A Prato la Marcia per la libertà contro le multe agli operai della Superlativa e a due studentesse solidali, prima applicazione del decreto Salvini
L’hanno chiamata la #MarciaPerlaLibertà, la manifestazione del 18 gennaio a Prato contro i provvedimenti amministrativi emessi dalla questura locale a carico dei lavoratori della tintoria Superlativa e delle due studentesse solidali con gli scioperi. Ventuno i lavoratori, quasi tutti pachistani, raggiunti immediatamente prima di Natale, da altrettante multe da 4mila euro l’una per aver partecipato a una protesta sindacale durante lo sciopero alla Tintoria Superlativa di Prato lo scorso ottobre. La prima applicazione a livello nazionale dei nuovi strumenti di limitazione delle libertà democratiche introdotti dal Decreto sicurezza, campanello di allarme sullo stato di salute dell’agibilità per il conflitto sociale e per la libertà di movimento dei movimenti.
Per il SiCobas nazionale, promotore del corteo, le numerose adesioni, che pubblichiamo in calce, sono « un segnale incoraggiante nell’ottica della costruzione di un fronte largo di opposizione ai Decreti Sicurezza capace di tradursi in una reale forza d’impatto contro l’offensiva repressiva in corso.
Nelle ultime settimane stiamo assistendo a un improvviso “risveglio” del dibattito sui Decreti-sicurezza anche nei piani alti della politica istituzionale e parlamentare: da una parte settori del PD e dell’attuale maggioranza di governo che si (ri)dichiarano propensi a mettere (parzialmente) in discussione questi provvedimenti; dall’altra l’orda reazionaria guidata da Lega e FdI che minacciano il ricorso alla piazza in difesa delle leggi-Salvini:
La verità è che i Decreti-sicurezza tornano al centro dell’attenzione dell’agenda politica nazionale solo e soltanto perché migliaia di lavoratori autorganizzati e di attivisti sociali (dai No-Tav ai movimenti per il diritto all’abitare, dalle reti antirazziste ai comitati di disoccupati organizzati) in questi anni hanno osato, con la lotta, mettere a nudo le conseguenze immediate dei nuovi dispositivi repressivi: non solo quelli versati da Salvini, ma anche e soprattutto quelle leggi (le “Minniti-Orlando” e la “Renzi-Lupi” su tutte) che hanno fatto da modello per Salvini, e che continuano ancora oggi a produrre quotidianamente decine di procedimenti penali e amministrativi (Daspo, fogli di via, multe, ostacoli per chiedere il riconoscimento della residenza anagrafica) a carico di chi sciopera e di chi lotta.
Solo nella giornata di ieri ci sono piovuti addosso altri due segnali di guerra da parte delle Procure e dei commissariati: a Genova sono stati rifilati ben 100 Mila euro di multa a lavoratori e sindacalisti del SI Cobas per gli scioperi alla New Gel, mentre a Brescia il Tribunale ha respinto la richiesta di cancellare i fogli di via per la vertenza in Penny Market, commutandoli in obblighi di firma settimanali. Unica nota positiva, la decisione del Tar di Modena, resa nota in queste ore, di cancellare i fogli di via in risposta alle lotte dello scorso anno in Italpizza.
È proprio la nostra esperienza quotidiana condotta fuori ai cancelli e nelle piazze, fatta di “ordinaria repressione”, ad averci insegnato che i DL Salvini sono solo la punta di un iceberg consolidatosi nel corso degli anni attraverso una miriade di provvedimenti che, (in maniera organica, sistematica e senza soluzione di continuità tra un governo e l’altro) hanno trasformato il conflitto sociale in una questione esclusivamente penale.
Se davvero una parte di quei partiti (in primis PD e 5 Stelle) intendono fare marcia indietro e cancellare le norme repressive, razziste e antisciopero che anche grazie a loro hanno spianato la strada a Salvini, sarebbe una buona notizia per l’intero movimento e per tutti gli sfruttati: tuttavia la coincidenza tra le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’area di governo e l’avvicinarsi della nuova tornata elettorale per le prossime regionali ci fa dubitare non poco sulla sincerità e sulla buona fede di queste “conversioni” last-minute.
La storia recente e passata ci insegna che i temi sociali e dei diritti sono usati da partiti e partitini unicamente come strumento di propaganda elettorale, per poi finire puntualmente nel dimenticatoio una volta chiuse le urne, allorquando le sacre leggi dello Stato borghese impongono ai governi di ogni colore la necessità di abbandonare ogni forma di retorica e di propaganda per lasciare il posto alle “vere priorità”: garantire il normale andamento di un sistema fondato sullo sfruttamento, sulla rapina di ricchezza, sulla devastazione sociale e ambientale.
