Coronavirus, ecco le tabelle allegate al nuovo decreto: quali negozi troveremo aperti dal 12 al 25 marzo
Con dosi massicce di paternalismo il presidente del consiglio è apparso a reti unificate per comunicare l’inasprimento delle misure contro la pandemia, ormai si può dire, da coronavirus. Resteranno aperte le fabbriche, luoghi nocivi per antonomasia, ma saranno chiuse per almeno due settimane molti negozi al dettaglio tra cui le librerie, se abbiamo capito bene la tabella in appendice a questo articolo. Però i libri sarà possibile acquistarli, per corrispondenza, da una multinazionale che paga tasse irrisorie o per niente, e che costringe i suoi dipendenti a ritmi e posture che deformano i corpi e le anime. Tranquilli, alcool e tabacco sembrano garantiti, lo scrivo senza ironia e, soprattutto, le edicole resteranno aperte. E’ il momento di capire come ci modificherà questo stato d’eccezione, come sgretolare una passività assordante, come mettere in campo una battaglia per il rilancio del sistema sanitario nazionale e pubblico e, in generale, una grande campagna contro l’austerità. Perché al di là delle tautologie sulla responsabilità collettive, il tema dei prossimi mesi sarà chi paga la crisi sanitaria e come inceppare un modello produttivo che produce anche epidemia, solitudine, povertà. «Tutti desideriamo tornare alla normalità, per questo tutti dobbiamo rimanere a casa – scrive Marco Bersani – ma siamo così sicuri di voler tornare alla normalità? Non è esattamente quella normalità la causa principale di dove siamo ora finiti? Per questo dobbiamo rimanere a casa, ma non dobbiamo assolutamente rimanere in silenzio (…) Le misure adottate per fermare il Coronavirus comporteranno una crisi economica paragonabile almeno a quella del 2007/2008. E le misure che verranno proposte per uscirne saranno le medesime: trappola del debito e politiche di austerità. Magari con un governo di unità nazionale per poterle applicare meglio».
Su Popoff lo abbiamo scritto spesso: la trappola del debito è quel meccanismo per cui ogni anno paghiamo 60 miliardi di interessi e dal 1980 ne abbiamo già pagati quasi 4000. Una spirale di austerità che ha tagliato la spesa per istruzione, ricerca, sanità, previdenza sociale. Ringrazio Bersani per il dono della sintesi: «Possiamo continuare a pensare che il pareggio di bilancio finanziario venga prima del pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere?». Lo hanno già scritto in tanti: questa può essere l’occasione per ridiscutere non solo i vincoli europei ma l’intero modello di sviluppo ma il governo di centro “sinistra” è ostaggio delle pressioni di Confindustria e della propria cultura politica liberista (per il ramo Pd) e populista-liberista (per quello M5s). Eppure c’è da dirsi “se non ora quando?”, ora che il Re è più nudo e colpevole che mai. Ora che la vulnerabilità di settori vastissimi della società che resteranno senza reddito, che la regione più ricca e inquinata s’è rivelata anche la più tossica, ora che questo modo di produrre e consumare, ossia questo modello di sfruttamento, ha dimostrato che non può garantire la nostra salute.
«Di fronte a un rischio così importante per la salute pubblica, non ci si può sbagliare: la priorità è impedire un’ulteriore diffusione del contagio – si legge anche sul sito di Sinistra anticapitalista – la (ma) non possiamo accettare che le pur necessarie misure di contenimento dell’infezione ricadano sulle spalle dei soliti noti: lavoratrici e lavoratori dipendenti, precarie e precari, lavoratori autonomi e lavoratrici autonome. La crisi sanitaria viene da lontano, è effetto dei tagli selvaggi che hanno dissanguato la sanità pubblica tagliando 70.000 posti letto e riducendo drammaticamente quelli di terapia intensiva!
Tagli effettuati in nome della “riduzione del debito”, delle “regole di bilancio europee”, della “competitività”, che hanno dato beneficio solo alla sanità privata e ai ricchi, privando milioni di cittadine e cittadini del diritto alla salute (…) Poiché il diritto alla salute viene prima del profitto, vogliamo:
1) il blocco, ove possibile, delle attività economiche non immediatamente necessarie, stanziando risorse straordinarie (anche attraverso una tassazione patrimoniale) per la garanzia del posto di lavoro, compresi tanto più i precari e coloro che lavorano negli appalti, e la copertura totale del salario dei lavoratori e delle lavoratrici sospesi dall’attività.
2) la garanzia di sicurezza per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dei settori in cui non è possibile la sospensione dell’attività, con la distribuzione a cura dello Stato del materiale di protezione (mascherine, gel disinfettante ecc…).
3) la garanzia della continuità di reddito per le lavoratrici e i lavoratori, compresi quelli autonomi, impediti nello svolgimento delle proprie attività a causa delle misure straordinarie in corso, come la chiusura in casa se positive/i all’infezione. Chiediamo pertanto un reddito di quarantena da mantenere per tutta la durata della crisi e/o delle situazioni da essa determinate.
4) il cambiamento delle norme che impongono a lavoratrici e lavoratori di farsi carico della sospensione o della riduzione dell’attività d’impresa attraverso il consumo delle ore di malattia, dei congedi parentali (e solo al 30%…) o delle ferie. Senza contare del concreto rischio di licenziamento da parte delle imprese, reso più agevole dall’introduzione del Job’s Act. Questi sono diritti inalienabili di lavoratrici e lavoratori e soggetti alla loro esclusiva disponibilità!
