L’ossessione del riequilibrio finanziario ha smantellato il servizio sanitario pubblico e i risultati li stiamo vedendo (Marco Bersani)
Una delle maggiori evidenze emerse durante la fase critica dell’epidemia da Covid-19 è stata il collasso del sistema sanitario in tutte le regioni maggiormente colpite, con l'(ex) eccellenza lombarda ritrovatasi con il primato mondiale negativo in termini di malati e di morti.
Abbiamo drammaticamente sperimentato cosa hanno significato due decenni di progressiva trasformazione della salute da diritto a merce: drastici tagli alla spesa e al personale, ingresso ed espansione dei privati, torsione aziendalistica anche della gestione pubblica.
Ciò che è stata quotidiana esperienza di ogni lavoratore del servizio sanitario e di ogni cittadino alle prese con le proprie necessità di cura, è oggi certificato dall’ultimo “Rapporto sul coordinamento della Finanza pubblica”, recentemente redatto dalla Corte dei Conti.
Secondo l’analisi “il successo registrato in questi anni nel riassorbimento di squilibri nell’utilizzo delle risorse non ha sempre impedito il manifestarsi di criticità che oggi è necessario superare: si tratta delle differenze inaccettabili nella qualità dei servizi offerti nelle diverse aree del Paese; delle carenze di personale dovute ai vincoli posti nella fase di risanamento, dei limiti nella programmazione delle risorse professionali necessarie ma, anche, di una fuga progressiva dal sistema pubblico; delle insufficienze della assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità; del lento procedere degli investimenti sacrificati a fronte delle necessità correnti”.
Linguaggio felpato per dire una verità ineluttabile: l’ossessione del riequilibrio finanziario, dettato dai vincoli di Maastricht e dal pareggio di bilancio, ha di fatto smantellato il servizio sanitario pubblico e i risultati sono quelli che tutti abbiamo visto e sperimentato.
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