Oggi l’assemblea telematica di Gemini, un network di web radio indipendenti. Intanto le radio mainstream fanno i conti con il crollo del drive time
Prendiamo la radio. Editori e addetti ai lavori si stanno scervellando per capire in che modo l’esperienza sociale del lockdown abbia interferito con gli equilibri di un mercato composto da 45 milioni di ascoltatori al giorno, il 70% dei quali in automobile, che assorbe solo il 5% del totale della pubblicità per via di quell’anomalia italiana che ha visto la tv berlusconiana fare l’asso pigliatutto, pluralismo compreso. E’ difficile calcolare gli ascolti reali, l’indagine più importante usa un metodo basato sul ricordo del marchio e del nome da parte degli intervistati e questo spiega l’invasività e le dimensioni dei microfoni delle radio nelle resse davanti ai politici. Aneddoto dei primi anni ‘90: una famosa radio politica romana di movimento (poi scippata da una cordata legata a Ds-Pd e che ora ha venduto la frequenza a un marchio commerciale che trasmette solo vecchi successi) figurava nelle statistiche di quel tipo anche negli anni in cui era spenta. Fine dell’aneddoto.
Comunque, anche se le indagini sono di quel tipo ed esiste una riservatezza di altri dati che nessuno rivela volentieri, è sicuro che il lockdown, facendo crollare il cosiddetto drive-time, 65% di auto in meno durante la settimana e 95% nei weekend, ha fatto scricchiolare rendite di posizione storiche basate su ascolti consolidati in FM. Al contrario la curiosità per la radio, da casa, è straripata dalla modulazione di frequenza al web, dal digitale tv a quello audio, dallo streaming in app o su You Tube fino al podcasting, rivelando anche una certa arretratezza nella relazione tra emittenti e rispettivi siti web (spesso non hanno nemmeno un player ben visibile) e punte di eccellenza e sperimentazione casalinga (dai radar di Popoff – che ha rubato il nome a un programma radio degli anni 70 – ci piace segnalare ad esempio Radio Sonar di Roma, i genovesi di Radiogramma che vanno anche in onde medie e Cura Radio di Trento).
Qualcuno ha osservato che le radio “native digitali”, grazie alla fase inedita di emergenza per la prima volta se la sono vista ad armi quasi pari con loghi e prodotti storici. Insomma nelle sue numerose vite la radio era rinata grazie alla sua capacità di miniaturizzarsi e viaggiare in macchina. E ora? Stando ai dati della ricerca curata dall’istituto GfK “L’ascolto della Radio ai tempi del Covid-19”, commissionata da Ter-Tavolo Editori Radio, l’audience persa è solo del 17%, compensata dall’aumento del tempo medio di ascolto cresciuto dell’11%. Per gli editori è una notizia piuttosto buona nel disastro generale del mercato pubblicitario.
Prima del lockdown il 54% degli ascoltatori usava l’autoradio; il 39,1% gli apparecchi radio; il 25% gli smartphone; il 19% la Tv; il 10,6% i Pc. Dopo: il 28,1% degli ascoltatori lo ha fatto tramite autoradio; il 43,3% attraverso apparecchi radio; il 27,6% con smartphone; il 26,4% con Tv; il 12,5% con Pc.
Così quasi tutti i network radiofonici, le superstation e le principali radio regionali stanno rivedendo i propri palinsesti, spostando l’inizio delle trasmissioni dalle 6,50 alle 7,45 e tarando le nuove fasce di ascolto più rilevanti mutate rispetto alla lunghissima epoca del drive time che, prima o poi, tornerà a fare la parte del leone. E’ di due giorni fa l’annuncio di una sorta di “pacificazione” del sistema radiofonico italiano con il lancio dell’aggregatore di RadioPlayer Italia, «per il bene della radio», è stato detto dai comunicati stampa e dai testimonial, in realtà per riconquistare pubblicità e un ruolo centrale nella produzione musicale ora che le major discografiche sono praticamente ferme”. Perché in fin dei conti questo tipo di radio è quasi tutto intrattenimento leggero, informazione di servizio, mainstream. Tutto quel rumore di fondo che produce e confeziona il senso comune e i consigli per gli acquisti.
Prendiamoci la radio. Anche il mondo delle radio di movimento non è uscito indenne dalle dinamiche di crisi e innovazione degli ultimi vent’anni. Alcune radio storiche hanno dovuto traslocare dalla modulazione di frequenza al web dove però esperienze di radiofonia riescono nel gioco di prestigio della contaminazione dei linguaggi, della non omologazione, della costruzione di senso e antagonismo. Nella più classica tradizione dei movimenti, queste radio sanno fare a meno di sponsor e pubblicità e puntano “solo” alla controinformazione e alla libera circolazione dell’arte e della cultura.
Proprio oggi, sabato 16 maggio, alle 17 si terrà un’assemblea telematica con tutte le radio interessate al progetto Gemini.
«Si tratta di un progetto di networking che coinvolge diverse radio indipendenti e si innesta in una temporalità duplice – spiega a Popoff uno dei promotori, Gabriele di RadioSonar.net, emittente nata nel 2003 in una occupazione nel quartiere di S.Giovanni – da un lato è il frutto di un percorso iniziato circa un anno fa, che ha coinvolto diverse radio che si sono interrogate su come affrontare insieme il processo di continua e radicale trasformazione della comunicazione digitale. Dall’altro, ha avuto un’accelerazione dovuta all’emergenza contingente legata alla diffuzione della pandemia di Covid-19, che se da un lato sta isolando fisicamente le persone, dall’altro sta generando una pluralità di pratiche che, attraverso l’uso collettivo delle nuove tecnologie digitali, sta aprendo un canale alternativo di narrazione, fruizione di contenuti, interazione e organizzazione».
In questo contesto le web radio stanno rompendo l’isolamento delle varie piattaforme e delle progettualità “singole“ alla ricerca di una fase in cui il networking e la cooperazione guardino oltre il tempo dell’emergenza e oltre la dimensione della necessità.
Ancora Gabriele: «Sono anni che la sfera digitale, oltre che ad essere un terreno di accumulazione e di biopotere, rappresenta anche uno spazio di lotta e un campo d’azione ancora tutto da esplorare. L’attuale fase ci sta aprendo, anche in questo, scenari inediti. Narrare, contro-narrare, produrre contenuti transmediali indipendenti, informa, resistere: tutto questo possiamo farlo insieme in maniera più potente e articolata. Allo stesso tempo, cooperare significa anche instaurare un piano di elaborazione che sia in grado di indebolire il potere contrattuale dei grandi oligopoli (vedi SIAE) che agiscono sulla proprietà intellettuale, impedendone di fatto la libera circolazione e fruizione».
Il progetto è dedicato alla memoria di Corrado Gemini, studioso e attivista milanese scomparso l’anno scorso, al momento unisce realtà di vario tipo e provenienza geografica, è stato stimolato da un dibattito sviluppato da Radio Sherwood (Padova), Radio Sonar (Roma), Lautoradio (Perugia), Radio Roarr (Pisa), Radio Ciroma, Radio Città Aperta e Radio No Borders (Milano). «Un intreccio di storie e biografie che vuole essere aperto e in divenire. Vogliamo aprire una piattaforma web su cui inserire i materiali delle varie webradio – dirette, podcast, video – e costruire anche contenuti condivisi, con una redazione comune in costante contatto».