus, la 73enne non ha chiesto misure alternative. «Non mi pento di nulla. Non ho paura e sarei pronta a occupare di nuovo la strada. Vengano pure», aveva detto la donna, alle spalle circa duecento evasioni dagli arresti domiciliari. Per oltre un’ora decine di No Tav, scesi in strada, hanno bloccato l’auto dei carabinieri, con l’anziana a bordo. «Speravate di fare questa porcata di nascosto tra Natale e Capodanno», hanno urlato ai militari tra insulti e sfottò. Sui social, la consigliera regionale M5s Francesca Frediani dice di provare «disgusto». «E adesso? – scrive in un post su Facebook – Siete contenti? Voi sostenitori del Tav non provate vergogna per quello che sta succedendo? Una grande opera inutile detta legge nel nostro territorio». Solidarietà «umana, politica e istituzionale» viene espressa nei confronti dell’arrestata anche dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «meriterebbe una medaglia in un Paese normale». Insieme con Nicoletta Dosio, lo scorso novembre anche altre undici persone erano state raggiunte da una raffica di ordini di carcerazione. Anarchici e militanti del centro sociale Askatasuna, volti noti delle proteste di piazza, che sette anni fa occuparono l’autostrada, danneggiarono l’impianto di videosorveglianza e bloccarono le sbarre del casello con del nastro adesivo, in modo che gli automobilisti potessero passare senza pagare il pedaggio. Gli agenti della Digos avevano individuato i responsabili della protesta, degli insulti alle forze dell’ordine e delle minacce ai casellanti. E lo scorso giugno la Cassazione ha confermato le condanne, rendendole definitive. Ora l’esecuzione. L’arresto di Nicoletta Dosio, insegnante di greco in pensione e volto della lotta al supertreno, è l’ennesima tegola che si abbatte negli ultimi mesi sul movimento No Tav. Lo scorso 18 dicembre Mattia Marzuoli e Giorgio Rossetto, storici capofila del centro sociale Askatasuna, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’attacco al cantiere della Torino-Lione del 27 luglio. Per gli investigatori della Digos «sono i registi di quegli episodi di violenza».
Immediata, a valanga, la reazione tra attivisti, militanti, intellettuali, organizzazioni politiche, centri sociali, quel mondo che con Nicoletta condivide l’idea e la pratica di un conflitto sociale costituente di nuovi rapporti di forza, che si oppone a colossali devastanti inutili grandi opere e al comitato d’affari che le vuole imporre a territori, ecosistemi e comunità, costi quel che costi. «Arresto eseguito a Bussoleno della professoressa Nicoletta Dosio, anni settanta, per pacifica protesta civile. Il carcere si arricchisce di una magnifica persona». Così in un tweet lo scrittore Erri de Luca. «L’arresto di Nicoletta Dosio chiude l’anno con una vergogna infinita», scrive Alessio Lega, cantautore impegnato si sarebbe detto in altri tempi. «È ovvio che un anarchico odia il carcere di per sé, e voglia vedere finita questa assurda lavagna che discrimina – spesso già dalla nascita – i buoni dai cattivi, e che per di più non funziona nemmeno secondo le sue stesse regole. Ribadisco però che l’arresto di questa donna dolce, forte, determinata, giusta e bella fa rivoltare fin nelle viscere qualsiasi amante della giustizia. Questo è uno di quei momenti in cui la legge è il contrario del vero. Domani il più forte dei brindisi lo dedicheremo alla ruggine che coprirà di oblio l’infamia delle vostre sbarre, in un mondo senza TAV e senza sbirri. E se non sarà oggi stesso, sarà dopodomani che ci rivedremo in Credenza o su qualche barricata, o in qualunque di quei luoghi ai quali Nicoletta, come se niente fosse, con la sua schiena dritta, si recherà, appena gli infami schiuderanno uno spiraglio, se noi saremo stati così indolenti da non riportarcela prima a furor di popolo. Buon anno Nicoletta. Fiero di esserti compagno».
