Il trattamento punitivo contro la 74enne prigioniera politica No Tav. Il primo marzo, in tutta Italia, #nicolettaliberatutti
Non è il primo abuso contro Nicoletta, è l’ennesimo sfregio, l’ostentazione della violenza del potere contro la fermezza indocile di questa militante di 74 anni che ha evitato ogni scorciatoia per evitare il carcere. Nicoletta Dosio, insegnante in pensione, sta subendo un trattamento carcerario restrittivo e punitivo. Ha subito una condanna ad un anno di carcere per una pacifica manifestazione in Val di Susa che ha provocato un danno di 780 euro alla società concessionaria dell’autostrada A 32. Un danno di 38 euro a testa per il numero di manifestanti condannati.
E’ suo marito Silvano a dare la notizia della visita ambulatoriale di Dosio all’ospedale di Rivoli. “Tutto bene sul fronte medico” scrive e questa è una buona notizia. «Ma è inaccettabile che Nicoletta sia stata portata ammanettata sul cellulare e chiusa in una cella blindata con quattro guardie penitenziarie, alla stregua di un pericolosissimo criminale. In ambulatorio Nicoletta Dosio ha incontrato l’abbraccio di una infermiera che ha dichiarato di sentirsi parte della famiglia NoTav», fanno sapere Maurizio Acerbo e Ezio Locatelli di Rifondazione Comunista riconoscendosi in quell’abbraccio. Solo giovedì scorso Chef Rubio si è recato alle Vallette di Torino a seguito della richiesta di colloquio straordinario da parte di Nicoletta. Ma, dopo averle notificato l’accoglimento della richiesta, a Rubio è stato negato l’accesso. Il motivo, a detta del Direttore del carcere è per non meglio precisati motivi discrezionali, che non ha voluto anticipare.
Ieri ho atteso invano la visita di un amico – ha scritto il giorno dopo, venerdì 21, Nicoletta – avevo chiesto di poter effettuare almeno un colloquio con Rubio e mi avevano detto che la richiesta era stata autorizzata, salvo scoprire dopo poche ore che il direttore del carcere l’aveva invece rifiutata, con una motivazione che ancora non mi è stata notificata. Mi metterò a rapporto per chiedere ragioni. Rubio è un amico dei Notav, un compagno e lo aspettavo con gioia. In carcere si era sparsa la voce del suo arrivo e le detenute ed i detenuti erano contenti … qualche detenuta mi ha anche detto che non vedono più Camionisti in trattoria da quando non c’è lui… in ogni caso lo conoscono e lo apprezzano per la simpatia e l’umanità!
Io avrei voluto che mi raccontasse della sua esperienza in Palestina perché i Notav sono a fianco del popolo palestinese sin dalla prima Intifada. E avrei voluto ricevere il suo abbraccio.
Anche lui ha ora avuto un saggio di quanto la violenza carceraria sia fatta da precarietà, da regole arbitrarie e dallo stravolgimento dello spazio e del tempo. Ho comunque sentito la sua vicinanza ed il suo affetto perché l’affetto e la vicinanza dei compagni sgretolano i muri e segano le sbarre. Ci possono togliere la libertà fisica ma non quella interiore che sente la solidarietà del proprio popolo e dona la fierezza e la serenità di chi sta dalla parte giusta. Un grande abbraccio a Rubio, da parte mia e di tutti I detenuti.
AVANTI NOTAV!
Il primo marzo, intanto, saranno due mesi che Nicoletta è in carcere. Potere al Popolo, il partito di cui è membro del coordinamento nazionale, promuove per quel giorno una giornata di mobilitazione nazionale invitando tutti a organizzare un presidio, un incontro, un flash mob, «qualsiasi cosa possa far rumore sul caso di Nicoletta… Se sei da solo scattati un selfie con un cartello #nicolettaliberatutti. Mandaci la foto o il tuo disegno, inondiamo i social della solidarietà per Nicoletta! Attacca le locandine e i volantini nel tuo quartiere, nella tua scuola, dove lavori… Sensibilizzare le persone costa poco ed è il lavoro più importante». La vicenda di Nicoletta Dosio – scrive Pap- «è significativa dell’accanimento giudiziario e carcerario contro le attiviste e gli attivisti del movimento No Tav e i soggetti impegnati nei conflitti sociali nel nostro paese. Un accanimento al quale riteniamo vada contrapposta una proposta di amnistia per i reati connessi alle lotte sociali, sindacali, ambientali che è stata sintetizzata come “amnistia sociale”».
Ecco la lettera consegnata ieri da Nicoletta a Rivoli.
Le Vallette, 24/02/2020
Care compagne e compagni,
questa volta riesco a darvi notizie di me in tempo reale.
Stamattina sono stata “portata” all’ospedale di Rivoli per una visita ambulatoriale e la consegna del referto relativo alla biopsia di un mese fa: va tutto bene almeno sul fronte della salute.
Il prossimo controllo sarà a settembre.
Ho provato per la prima volta le manette.. non quelle con cui (sembra un secolo fa) mi ero incatenata al trenino nel cantiere di Clarea o quelle di Marisa acquistate al sexy shop: le manette vere da carcere.
Ammanettata, imbarcata sul cellulare, in una celletta a sua volta blindata.
Ma, mentre sotto scorta di quattro guardie penitenziarie, correvo verso l’ospedale di Rivoli, ho potuto scorgere la nostra Valle, le sue montagne cariche di neve, splendenti sotto il sole che ha già il colore della primavera.
Prima di entrare nell’edificio ospedaliero l’agente donna si è offerta di nascondere le manette abbassandomi le maniche della tuta: ho rifiutato perché quelle manette, mi sentivo di portarle con fierezza, tra i pazienti in attesa nel lungo corridoio degli ambulatori, come il segno distintivo della nostra lotta che, nonostante la repressione, è vincente e crea condivisione.
Gli agenti sono entrati con me nello studio del medico e si sono fatti consegnare i referti, e , a questo punto, si è fatta avanti l’infermiera ad abbracciarmi, dichiarandosi parte della famiglia NO TAV..
Dunque, tutto bene..
Al ritorno in carcere le mie compagne di pena mi hanno aspettata al cancello della sezione per sentire notizie e mi hanno salutata con affetto. Come vedete nulla è inutile, anche qui qualcosa si muove..
avanti NO TAV!