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Spagna, perché gli anticapitalisti lasciano Podemos

Podemos non è più quello che aspiravamo a costruire: Anticapitalistas lascia il partito di Iglesias incastrato nel governo col Psoe

Un comunicato di questa mattina, 14 maggio, annuncia le ragioni di fondo dello strappo tra i partner fondatori di Podemos, la formazione politica che era nata sulla scia della fortissima indignazione popolare (il 15M, le maree ecc…) nello Stato Spagnolo all’indomani dell’esplosione della crisi globale della fine del decennio scorso. Il 28 marzo si è concluso il processo di votazione interna in cui Anticapitalistas, una formazione aderente alla Quarta Internazionale e che esprime anche un eurodeputato, Miguel Urban (nella foto con Teresa Rodriguez ex governatrice dell’Andalusia). La decisione di abbandonare Podemos ha registrato una partecipazione del 79% dei militanti, con l’89% dei voti favorevoli, 3% dei contrari e 7,5% di astensioni. «Abbiamo deciso di aspettare fino ad oggi per renderlo pubblico: prestare attenzione alla pandemia COVID-19 che sta colpendo duramente il Paese e che colpisce fondamentalmente i settori più vulnerabili delle classi popolari è stata la nostra priorità».

«Come co-fondatori di questa organizzazione, è stata un’esperienza collettiva piena di interesse e sarà sempre parte della nostra storia, così come della storia di Podemos. In tutto il mondo sono noti gli obiettivi che ci hanno portato a partecipare alla fondazione di questa organizzazione. Era necessario formare un soggetto politico ampio e radicalmente democratico, fortemente legato alle lotte e ai movimenti sociali, capace di sfidare il potere economico, culturale e politico delle élite e di invertire gli effetti di un neoliberalismo aggressivo e incontrollato. Con la vocazione, naturalmente, di pensare e costruire un’alternativa politica globale al capitalismo ecocida e patriarcale.

Riteniamo che questi obiettivi siano ancora validi, ma che, ad oggi, Podemos abbia cessato di essere lo spazio in cui gli Anticapitalisti possono contribuire a questo. Abbiamo spesso espresso le nostre posizioni e le abbiamo contrastate fraternamente con le altre correnti della sinistra. Purtroppo, Podemos non è oggi l’organizzazione che all’inizio aspiravamo a costruire: il modello organizzativo e il regime interno basato sull’accentramento dei poteri e delle decisioni in un piccolo gruppo di persone legate alle cariche pubbliche e al segretario generale lascia poco spazio al lavoro collettivo pluralista. Certo, è un modello che non si è dimostrato affatto efficace per avanzare in campo sociale: l’organizzazione militante e la forza dal basso che Podemos aveva a suo tempo è stata diluita, disorganizzata ed evaporata con questo modello, senza che questo si sia tradotto, come pretendono di giustificare, in un miglioramento dei risultati elettorali.

D’altra parte, Podemos è nato come movimento politico contro le norme economiche e politiche del sistema. E’ ovvio che la strategia è cambiata. Per Podemos, il “possibile” è stato progressivamente ridotto nel corso degli anni: a nostro avviso, il compito rimane quello di rendere possibile il necessario. Il culmine di questa deriva è la strategia di co-governo con il PSOE. Ancora una volta, un progetto di sinistra è subordinato a breve termine alla logica del male minore, accettando di rinunciare alla sua politica in cambio di una scarsa o nulla influenza decisiva sul consiglio dei ministri. Nonostante la propaganda del governo, le politiche della coalizione non rompono con il quadro economico convenzionale, non scommettono sulla ridistribuzione della ricchezza, sul rafforzamento radicale della sfera pubblica e sulla disobbedienza alle istituzioni neoliberali. Naturalmente, sosterremo tutti i miglioramenti ottenuti in questo quadro e combatteremo insieme contro l’estrema destra. Ma in un contesto di profonda crisi sistemica, crediamo che una scommessa per avanzare nella democrazia e nella giustizia sociale passi necessariamente attraverso la costruzione di una forza sociale, di politiche ambiziose e la preparazione di un conflitto contro le élite.

I prossimi mesi e anni saranno teatro di grandi scontri tra le classi. La crisi attuale non è temporanea: è una crisi sistemica, economica, ecologica e assistenziale. Esso coinvolgerà importanti riallineamenti politici, culturali e sociali. Nulla di ciò che crediamo oggi è certo che rimarrà uguale. Il nostro impegno a costruire un movimento anticapitalista aperto a tutti i tipi di lotte e di esperienze ci permette di guardare al futuro in modo aperto e non c’è dubbio che ci troveremo in molte lotte comuni con la gente di Podemos.

Non appena la situazione sociale e sanitaria ce lo permetterà, terremo una conferenza politica di Anticapitalistas, per discutere in modo approfondito le nostre proposte per la nuova tappa».

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