«Nicoletta Dosio è una prigioniera politica del governo giallorosa e della procura con l’elmetto di Torino. Nicoletta è una di noi, una militante anticapitalista comunista intransigente – fa sapere anche Sinistra anticapitalista che aderisce e partecipa a tutte iniziative per la libertà di Nicoletta e di tutti/e i/le compagni/e perseguitati/e per la loro internità ai movimenti e al confltto sociale – denunciamo i mandanti di questa persecuzione nelle figure più o meno squallide del partito trasversale del Tav».
Anche Potere al Popolo annuncia iniziative per domani, 31 dicembre, alle ore 12.00 davanti la prefettura di Milano in corso Monforte 31, e in tante altre parti d’Italia: «Giù le mani da Nicoletta, giù le mani dal movimento No Tav! Nicoletta per noi è un simbolo, il simbolo di una popolazione che da 30 anni resiste ad un progetto folle, e che ha dimostrato all’Italia e al mondo intero che un altro modello di sviluppo non solo è possibile ma è necessario. E ha dimostrato che si può e si deve fermare un progetto dannoso, un progetto che non ha senso, un progetto scaduto, un progetto che serve solo ad ingrassare le tasche dei padroni e della mafia, le tasche degli amici di tutti quei partiti politici che sostengono la TAV Torino-Lione. Riteniamo mandanti politici tutti questi partiti, dal PD alla Lega a Forza Italia e Fratelli d’Italia , e riteniamo complici chi ha tradito la lotta NoTav come il M5S, che ha anche permesso l’approvazione dei decreti sicurezza che sono e saranno impiegati pet stroncare tutti i movimenti di resistenza come quello val susino».
«È ingiustificabile la decisione di revocare la sospensione dell’ordine di carcerazione a Nicoletta (Dosio, ndr). La Procura Generale di Torino ancora una volta dà dimostrazione dell’ossessione repressiva contro il movimento No Tav», affermano su Facebook Maurizio Acerbo e Ezio Locatelli, rispettivamente segretario nazionale di Rifondazione Comunista e segretario provinciale di Torino. «Una professoressa di greco e latino della Val di Susa è considerata talmente pericolosa da revocare la sospensione dell’esecuzione di una condanna già palesemente abnorme. La sua unica colpa, imperdonabile, al pari di molti altri attivisti denunciati o arrestati nel corso di questi mesi e anni, è di essere irriducibilmente NoTav. Rifondazione Comunista chiama tutti i suoi iscritti e simpatizzanti a partecipare o a promuovere nelle prossime ore e nei prossimi giorni iniziative unitarie su tutto il territorio nazionale perché sia restituita piena libertà a Nicoletta e a tutte le persone sottoposte ingiustamente a misure restrittive. La lotta contro il Tav non si fermerà. Meritano un grande ringraziamento i cittadini di Bussoleno che stanno bloccando l’auto dei carabinieri in strada dimostrando di quali valori di solidarietà sia testimonianza la resistenza popolare della Val di Susa contro un mega-affare devastante».
Non risultano commenti nemmeno laconici delle sardine, almeno dei volti noti, dei proprietari del marchio che hanno presentato il loro inno («Siamo sardine e siamo tante, siamo formiche col passo d’elefante. Siamo l’allarme che sta già suonando, spargete voce che il vento sta cambiando. Siamo persone e siamo tante, siamo formiche col passo d’elefante, siamo l’Italia che si sta rialzando, spargete voce stiamo arrivando») ma si apprestano a scendere in campo per un aspirante governatore che ha promesso una nuova cura di cemento, asfalto e acciaio per l’Emilia Romagna. «Era stata condannata per una protesta del 2012, in cui un gruppo di manifestanti aveva aperto le sbarre di un casello autostradale», commenta anche Davide Grasso di Askatasuna postando la notizia su un social network. Anche lui, per la sua storia di internazionalismo in Rojava, è nel mirino della cosiddetta Procura con l’elmetto, la macchina giudiziaria che, a Torino, si accanisce sui no tav e non ha mai indagato – la denuncia è documentata in un video dal titolo “Archiviato” – sulle centinaia di abusi commessi dalle truppe di polizia e carabinieri che occupano la Valle di Susa in nome di cantieri spesso infiltrati da aziende in odor di ‘ndrangheta.
