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Black lives matter, arriva la vendetta della polizia italiana

Black lives matter, la digos di Milano annuncia multe in arrivo per i manifestanti antirazzisti sdegnati per l’omicidio di George Floyd

La Digos procederà a sanzionare amministrativamente – la multa parte da 400 euro – le persone che, sabato scorso nella piazza della Stazione Centrale di Milano, hanno preso parte senza rispettare le regole del distanziamento e della mascherina alla manifestazione di solidarietà alla comunità afro-americana per l’omicidio di George Floyd a Minneapolis. Si partirà dagli organizzatori e dai partecipanti già riconosciuti dagli agenti sul posto e si visioneranno le telecamere. Si valuterà però se il comportamento relativo al distanziamento è stato voluto o meno, mentre chi era senza mascherina non può essere giustificato. L’iniziale presidio si è poi trasformato in un improvvisato corteo per il quale la normativa prevede altrettante sanzioni. Quindi chi vi ha preso parte sarà multato. Chi invece ha imbrattato muri e dato calci alle auto – fra cui anche una macchina della polizia locale – sarà perseguito penalmente. Anche in piazza Barberini, alla piccola manifestazione vicino all’ambasciata Usa di venerdì scorso, il lavoro di fotosegnalamento da parte di agenti della Digos è stato certosino. Un gesto di vicinanza e solidarietà da parte della polizia italiana con i colleghi statunitensi sotto attacco dall’altra parte dell’oceano? Delle vicende di Minneapolis sono state evidenti immediatamente le analogie con le storie terrificanti che in Italia hanno visto la morte di Federico Aldrovandi, Michele Ferrulli o Riccardo Magherini o, ancora, Arafet ad Empoli, per il quale deve ancora iniziare un processo. Similitudini impressionanti anche per quanto riguarda i tentativi di insabbiamento o di edulcorazione delle autopsie. Quello che in questo paese è totalmente assente è un settore di polizia critico o autocritico come invece sembra accadere negli Usa (dove la violenza in divisa resta in paurosa ascesa), un monolitismo che segnala una subcultura egemone, all’interno degli apparati statali, militari e di ordine pubblico, pronta a coprire gli abusi con lo storytelling delle mele marce e a condizionare un ceto politico bipartizan che ha fatto le sue fortune inventando una inesistente emergenza sicurezza e sbandierando un concetto di legalità totalmente astratto e indifferente a quello di giustizia sociale. 

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