L’unica arma per scardinare l’impianto delle misure securitarie ed ottenere miglioramenti nelle nostre condizioni salariali e di vita è e resta il rafforzamento delle lotte e la riorganizzazione di un ampio e combattivo fronte di classe: le migliaia di lavoratori del SI Cobas che in questi anni sono stati oggetto di provvedimenti repressivi lo hanno sperimentato sulla propria pelle, ed è sulla base di questa esperienza che intendiamo rilanciare un patto d’azione a partire dalla lotta per abolire i decreti-sicurezza aperto a tutte le forze disponibili su questo terreno, senza distinzione di sigle o di bandiera. Al contrario, non consentiremo a nessuno di speculare sulla pelle dei proletari e di usare il tema della repressione per il tornaconto elettorale di chicchessia, men che meno ad uso e consumo di regolamenti di conti interni a questo o quel partito istituzionale.
È oramai evidente che ci troviamo di fronte a un piano persecutorio pianificato su scala nazionale per arrestare (nel senso stretto del termine!) le lotte del SI Cobas, prevenire l’estendersi di quell'”anomalia” che in questi anni ha prodotto importanti conquiste per decine di migliaia di lavoratori in gran parte immigrati e, di converso, imposto brucianti sconfitte al fronte padronale e alle sue logiche di supersfruttamento.
Ma l’attacco politico-giudiziario nei nostri confronti non è altro che la punta di lancia di un offensiva ultradecennale, tesa a rendere illegale l’esercizio del diritto di sciopero e la manifestazione del dissenso sociale nel nostro paese.
Per questi motivi, la manifestazione a Prato rappresenta un tassello fondamentale per riaprire un vero dibattito teso a rilanciare un’ampia campagna di mobilitazione nazionale per l’abolizione totale dei Decreti Sicurezza, e per ribadire con forza che le lotte sociali e sindacali non si processano.
Appuntamento ore 16,00 fuori alla stazione FS di Prato Centrale.
«Da sindaco, prefetta e questore arriva un semi-divieto ma Prato non è la Turchia di Erdogan. In questa vicenda manca solo Crudelia De Mon» commenta il consigliere Tommaso Fattori, capogruppo di Sì Toscana a Sinistra e primo firmatario di un appello di consiglieri regionali e comunali che parteciperanno. In una nota si spiega che dopo una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui hanno partecipato prefetto, questore e sindaco di Prato «il percorso del corteo di sabato 18 è stato fortemente ridotto e viene impedito di manifestare nel centro cittadino». «Questa vicenda sembra inventata a tavolino per spiegare anche ad un bambino cosa è un’ingiustizia – aggiunge Fattori -: si multano di 84mila euro gli operai che denunciano una condizione di sfruttamento e illegalità all’interno dell’azienda, invece di sanzionare e perseguire chi li sfrutta, e vengono multate anche due studentesse delle scuole superiori, accorse in loro solidarietà. Ma evidentemente il quadro dell’ingiustizia non era sufficientemente grottesco, e così arriva anche il sostanziale divieto alla manifestazione di sabato, convocata per chiedere il ritiro delle multe e l’abolizione dei decreti Salvini».
«Che si multi chi fa una protesta mi sembra che sia discutibile», afferma perfino Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in merito alla Marcia per la libertà a margine della firma del Patto del tessile con istituzioni e associazioni del distretto di Prato. Ha parlato di misura «ingiusta», «chi mi conosce lo sa che la penso così – giura – il caso specifico però non riesco a valutarlo e dovrei occuparmene più direttamente». E’ vero, dovrebbe.
Anche a Genova sono stati condannati a una sanzione pecuniaria attraverso un decreto penale di condanna i 19 tra lavoratori, sindacalisti Si.Cobas e antagonisti che nella notte tra il 29 e il 30 agosto scorso avevano partecipato al picchetto davanti all’azienda di New Gel di Genova Bolzaneto. I manifestanti sono stati condannati a pochi mesi di carcere, convertiti in sanzione pecuniaria compresa tra 4.500 e 5.600 euro. La protesta era stata innescata dal mancato rinnovo del contratto di due lavoratori ma chiamava in causa anche le condizioni di lavoro dei dipendenti. Una quarantina di manifestanti avevano partecipato alla protesta che era andata avanti tutta la notte, impedendo di fatto ai camion frigo l’ingresso e l’uscita dall’azienda. I manifestanti avevano acceso falò, incendiando bancali di legno, bloccando per molte ore il traffico nella via, con momenti di tensione con i lavoratori che volevano entrare in azienda. I proprietari della ditta avevano sporto denuncia in Questura. La Digos, dopo l’analisi dei filmati, aveva identificato e denunciato 19 persone per violenza privata, manifestazione non autorizzata e blocco stradale, tentando quindi di far applicare a Genova per la prima volta il Decreto sicurezza bis, che prevede condanne fino a 6 anni. Il pm Paola Calleri ha invece chiesto e ottenuto dal gip la condanna per i manifestanti solo per violenza privata aggravata. Per tre di loro, ritenuti promotori della manifestazione, si aggiunge il reato di manifestazione non autorizzata.