Negli atti della recente inchiesta sulla ‘ndrangheta in Piemonte, ancora secretati ma usciti grazie a una fuga di notizia, non c’è solo l’assessore degli striscioni sitav in comune Roberto Rosso, ma si parla anche di un altro incontro tra esponenti politici di altissimo livello e le cosche piemontesi. Non tutti i SI TAV sono mafiosi, ma tutti i mafiosi sono SI TAV. Lo leggiamo ancora dal sito del movimento: «È il 24 febbraio 2019. A Nichelino si incontrano Francesco “Franco” Viterbo, portavoce del boss Onofrio Garacea, e alcuni onorevoli. Garacea è esponente del clan Bonavota ed è considerato “il reggente dei calabresi” tra Genova e Torino. Come riferirà Viterbo al patron del cosche del basso Piemonte, all’incontro sono presenti esponenti di spicco della politica nazionale, tra gli altri, “Napoli e Bertoncino”. Si tratta con tutta probabilità della candidata alle europee per +Europa, Maurizia Bertoncino e del deputato di Forza Italia, Osvaldo Napoli. Il colonnello forzista è uno dei più accaniti sostenitori del TAV in Piemonte, da oltre 15 anni instancabile garante degli interessi opachi che si nascondo dietro la nuova Torino-Lione: già sindaco di Giaveno, promotore di uno dei primissimi esprimenti di movimento sitav nel 2010, non perde occasione per chiedere di arrestare i notav come terroristi, accoglie con giubilo ogni avanzamento dell’opera, elargisce solidarietà profusione ai poliziotti che proteggono il cantiere, pretende la chiusura dei centri sociali torinesi accusati di dare manforte ai valsusini nella battaglia contro l’alta velocità. Più importante ancora, l’on. Napoli dal 2013 ha affiancato Paolo Foietta come vice-presidente dell’Osservatorio ministeriale alla realizzazione dell’asse Ferroviario Torino-Lione. Quanto a +Europa, il partito di Bonino in Piemonte sta facendo del TAV letteralmente la sua bandiera durante la campagna elettorale, arrivando a battezzare la lista per le europee “+EUROPA-SITAV”. In quei giorni, il dibattito sulla seconda Torino-Lione imperversa in tutta Italia. Non sono passate neanche due settimane da quando l’analisi-costi benefici del MIT ha attestato che l’opera, oltre ad avere un impatto ambientale devastante sull’arco alpino, è in perdita per diversi miliardi di euro. Dopo 20 anni di battaglie, il progetto TAV sembra ormai arrivato finalmente al capolinea e molti stanno sudando freddo. È in questo momento che boss e deputati convengono sulla necessità di “dover prendere il paese in mano”. Che cosa significa? Come riferisce l’inchiesta, il punto di convergenza individuato tra le parti nell’incontro del 24 febbraio è sulla necessità che “i lavori presso i cantieri della TAV di Chiomonte devono proseguire”.
Il resto è storia. Nel maggio 2019 il futuro consigliere regionale di FDI Roberto Rosso compra da Garacea pacchetti di voti dalle ‘ndrine calabresi e viene eletto con il record di preferenze nella giunta di Alberto Cirio. Il 23 luglio il governo gialloverde, per bocca del presidente del consiglio Conte smentisce clamorosamente l’analisi costi benefici e annuncia che il TAV verrà regolarmente finanziato. Il deputato Osvaldo Napoli dichiara “la Tav va avanti, come il buon senso vuole è una vittoria per l’Italia con ciò si conferma che l’ideologia della decrescita felice è stata e rimane il più grande ostacolo allo sviluppo dell’Italia. Con la decisione sulla TAV, Conte si pone come naturale punto di equilibrio fra la maggioranza e le opposizioni”. Il 9 agosto, a poche settimane dall’insediamento, Cirio visita il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte in compagnia del direttore di TELT Mario Virano e del consigliere Rosso e dichiara “l’opera è irreversibile è venuto il momento di far ripartire i lavori”.
