Sul settimanale Left l’intervista all’attivista che ha sconfitto Amazon a Seattle. Popoff ha trovato i suoi compagni italiani
«Così ho sconfitto il capo di Amazon». Sul settimanale @Left in edicola da venerdì 7 febbraio Kshama Sawant spiega al “nostro” Checchino Antonini la lotta di Seattle, dove è stata rieletta in un consiglio comunale di soli 8 seggi, per una Amazon Tax, una tassa sui profitti delle multinazionali e delle imprese più ricche per finanziare programmi di edilizia sostenibile e popolare, per il diritto all’abitare in una metropoli in cui gli sfratti «sono un’epidemia». Sawant ha parlato con Left da Nieuwpoort, nelle Fiandre, mentre partecipava al congresso del Committee for a Workers’ International di cui Socialist Alternative, l’organizzazione nella quale milita è parte. Si tratta di un’internazionale marxista rivoluzionaria, una tendenza trotskista che ha dentro un’organizzazione italiana: si chiama Resistenze internazionali.
Il dodicesimo congresso del Cwi ha deciso all’unanimità di adottare il nome International Socialist Alternative «che riflette la nuova fase nella quale ci troviamo come organizzazione anticapitalista mondiale in uno scenario dominato dalla crescente sfiducia nei confronti delle elites politiche ed economiche a livello mondiale. Questo cambiamento fa seguito ad un intenso dibattito sviluppatosi in tutta l’internazionale che, lo scorso anno, che ha visto la partenza di una piccola minoranza legati alla vecchia direzione divenuta incapace di analizzare correttamente la nuova fase e le nuove opportunità di crescita – – spiegano Giuliano Brunetti e Valeryia Parkhomenko, militanti a Genova – Resistenze Internazionali è un’organizzazione politica anticapitalista di giovani e lavoratori dentro ISA, presente in più di 30 paesi, con un forte radicamento sindacale e giovanile. In alcuni posti siamo un punto politico di riferimento di importanti lotte. Siamo una forza determinante nel sindacato belga; in Irlanda abbiamo due parlamentari e abbiamo diretto la lotta contro le Water Charges, in Sud Africa siamo stati alla testa della lotta dei minatori a seguito del massacro di Marikana. In Italia Resistenze Internazionali si batte per ricostruire un fronte politico dei lavoratori e della gente comune per dare una risposta anticapitalista alla crisi del sistema».
Dopo aver transitato, come altri soggetti, nella costruzione e nella successiva crisi di Potere al popolo, come esperienza inclusiva, questa organizzazione, che raccoglie alcune decine di militanti, partecipa ora al coordinamento delle sinistre di opposizione, scaturito da un’assemblea nazionale a Roma lo scorso 7 dicembre a cui Resistenze Internazionali ha preso parte assieme a settori consistenti del Prc, a Pc, Pcl, Sinistra Anticapitalista e altri. «Siamo dentro le campagne e nelle mobilitazioni a difesa dei diritti dei lavoratori e dei giovani – continuano i due militanti – in particolar modo lottiamo contro lo sfruttamento legalizzato rappresentato dai tirocini formativi e dall’alternanza scuola /lavoro. Abbiamo lanciato la campagna Stop Alternanza scuola lavoro e un sondaggio online per raccogliere le esperienze degli studenti che ha avuto un discreto successo. Siamo convintamente antifascisti e antirazzisti. Abbiamo recentemente autoprodotto un libro/inchiesta sulla crescita del neofascismo in Italia negli ultimi anni. Siamo attivi nei movimenti femministi contro la violenza di genere e per l’emancipazione delle donne. Per questo motivo abbiamo scritto e pubblicato un libro intitolato “Le donne e la lotta per il socialismo”. Allo stesso tempo ci battiamo per difendere l’ambiente ed il clima dalle devastazione ambientali prodotte dalla sete di profitto dei grandi capitalisti. Siamo attivi contro le guerre e le politiche imperialiste di spoliazione delle risorse da parte delle multinazionali internazionali. Ci battiamo per la solidarietà internazionale dei giovani e dei lavoratori e per una società socialista che superi l’economia di mercato e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo».
Socialist Alternative, negli States, è parte di quel movimento di massa che sostiene la corsa di Bernie Sanders alla nomination democratica. «È evidente che l’establishment del Partito democratico farà di tutto per mettere i bastoni fra le ruote a Sanders. È impossibile cambiare il Partito democratico dall’interno, perché è un partito che rappresenta gli interessi dei capitalisti – dicono ancora – Sanders dovrebbe uscire dal Partito democratico e dare vita ad un partito di sinistra indipendente in tutti gli Stati Uniti, alternativo tanto ai democratici quanto ai repubblicani. Non è fantascienza, ma questione di volontà politica».
La tesi di Resistenze Internazionali è che, negli USA ci sono le condizioni per far nascere un partito socialista di massa. «La società americana sta vivendo una forte radicalizzazione a sinistra, soprattutto fra i giovani: milioni di persone stanno cercando un’alternativa di sinistra ai due principali partiti borghesi, il Partito repubblicano e quello democratico. Prova ne è la crescita dei DSA (Democratic Socialist of America), organizzazione socialista e democratica che conta migliaia di militanti (Popoff ha tradotto l’intervista di Mediapart a Maria Svart), l’elezione della marxista Kshama Sawant al consiglio comunale di Seattle e la formazione di una forte sinistra interna allo stesso Partito democratico (basti pensare allo stesso Sanders e alla deputata Alexandra Ocasio Cortez). Negli Stati Uniti la parola socialismo non è più una parolaccia e anzi milioni di persone sono contro il capitalismo e cercano un’alternativa socialista!».