🔴 LE PRIME #ADESIONI 👇
Sindacato Intercategoriale COBAS, ADL Cobas, ARCI Comitato Territoriale Prato, Rete delle Città in Comune, Potere al Popolo, Sì – Toscana a Sinistra, Sinistra Progetto Comune (Firenze), Sinistra Italiana, 2020 a Sinistra, Possibile, Studenti di Sinistra, Associazione Patria e Costituzione, Sulla Stessa Barca, Firenze Città Aperta, Prato Antifascista, Rete degli Studenti Medi Prato, Giardino popolare dei Castelli Romani, Associazione Sinistra per Lastra, Comitato Iniziativa Popolare S.Concordio (Lucca), SocialCava, Maso Notarianni (Mediterranea), LeftLab, Senso Comune, Prato 2040, Lavoratori ed RSU FIOM Piaggio (Pontedera), Collettivo di Fabbrica GKN (Campi Bisenzio), RSU Dada Register, Confederazione COBAS Pistoia, Confederazione COBAS Firenze, Cooperativa La Bottega delle Lingue, CUB Trasporti, COBAS Lavoro Privato Versilia, Non Una Di Meno (Lucca), USB – Unione Sindacale di Base, Assemblea Antirazzista e Antifascista di Vicofaro, Firenze dal Basso, Collettivo CAS, Collettivo Universitario Autonomo (Firenze), IAM Iniziativa Antagonista Metropolitana, Laboratorio Politico ISKRA, La Polveriera Spazio Comune, PCI Prato, Cantiere Sociale Camillo Cienfuegos, Casa Madiba Network (Rimini), Casa Don Andrea Gallo (Rimini), Angelo d’orsi, Fiorenzo Fantaccini, Professore presso UniFi, Associazione Cronache Ribelli, Rifondazione Comunista, Il Tafferuglio (Lucca), Assemblea Lavoratori Autoconvocati, Settembre Rosso, Slai COBAS, Sinistra Anticapitalista, Camera del Non lavoro, LUME Laboratorio Universitario Metropolitano, Cantiere Sociale Versiliese, Comitato No Ai Decreti Sicurezza, Fronte di Lotta No Austerity
Consiglieri Regionali e Comunali del territorio:
Tommaso Fattori – Consigliere regionale, Sì Toscana a Sinistra
Paolo Sarti – Consigliere regionale, Sì Toscana a Sinistra
Monica Pecori – Consigliera regionale, Gruppo Misto – Toscana per Tutti
Serena Spinelli – Consigliera regionale, Gruppo Misto
Ivan Moscardi – Presidente del Consiglio comunale di Sesto fiorentino
Ciccio Auletta – consigliere comunale Pisa, Diritti in comune – Una città in comune – Rifondazione
Comunista – Pisa Possibile
Lorenzo Ballerini – consigliere Comunale Campi Bisenzio, Campi a Sinistra
Marisa Boschi – consigliera comunale Pelago, Sinistra per Pelago
Antonella Bundu – consigliera Comunale Firenze, Sinistra Progetto Comune
Enrico Carpini – consigliere comunale Barberino e Città metropolitana Firenze
Beatrice Cioni – consigliera comunale Empoli, Buongiorno Empoli – Fabbrica Comune
Daria Lottarini – consigliera comunale Chiusi, Possiamo – sinistra per Chiusi
Francesco Maione – consigliere comunale Pelago, Sinistra per Pelago
Alberto Mariotti – consigliere comunale Rignano Sull’Arno, Laboratorio Politico di Rignano
sull’Arno
Dmitrij Palagi – consigliere comunale Firenze, Sinistra Progetto Comune
Maurizio Quercioli – consigliere comunale Sesto Fiorentino, Insieme cambiamo Sesto
Serena Terzani – consigliera comunale Sesto Fiorentino, Insieme cambiamo Sesto
Luigi Casamento,
Francesco Gengaroli,
Giorgio Ridolfi,
Lorenzo Palandri,
Vincenzo Pizzolo,
Francesco Torrigiani,
Filippo Zolesi –
Consiglieri Quartiere di Firenze, Gruppo Consiliare Sinistra Progetto Comune