Nessun quotidiano nazionale né TG però ne sta parlando se non su qualche sperduto trafiletto. Per mesi hanno pompato ogni minchiata riguardante il TAV, sperticandosi sui dettagli della cromatura della talpa Federica o il guardaroba delle madamin, ma il fatto che la ‘ndrangheta ordini a dei parlamentari di continuare con la più controversa opera pubblica in Italia non è degno di nota. Come definire un’informazione del genere? Distratta? Complice? Collusa?»
«Un altro Natale se n’è andato», si legge sul profilo dell’ex insegnante arrestata in mezzo a moltissimi messaggi di solidarietà. Ecco il suo ultimo post da cui emerge il suo amore per il territorio che rischia di essere devastato dall’inutilissima Torino-Lione: «Giornata di vento, con raffiche di caldo fohn che combattono contro il gelo della tramontana. Nell’aria un’improbabile primavera, fatta di erba novella spuntata fuori stagione e di montagne candide di neve.
Siamo scesi in città, al carcere delle Vallette, per dare un saluto, almeno da lontano, a Giorgio, Mattia, Luca e, con loro alla sofferente umanità che quel non-luogo rinchiude (in carcere ci sono Giorgio e Mattia per la marcia No Tav organizzata all’interno del Festival Alta Felicità il 27 luglio scorso per maggiori info vedi Qui- sempre in carcere, sottoposto al regime di semilibertà, resta Luca oramai da diversi mesi oggetto di un’ostinata vendetta da parte del Tribunale, ndr). Intorno si allarga una sera gelida, grondante di umidità, squarciata dai riflettori del carcere: muri e cancelli, le sagome degli edifici di reclusione, l’angoscia di un non-quartiere delimitato dalla mole della centrale Iren lampeggiante di luci psichedeliche e dalle colline artificiali della discarica Barricalla. Poco lontano, mascherato dalla notte, il mattatoio, silenzioso dopo la mattanza prenatalizia.
A questo paesaggio fa da sfondo la periferia operaia, i grandi falansteri degli anni sessanta, popolati dagli immigrati del sud depresso, manovalanza della Fiat e del boom industriale di un nord ricco e arrogante. Le luci natalizie che trapelano dalle finestre, gli stenti alberelli addobbati che popolano i giardini condominiali sono un’anomalia che moltiplica l’insensatezza di quell’altro mondo di sbarre e dolore, fatto anch’esso di uomini, donne e bambini, sì i piccoli figli delle detenute, nati in carcere, che condividono con le madri la vita buia, le inferriate alle finestre. E i malati, per i quali neanche l’incapacità fisica o la prospettiva della morte diventa motivo di clemenza.
Mi chiedo come tutto questo possa giovare alla giustizia sociale, alla costruzione di un mondo migliore….
Quando ha inizio la nostra “camminata musicale” intorno alle mura del carcere, si avvicinano i lampeggianti blu dei blindati, si materializzano gli armati in assetto antisommossa a farci da scorta minacciosa.
Dal furgone che apre la piccola folla di resistenti si alternano musica e parole, saluti ai nostri compagni ed a tutti i detenuti insieme agli slogan liberatori della lotta NO TAV.
I pochi passanti guardano incuriositi quell’insolito corteo, lo sventolio di bandiere.
Giungiamo nella zona retrostante il carcere, il luogo più vicino ai blocchi di detenzione, mascherati dalle alte mura, ma non abbastanza perché non se ne scorgano le finestrelle degli ultimi piani.
Qui finisce la città e iniziano i campi seminati a frumento, le macchie di robinia che nascondono i ruderi delle vecchie cascine, la terra smangiata dall’asfalto e minacciata dai centri commerciali.
Ed è proprio ai margini di un campo di grano, di cui si intravede il verde spuntato anzitempo per la confusione delle stagioni, che si dispiega il momento più liberatorio del nostro lento andare solidale. Improvvisamente in cielo fiorisce una fantasmagoria di girandole e stelle: cascate di luce che ricadono tutt’intorno, a illuminare la notte, rompendo il silenzio murato dei giorni che non passano mai.
Penso ai bambini e alla loro meraviglia: forse questa notte sogneranno un mondo a colori».