5) La sospensione, fino a soluzione della crisi sanitaria, di tutti i pagamenti rateali nei confronti banche e istituti finanziari vari (mutui, finanziamenti, ecc.) nonché della riscossione degli affitti dovuti a società immobiliari.
6) un provvedimento urgente di amnistia. La situazione delle carceri è da tempo esplosiva, e la condizione dei detenuti, peraltro nella maggioranza dei casi dietro le sbarre per reati minori, è ormai insopportabile. Il rischio di contrarre l’infezione in ambienti sovraffollati e insalubri, e l’incredibile vessazione di non poter incontrare i propri cari ha scatenato la rivolta, con sette detenuti morti nel carcere di Modena in circostanze ancora poco chiare. In ogni caso, vogliamo la traduzione della pena ai domiciliari per ridurre concretamente il rischio di infezione e dare ai detenuti la possibilità di stare con i propri familiari.
7) Blocco delle espulsioni e dei rimpatri degli immigrati che, in questa situazione, non hanno i termini per una effettiva impugnazione dei provvedimenti e, essendo stati chiusi gli uffici immigrazione delle questure, non hanno neppure la possibilità di rinnovo del permesso di soggiorno. Liberazione immediata di tutte le persone detenute nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Dove il rischio di contrarre infezione è altissimo».
«Se c’è una dimostrazione lampante del fallimento del mercato è esattamente quella che stiamo sperimentando in queste settimane – riprende Bersani – il possibile collasso del sistema sanitario italiano è stato abbondantemente preparato dal pensiero unico del mercato, quello che ha imposto tagli draconiani alla spesa pubblica sull’altare dei vincoli di bilancio. Ed è sempre più chiaro come la ricerca scientifica gestita dal mercato si attivi sempre e solo dopo l’emergenza, con l’esigenza di fare profitti sui vaccini, e mai prima perché non vi è alcuna remunerazione dei profitti nella prevenzione. Il mercato basa le sue leggi sulle capacità economiche delle persone, non riconosce alcun diritto universale. Beni comuni, servizi pubblici e diritti possono continuare ad essere consegnati al mercato?». Oggi responsabili e rimanere a casa, domani responsabili e riempire le piazze.
➢ Ritiro della proposta di regionalismo differenziato con particolare riferimento alla Sanità avanzata dalla precedente Assemblea Regionale;➢ Ritornare alla dizione “Rapporti Stato Regioni” della delega che il presidente Bonaccini si è assegnato e abbandonare la dizione “Autonomia Regionale”;➢ Rinunciare alla istituzione di fondi integrativi regionali, ed agli appalti e l’esternalizzazione dei servizi sanitari, non sanitari di supporto e socio-sanitari;➢ Chiedere al Governo ed alla maggioranza parlamentare che lo sostiene di:➢ Respingere le richieste di regionalismo differenziato già avanzate e di togliere tale tema dalla loro agenda politica➢ Aprire un processo nuovo, non secessionista, che consenta di potenziare un servizio sanitario nazionale pubblico universalistico, equo e solidale, come previsto dalla 833/78, in tutte le regioni, tramite un regionalismo basato sul principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, e attuato tramite Patti per la Salute, senza alcuna modifica della Costituzione vigente né formale né di fatto.➢ Definire un piano di potenziamento strutturale del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico incrementando il Fondo Sanitario Nazionale di almeno 40 miliardi nei prossimi 4 anni e di assegnare i finanziamenti alle Regioni e in base alla rilevazione dei reali bisogni dei cittadini e non su stime derivanti da spese storicamente effettuate, come da anni si sta operando, eludendo le esigenze della popolazione.➢ Abbandonare ed invertire il processo di privatizzazione in atto, a cominciare dalla eliminazione del “welfare fiscale”, cioè delle agevolazioni fiscali per la spesa sanitaria privata diretta ed intermediata dalle assicurazioni;➢ Eliminare il numero chiuso a Medicina e Chirurgia ed a tutti i corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie e di interesse Sanitario;➢ Finanziare con 20 miliardi nei prossimi 4 anni la ricerca e la attività di docenza in forma congiunta Università e Servizio Sanitario Nazionale➢ Realizzare una Industria pubblica del Farmaco per liberarsi delle speculazioni e dei ricatti del settore privato in mano alla speculazione finanziaria➢ Adottare il “modello Patto per la Salute” per tutte le materie a legislazione concorrente previste dall’art. 117 della Costituzione!➢ Non regionalizzare la funzione legislativa per le materie, come l’istruzione, di competenza esclusiva del Parlamento
Ecco le tabelle dei negozi aperti nell’Italia chiusa per Covid19
COMMERCIO AL DETTAGLIO
Ipermercati/ Supermercati/ Discount di alimentari/ Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari/ Commercio al dettaglio di prodotti surgelati
Commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici
Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici
Commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati (codici ateco: 47.2)
Commercio al dettaglio apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4)/ Commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia
Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico
Commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione
Farmacie/ Commercio al dettaglio in altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica/ Commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati/ Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale/ Commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari
Commercio al dettaglio di piccoli animali domestici
Commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento/ Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati
Commercio al dettaglio di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini
Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet, per televisione, per corrispondenza, radio, telefono, per mezzo di distributori automatici
Servizi per la persona
Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia/ Attività delle lavanderie industriali/ Altre lavanderie, tintorie
Servizi di pompe funebri e attività connesse
ECCO IL PDF INTEGRALE DEL DECRETO
E lo specchio violazioni disposizioni coronavirus